Nencini, nuovo contratto dopo un anno difficile

16.12.2023
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Solitamente quando si annuncia un nuovo contratto, sia pure per una continental che è pur sempre la porta di accesso al ciclismo più grande, l’elemento distintivo nel racconto è il sorriso. Ma non è il caso di Tommaso Nencini. Certamente non per colpa della Zalf, anzi, l’approdo del toscano è un passo importante per la sua carriera. Tuttavia avrebbe voluto arrivarci in maniera molto diversa.

Per sua stessa ammissione, il 2023 non è stato un anno fortunato. Quella che doveva essere la stagione della consacrazione è diventata l’anno delle occasioni sfumate, con piazzamenti che hanno lasciato l’amaro in bocca, ma soprattutto lo zero nella casella delle vittorie. E questo lo ha molto amareggiato.

«Non è stato un anno positivo – racconta il nipote d’arte, suo nonno Gastone ha fatto la storia negli anni Sessanta – questo è certo. Dopo due annate buone, sia io che il mio team ci attendevamo il salto di qualità che non si è visto. Sono partito forte, nei primi due mesi sono arrivati molti buoni risultati come alla Firenze-Empoli e al GP Possenta, poi si è inceppato qualcosa».

Prima gara e subito un 2° posto alla Firenze-Empoli, vinta l’anno prima (foto Italiaciclismo)
Prima gara e subito un 2° posto alla Firenze-Empoli, vinta l’anno prima (foto Italiaciclismo)
Ti sei fatto un’idea di che cosa è capitato?

Un insieme di cose. Fisicamente sono calato, ho cercato disperatamente di recuperare non mollando e questo è stato un errore. Vedevo che la vittoria non arrivava e più il tempo passava, più mi prendeva la frustrazione. Questo ha inficiato un po’ anche i rapporti con la squadra, così la situazione è andata peggiorando. Alla fine qualche segnale di ripresa c’è stato, l’ultimo podio è arrivato a fine settembre. Ma non può certo bastarmi…

Eppure è arrivato il contatto con la Zalf…

Provini conosce bene Faresin, hanno lavorato insieme. Si è reso conto che i rapporti con il team erano andati deteriorandosi per qualche incomprensione e che non c’era più spazio per un futuro insieme. Così è stato molto corretto con me e ha cercato di capire se potevo trovare spazio alla Zalf. Alla fine la cosa è maturata e ne sono stato molto contento.

Il 2022 aveva avuto ben altro sapore, con vittorie nel finale di stagione a Livraga (nella foto Rodella) e Pretola
Il 2022 aveva avuto ben altro sapore, con vittorie nel finale di stagione a Livraga (nella foto Rodella) e Pretola
Anche questo ha favorito la tua ripresa nel finale di stagione? In base alle tue parole s’intuisce come il problema sia stato soprattutto mentale…

Sì, vedere che mi cercava una squadra prestigiosa, con tanti corridori vincenti, mi ha ridato entusiasmo, la forza di mostrare qualcosa in più rispetto a prima anche se non ero al meglio. Non lo posso negare, quando ho visto che non andavo, la mancanza di successi dopo due anni di vittorie, mi sono buttato giù. Ne ho fatto un’ossessione. La testa incide molto, questa è una cosa che ho imparato.

Analizzando quel che è successo, dove pensi di aver sbagliato?

Nell’inseguire la vittoria a tutti i costi. Quando ho visto che la condizione iniziava a scendere, dovevo fermarmi, pensare a ritrovare la forma, invece ho tirato diritto con testardaggine. Per questo dico che il problema era diventato soprattutto mentale. Se avessi usato la testa e mi fossi fermato, sarebbe stato meglio, invece non facevo altro che pensare alle fughe riprese nel finale o ai piazzamenti che non erano vittorie.

Nencini, classe 2000, è un ragazzo dal grande potenziale. Quest’anno è entrato per 11 volte nella top 10
Nencini, classe 2000, è un ragazzo dal grande potenziale. Quest’anno è entrato per 11 volte nella top 10
Questa stagione ti ha comunque detto di più sul tuo conto?

