«Le vittorie si fanno in allenamento – dice Provini in un lungo sfogo – alle corse si va per ritirare i premi. Alla base del corridore c’è la fatica, ma chi te la propone è antipatico. Tu mi sai dire perché una volta quelli che vincevano le corse erano quelli che facevano gli scatti in salita, le volate al cartello e tornavano a casa stanchi? Oggi si allenano evitando i fuorigiri, sempre con l’occhio al misuratore. Quello è utile per farti notare che in una corsa ci sono 200 variazioni di ritmo. Ma se poi ti alleni sempre a 30 all’ora, come fai ad esser pronto per quegli sforzi in corsa?».
Quanto cambia per un tecnico lavorare insieme con uomini e donne?
Matteo Provini, i capelli ricci e i soliti metodi diretti, è il direttore sportivo della squadre che nel 2021 si chiamerà Petroli Firenze-Hopplà e che nel 2020 si è chiamata Team Casillo. Il grandissimo mulino abruzzese alla fine ha deciso di uscire. Per un po’ si è detto che sarebbe passato con Savio, ma Savio alla fine ha rifirmato con Androni. Così Casillo ha puntato sulla pubblicità televisiva e ha girato uno spot con Luca Argentero come protagonista. Ma di questo al mondo del ciclismo importa forse poco.
La novità in casa Provini non è solo il cambio di nome. Nel 2021, come forse anche la Biesse-Arvedi, anche loro smetteranno di essere continental e questa è una delle conseguenze dell’anno del Covid e dell’inevitabile taglio dei budget. In ogni caso il team sarà seguito ancora da Centro Mapei e correrà su bici Colnago.
Vacanze finite?
Per i ragazzi, quasi. Ritorneranno ad allenarsi dal 21 novembre. Per ora uscire su strada è possibile, speriamo che resti così per tutto l’inverno. Domani a Bologna si corre una gara nazionale di ciclocross, per cui anche se siamo regione arancione lo sport tiene duro.
Squadra tutta nuova, par di capire…
Una vera rivoluzione. Non faremo più solo gli under 23, ma anche gli elite, perché i risultati si fanno anche con loro e perché in questo ciclismo virtuale si fanno passare i corridori più giovani e spesso immaturi, lasciandone smettere alcuni che invece sono fortissimi. Quindi avremo 5 under 23, 6 elite e 2 primi anni. Uno è Tedeschi del Team Casano e l’altro è un ragazzo di Napoli che da junior ha vinto una corsa.
Bene, sembrava che Tedeschi faticasse a trovare…
Ben contento che sia con noi. Preferisco prendere un primo anno inesperto, magari non tiratissimo e che non ha vinto tanto, perché vuol dire che ha dei margini.
Quali sono i nomi da sottolineare.
Abbiamo preso i fratelli Ferri dalla Zalf. Gregorio è un gran corridore e stava per smettere. L’altro giorno Reverberi mi diceva che non ci sono buoni corridori, gli ho risposto che sono loro a non cercarli. Qui sono passati Mosca, Vlasov, Moschetti, Mareczko, Ganna e Pacioni (i due sono insieme nella foto di apertura. Non vincevano tante corse perché pensavano a costruirsi. Perché nessuno viene a vedere se ne abbiamo altri? Avevamo anche Jalel Duranti, che ha vinto i Giochi del Mediterraneo. Un corridore vero, che però adesso fa l’operaio.
Quante volte di recente hai parlato con un team manager? Non sono i procuratori ormai a decidere tutto?
E infatti io sto sulle scatole a tutti, ho litigato con quasi tutti i procuratori, ma resta che il mondo dei pro’ ha delle logiche che non capisco.
Chi altri avete preso?
Tommaso Fiaschi, pure dalla Zalf. Poi Rigatti e Baldaccini dalla Colpack: un bel corridore, che però non è ancora passato. Nencini dalla Mastromarco. E poi abbiamo confermato Murgano.
Quale dei tuoi ex ti sta dando le soddisfazioni maggiori?
Mosca forse è il numero uno. Anche Vlasov, che prima del Giro era a casa mia. E ho anche ricominciato a lavorare con Mareczko che infatti si è rivinto tre corsette dopo un anno di buio. E vedrai che riprendo a lavorare con me anche Scaroni.
Come li allena Provini?
Come una volta, facendo più fatica in allenamento per essere pronti a farla in corsa. Ho parlato con Citracca e gli ho detto che secondo me si vince meno perché sono schiavi delle tabelle. Io vengo dall’agricoltura e possono cambiare le tecnologie, ma non i principi. I preparatori che tolgono la fatica dall’allenamento sono il vero problema. E lo ripeto, perché i vecchi proverbi portano saggezza: le vittorie si fanno in allenamento, alle corse si va per ritirare i premi.