Nuova Izalco Max, la velocità secondo Focus

25.10.2023
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MUNSTER (Francia) – Ci troviamo in Alsazia nel Sud della Francia, dove ogni anno il Tour de France rende omaggio a questi luoghi iconici per le due ruote. Qui Focus ha deciso di presentare in anteprima la nuova top di gamma che ha un solo obiettivo, la velocità. Si chiama Izalco Max ed è un nuovo capitolo della serie omonima che ha già convinto nel mercato recente. 

La casa tedesca toglie il velo dalla sua ultima creazione, una bici aerodinamica che abbraccia rigidità e peso senza compromessi. Linee pulite e pratiche, che vanno dritto al sodo con un design elegante e attuale che strizza l’occhio al comfort. L’abbiamo provata in terra transalpina in esclusiva, scopriamola…

Pura velocità

Gli ingegneri di Focus per la realizzazione di questa Izalco Max non sono partiti da un foglio bianco. Nonostante ciò, la linea guida che ha contrassegnato passo dopo passo il progetto della nuova top di gamma è stata la velocità. Detto questo, c’è da fare una premessa, che il brand tedesco ha sottolineato più volte: una bici non è veloce in sé, ma deve essere il mezzo che permette al ciclista di esprimere la sua velocità senza compromessi. 

Dopo un lungo periodo di sviluppo, questa Izalco Max rappresenta per Focus la bici da strada più veloce di sempre.  E’ stata ottimizzata l’aerodinamica, migliorata la rigidità, resa più intuitiva la manovrabilità e non è stato aumentato il peso. Il risultato lo abbiamo constatato sulle colline francesi, spingendola alle alte velocità in discesa e apprezzandone la rigidità sulle salite più ripide. Una chiave di queste sensazioni è stata sicuramente il posizionamento del movimento centrale più in alto, in combinazione con l’angolo del tubo sterzo più ripido, che si è tradotto in una manovrabilità più agile e una migliore accelerazione. 

Più aerodinamica 

Durante la presentazione che ha avuto luogo a Munster, gli ingegneri di Focus hanno mostrato gli assi di miglioramento e i vantaggi pratici di questa riprogettazione della Izalco Max. Nei dettagli il lavoro ha portato a raggiungere un livello più alto di prestazioni aerodinamiche. Il risultato sono forme NACA raffinate con un miglioramento aerodinamico di 4,7 watt rispetto al modello predecedente

Rispetto a un tubo tondo, la forma del tubo a profilo alare NACA (Comitato consultivo nazionale per l’aeronautica) riduce infatti drasticamente la resistenza. Questa nuova forma scelta e troncata combina vantaggi aerodinamici con elevata rigidità del tubo e peso ridotto. La galleria del vento ha confermato le aspettative. In numeri si ha un risparmio di 6,6 watt a 45 km/h, traducibili in un minuto e 47 secondi di vantaggio su una distanza di 45 chilometri rispetto al modello precedente, in condizioni identiche. Sotto la sezione “aero gain” c’è l’esempio della borraccia sul tubo obliquo che, quasi completamente protetta dal vento, imprime un effetto minimo di soli 0,3 watt. 

Divertente e adattiva

Il carattere di questa Izalco Max è sicuramente riassumibile nella sua ottima versatilità e nel suo animo giocoso. La geometria va proprio in questa direzione seguendo questo approccio. Il segreto lo abbiamo individuato nell’equilibrio tra rigidità e comfort. Caratteristiche che si sono fatte scoprire laddove la velocità incontrava tratti più tecnici, dove la fiducia nel proprio mezzo faceva sì che la percezione della velocità venisse abbassata. Il tubo sella accorciato e la rigidità laterale della forcella sono due attori principali in questo senso.

Per una vestibilità su misura, la Izalco Max è proposta in sette misure da XXS a XXL. L’attacco manubrio segue questa filosofia e si può scegliere in sei lunghezze da 70 a 120 mm. Si può infatti passare facilmente a una versione più corta o più lunga dello stem per regolare il fitting, nonché aggiungere e rimuovere i distanziatori dell’attacco manubrio. Il tutto accompagnato da un cockpit pulito, con passaggio cavi interno, in grado di fornire anch’esso vantaggi aerodinamici importanti.