Sicuramente sono un corridore abituato a partire forte, i primissimi mesi mi vedono spesso protagonista. Quindi è su quelle gare che devo puntare e poi capire quando arriva il momento di staccare la spina, prendere un periodo di riposo e ripartire verso la seconda parte di stagione. Devo imparare a gestirmi meglio.

Secondo te c’è stato un problema di preparazione e da questo punto di vista come ti regolerai con la Zalf?

Problemi da quel punto di vista non ce ne sono stati, io sono abituato a seguire quello che mi viene detto. Ora mi affiderò in toto ai preparatori del team, mi fido di loro. Se non arriveranno risultati vedremo di modificare quanto necessario per arrivare all’obiettivo. Io intanto già ho ripreso a lavorare da un mese abbondante e non nascondo che l’ho fatto con un entusiasmo nuovo per sfruttare appieno questa seconda possibilità.

Nencini ha avuto anche una convocazione in nazionale, per il Circuit des Ardennes (foto Instagram)
Nencini ha avuto anche una convocazione in nazionale, per il Circuit des Ardennes (foto Instagram)
Perché seconda?

Non posso negare che io speravo tanto in un contratto da professionista, ma con la stagione che ho avuto, ho visto quel sogno infrangersi. Anche quello mi ha buttato giù, poi è arrivato il contatto con la Zalf, una porta che si è riaperta. E’ chiaro che la speranza è sempre quella del contratto che ti cambia la vita da corridore, ma bisogna guadagnarselo e io farò di tutto per riuscirci.

Prendendo te, un team che cosa deve aspettarsi?

Non un campione, lo so, ma sicuramente uno che si prodiga per la squadra, che può lavorare per gli altri, ma che poi, al momento che serve, può anche tirar fuori la zampata. Non sono certo un fenomeno, ma ho qualche freccia al mio arco e comunque possono essere molto utile. Ora intanto lo capiranno alla Zalf e sapranno come utilizzarmi.

Gomez e l’assalto ai pro’: seconda chance con Provini

10.12.2022
6 min
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Nicolas Gomez risponde dall’altra parte dell’oceano, ora si trova in Colombia e sta preparando la stagione 2023. Non tutto, durante quest’anno, è andato come si sarebbe aspettato il giovane velocista sudamericano. Le vittorie nella prima parte di stagione non sono mancate, ma nella seconda metà del 2022 qualcosa non è andato secondo i piani. 

Gomez aspettava la chiamata dal mondo dei professionisti, ma per diverse situazioni il tutto è rimasto un sogno. Ora riparte dalla Hopplà Petroli-Firenze Don Camillo, inizierà la sua prima stagione da elite e sarà un punto di riferimento della squadra di Matteo Provini

Nicolas Gomez ha concluso la sua esperienza in Colpack dopo quattro stagioni
Nicolas Gomez ha concluso la sua esperienza in Colpack dopo quattro stagioni

Dall’altra parte del mondo

In Italia, quando componiamo il numero di telefono di Nicolas Gomez, sono le 9,30 del mattino. In Colombia, invece, sono le 4,30, ma Nicolas risponde comunque e inizia a parlare. Non si tiene dentro le emozioni e le sviscera tutte, d’altronde è sempre stato abituato così e da un punto di vista questo è un gran bene. 

«Ho ripreso ad allenarmi da qualche settimana – ci dice – sto facendo un po’ di palestra e qualche uscita in bici. Ieri sera (venerdì, ndr) ero a casa di un amico e siccome casa mia è lontana sono rimasto a dormire da lui. Così oggi mi sono svegliato presto, verso le quattro e sto tornando indietro, appena arrivo a casa vado diretto in palestra ad allenarmi. Sono qui in Colombia da circa un mese e rimarrò fino all’inizio di febbraio. Sono tornato per restare con la mia famiglia e passare le feste con loro. Allenarmi da queste parti è più bello perché è un’eterna primavera, non fa mai troppo freddo».