Le serie

Prima ancora di salire in sella, tra una domanda e l’altra rivolta agli ingegneri, ci siamo accorti del peso contenuto di questa Izalco Max. L’ago della bilancia per quanto riguarda il telaio si ferma a 865 grammi per la serie 9 e 1.050 per la serie 8. I pesi invece che seguono gli allestimenti vanno dai 7,20 chili della 9.9 agli 8,15 chili per la 9.7, oppure gli 8,20 chili per la 8.9 e i 9 chili per la 8.7. Per quanto riguarda la forcella, il peso è di 400 grammi. 

Abbiamo parlato di serie, ma che cosa le distingue? Si differenziano per telai diversi in termini di struttura in fibra di carbonio e, come detto, di peso. Entrambe le serie condividono la stessa geometria, manovrabilità senza sforzo, cockpit pulito e aerodinamico, dimensioni, opzioni di lunghezza dello stem e impressionano anche per la rigidità allo stesso livello. 

I prezzi con Shimano 105 partono dai 2.999 euro della 8.7. Segue la 8.8 a 3.999 euro per chiudere con la 8.9 a 4.799 euro. Per quanto riguarda invece la 9.7 con Sram Rival eTap AXS si parte dai 6.199 euro, mentre la 9.8 con Shimano Ultegra Di2 è venduta a 6.799 euro. Infine la 9.9 con Shimano Dura Ace si può acquistare a 8.999 euro. 

Focus

Caschi, quando l’aerodinamica è sinonimo di ventilazione

28.06.2022
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Le giornate da canicola fanno tornare alla ribalta il problema del calore e delle reali capacità di ventilazione dei caschi. Ci sono corridori che durante la stagione più calda abbandonano i caschi maggiormente calottati e chiusi. Ci sono atleti che il casco aero non lo tolgono neppure sotto il sole cocente e nel corso delle lunghe scalate.

Cerchiamo di approfondire l’argomento e di capire se un casco aerodinamico può fornire anche una ventilazione ottimale in condizioni climatiche critiche.

Dopo il grande caldo i caschi vengono lavati e “stesi”
Dopo il grande caldo i caschi vengono lavati e “stesi”

L’efficienza dei caschi

Tra le considerazioni e punti di vista che abbiamo raccolto, il punto fermo è l’efficienza aerodinamica dei caschi, fattore che influisce in maniera esponenziale anche sulla ventilazione. Un casco non deve solo essere bello da vedere e da indossare, ma deve fornire delle performances ottimali contro un avversario che si presenta ostico: il vento. Abbiamo posto quattro quesiti a Piero Bionda di Limar, Ulysse Daessle di Met e Stefano Montroni di Abus.

Quanto influisce un casco sulla temperatura che si genera nella zona della testa? E’ possibile agire sui componenti per limitare l’accumulo di calore? Meglio un casco aero-concept, oppure uno tradizionale? E’ possibile far collimare l’aerodinamica con una ventilazione eccellente?

Piero Bionda, Limar

«La differenza viene fatta dalle prese d’aria e da come le feritoie vengono ottimizzate ed integrate nel design dei caschi. La ricerca aerodinamica legata allo sviluppo dei caschi, ha permesso di rendere più efficienti i prodotti e al tempo stesso è possibile combinare un design aerodinamico con una buona ventilazione. A prescindere, i punti chiave sono lo sviluppo interno della calotta e le prese d’aria.

«Durante gli studi sugli effetti della temperatura che si genera nella zona della testa, molti problemi emergono con il freddo. Se il casco ha dei requisiti soddisfacenti, si parla sempre di ventilazione ottimale. I problemi di crescita eccessiva della temperatura non si presentano, neppure se l’atleta è fermo».

Ulysse Daessle, MET

«Il casco è un elemento chiave nella gestione della temperatura. Un casco che gestisce male il flusso d’aria, nonostante le aperture, sarà più caldo e scomodo all’uso. I caschi più efficienti e performanti riescono a canalizzare l’aria per abbassare la temperatura della testa, in qualsiasi circostanza.