Al Tour de l’Avenir Gomez (terzo da destra) ha colto due piazzamenti nelle prime due tappe dedicate ai velocisti
Al Tour de l’Avenir Gomez (primo a destra) ha colto due piazzamenti nelle prime due tappe dedicate ai velocisti

Un 2022 a due facce

Avevamo sentito Gomez all’inizio della stagione, intorno ai primi di marzo, dopo che aveva conquistato due vittorie in due giorni. La prima parte di stagione è andata molto bene per il colombiano, a maggio, infatti, ha conquistato la maglia di campione panamericano under 23. Nella seconda parte del 2022 i successi non sono arrivati, tuttavia non sono mancati i piazzamenti, anche di prestigio. 

«I primi mesi sono andati bene, anzi benissimo – racconta Gomez – ero molto motivato e ho trovato delle vittorie importanti. Da giugno in poi gli obiettivi erano il Tour de l’Avenir (foto di apertura Tour de l’Avenir/Wa’sii) ed il mondiale, che sarebbero state due belle occasioni per mettersi in mostra e cercare di fare il passo nel mondo dei professionisti. Nella corsa a tappe francese la Colombia non è riuscita a supportarmi come ci saremmo aspettati, ma qualche bel piazzamento è comunque arrivato. Il secondo obiettivo era il mondiale, ma il percorso si è rivelato più duro del previsto e lontano dalle mie qualità. Quello, forse, rimane il rimpianto più grande».

Al Giro del Friuli, invece, ha centrato la seconda posizione alle spalle di Buratti nella tappa con arrivo a Udine
Al Giro del Friuli, invece, ha centrato la seconda posizione alle spalle di Buratti nella tappa con arrivo a Udine

Qualche porta chiusa

Già all’inizio della passata stagione Nicolas ci aveva raccontato che qualche squadra professional spagnola lo aveva contattato. Lui non era però sicuro di voler passare subito ed in più era convinto di potersi giocare ancora le proprie carte per aprire qualche porta di una squadra WorldTour.

«Ho parlato con Kern Pharma e Caja Rural – riprende – nel frattempo ho firmato con i Carera che hanno iniziato a cercare anche nelle squadre WorldTour. Quest’ultime, però, hanno deciso di prendere qualche scalatore in più e qualche ragazzo più giovane di me. Pensano di trovare il nuovo Bernal o i nuovi Pogacar ed Evenepoel, ma loro sono dei campioni, di corridori come loro ne nascono pochissimi. Una cosa che mi fa un po’ ridere ma che dall’altra parte mi “spaventa” è l’età. Per la società sono considerato un giovane, ho ancora 22 anni, ma per il ciclismo sembra che io sia quasi vecchio. Sono rimasto deluso anche da com’è andata, ho ottenuto quattro vittorie e il campionato panamericano, che equivale all’europeo, ma non sono riuscito a passare».

La prima parte di stagione è stata più prolifica con quattro successi tra marzo e maggio
La prima parte di stagione è stata più prolifica con quattro successi tra marzo e maggio

Una chance con Provini

Il passaggio di Nicolas Gomez alla Petroli Firenze Hopplà di Provini ci ha interessato. Da un lato per le cose appena raccontate dal ragazzo colombiano, e dall’altro per comprendere meglio come sia nato questo contatto. 

«Il 2023 sarà un’altra occasione, forse l’ultima – dice con un velo di tristezza Gomez – per passare professionista. Provini mi aveva chiamato mentre ero in contatto con i team WorldTour e gli ho dato la mia parola che se non fossi riuscito a passare sarei andato da lui. Successivamente mi aveva contattato anche la Zalf ma ormai mi ero impegnato. Mi piace come persona e mi trovo molto bene. E’ uno molto presente, ci segue quasi sempre in allenamento e ci chiede i video quando ci alleniamo in palestra, per vedere se sbagliamo qualcosa. In Colpack questo atteggiamento non c’era e un po’ ne ho risentito perché sono un ragazzo che ha bisogno di continui stimoli.

«Alla Colpack – continua – mi sono trovato bene ma eravamo fin troppi velocisti ed ho pensato più ai miei interessi. Mi è dispiaciuto andare via ma mi serviva un po’ di spazio in più per avere una maggiore continuità. Alla Petroli Firenze di velocisti di punta ci saremo io e Nencini che ci divideremo i compiti e le volate».