«In MET usiamo un metodo di sviluppo particolare. Dopo i primi sketches, passiamo al computer per creare il casco in 3D. Questo step ci permette di lavorare su un design curato e molto vicino al prodotto finito, di fare la simulazione della ventilazione, del peso e dell’aerodinamica. Non in ultimo il comportamento in caso di impatto. Possiamo davvero calibrare le varie parti del casco.

«Lavoriamo e studiamo la ventilazione, alle basse e alte velocità. All’occorrenza modifichiamo il design ed i componenti. Un esempio è la disposizione delle canalizzazioni interne, una delle sezioni che richiede una tempistica dilatata per uno sviluppo adeguato.

«Rispondendo alla domanda successiva, possiamo affermare che dipende da cosa s’intende per casco tradizionale. I nostri caschi dedicati alla gamma road hanno una canalizzazione interna dell’aria, ma anche la feritoia NACA che genera un effetto Venturi. Quest’ultima aiuta a spingere l’aria calda fuori dal casco. Quindi non sono cosi “tradizionali” e fanno collimare la ricerca aerodinamica alla ventilazione.

«Uno sviluppo massimizzato delle forme ci ha portato ad avere un casco, quello utilizzato da Pogacar, con solo il 30% del cranio a contatto con il casco e il restante 70% che risulta ventilato in maniera costante. Le ore spese sui moduli 3D ci hanno permesso di inclinare a 25° i deflettori, capaci di offrire la massima ventilazione anche in salita e performance aerodinamiche invidiabili e adottano delle soluzioni NACA.

«Quindi sì, è possibile far collimare l’aerodinamica di un casco con una ventilazione eccellente e talvolta le due cose vanno a braccetto, senza confondere le forme chiuse dei casco da crono, una categoria dove si ricercano le prestazioni assolute dell’aerodinamica».

La simulazione di Abus che esamina i punti più caldi della testa
La simulazione di Abus che esamina i punti più caldi della testa

Stefano Montroni, Abus

«Dopo la bicicletta, il casco è un altro punto fermo dove inizia la ricerca dell’aerodinamica migliore. Questo ci dice che l’aerodinamica è legata in maniera indissolubile allo sviluppo dei caschi moderni. Inoltre la testa ed il casco sono il punto più lontano da terra, fattore che incide in maniera esponenziale sul CX complessivo del corridore. L’aerodinamica è utile per trovare delle soluzioni ottimali di ventilazione, spingendosi verso la migliore ratio tra efficienza aerodinamica e ventilazione.

«I flussi d’aria che entrano nel casco vengono studiati in modo che non incidano in modo negativo. La migliore ventilazione possibile, in relazione al design del prodotto, è un fattore che occupa le prime posizioni nella scala delle priorità. Se da un lato i caschi proteggono dall’esposizione diretta dei raggi solari, dall’altro il surriscaldamento è un aspetto da considerare.

«Le elevate temperature che si generano portano a nausea, emicrania e alterazioni della frequenza cardiaca, tutti fattori che influiscono negativamente su performance e salute. Un casco che permette di ventilare costantemente e dissipare il calore, offre dei vantaggi non secondari e gli studi dell’aerodinamica ci vengono in aiuto anche sotto questo punto.

«Grazie ai risultati della galleria del vento, oggi è possibile modificare la geometria interna della calotta. In conclusione si può dire che i caschi aero-concept hanno delle enormi potenzialità. Quelli che categorizziamo come caschi tradizionali, nella maggior parte dei casi, sono studiati per esasperare il fattore dell’aerodinamica sui ciclisti professionisti, che hanno una biomeccanica impeccabile e sono in grado di non cambiare la loro posizione per ore.

«I caschi aero e quelli ibridati consentono di mantenere un buon comfort, una commisurata aerazione e un buon compromesso aerodinamico, indipendentemente che la messa in sella sia perfetta o meno. E’ un esempio il nostro sistema Multi Position Design Sistem sviluppato dagli ingengeri Abus con l’ausilio del wind tunnel. Questa soluzione fa variare il rapporto aerodinamica/ventilazione, in base alla posizione della testa».