Nicolas è un ragazzo molto espansivo e con una grande voglia di scherzare (foto Tour de l’Avenir/AnoukFlesch)
Nicolas è un ragazzo molto espansivo e con una grande voglia di scherzare (foto Tour de l’Avenir/AnoukFlesch)

Poche gare a tappe

Il tema delle corse a tappe per far crescere i ragazzi è molto battuto in questo periodo. Far correre ai ragazzi tante gare di più giorni permette loro di crescere in maniera continuativa. Questo Gomez lo sa e infatti qualcosa da ridire sul calendario italiano ce l’ha. 

«In Italia ci sono tantissime gare di un giorno e davvero poche corse a tappe (recrimina il velocista colombiano, ndr). Se penso al mio anno da junior in Spagna mi viene da sorridere, ho fatto più corse a tappe in quella stagione che in questi quattro anni da under 23. Ho pensato di andare via dall’Italia ma in realtà il livello che si trova all’estero, in Spagna per esempio, è più basso. Il livello italiano è alto ma manca un’organizzazione che permetta ai ragazzi di crescere nel modo giusto. 

«Poi una cosa che non mi è andata giù riguarda Avenir e mondiale. Se si prende la classifica della corsa a tappe francese molti dei primi sono tutti di team WorldTour, così come al mondiale. Ne parlavo proprio in Australia con Quintana ed Higuita, che senso ha essere professionista tutto l’anno e poi correre alcune gare under 23. Secondo lo stesso ragionamento Evenepoel avrebbe potuto vincere nel giro di una settimana il mondiale under 23 e quello dei professionisti. Servirebbe un po’ più di tutela da parte dell’UCI: o sei professionista o sei under 23.».

Under 23, continental e gare regionali: i pro e i contro

28.11.2022
5 min
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Nella nostra intervista con Gianni Faresin, è emerso un particolare interessante riguardo un cambio di regolamento per le squadre continental. Dal 2023, infatti, alle gare regionali under 23 questi team potranno schierare solamente ragazzi del primo e secondo anno. Una scelta contestata dallo stesso Faresin e che ha sollevato in noi un po’ di curiosità. Abbiamo così condotto un’indagine coinvolgendo altri direttori sportivi: sia di continental che di team dilettantistici. 

Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani
Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani

I nuovi arrivati

Per questa categoria il ridimensionamento è relativo. Ci sono squadre come la Zalf che hanno rinunciato a molti elite, allo stesso tempo però altri team non considerano queste corse come un campo di interesse. L’esempio è il team Technipes-#inEmiliaRomagna che dal 2023 diventa continental.

«A mio avviso – esordisce il diesse Coppolillo – si dovrebbe lasciare la sola distinzione tra gare under 23 e elite/under 23. I partenti saranno sempre meno e di questo passo le gare regionali rischiano di sparire. In Italia abbiamo 45 squadre fra under 23 e continental, deve esserci spazio per tutti. Noi quest’anno queste gare non le faremo, avendo un solo ragazzo di primo anno. Andremo all’estero e faremo le gare nazionali ed internazionali, quelle più vicine alla nostra categoria».

La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività
La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività

Punti di vista differenti

Tra le squadre dilettantistiche i pareri sono differenti, la regola dovrebbe tutelare proprio loro, evitando che le squadre continental arrivino a fare incetta di vittorie e di piazzamenti. 

«Bisognerebbe unificare tutto – ci dice Provini della Petroli Firenze Hopplà – le cose sono cambiate. Non è una regola giusta, ma non si può nemmeno avere capra e cavoli. Con l’avvento delle development chi ha una continental rischia di non avere più spazio per fare le corse con i pro’. A questo punto a cosa serve avere una continental? Soprattutto se poi non abbiamo una WorldTour di riferimento?».

«E’ giusto così – a parlare è Damilano della Ciclistica Rostese – se una squadra ha i soldi per fare la continental è giusto che vada a fare un calendario diverso, di alto livello. Le corse regionali serviranno per i ragazzi che devono ancora crescere per imparare. I miei corridori li ho sempre spronati a fare di più e guardare più in là, a cosa serve venire alle gare regionali ed arrivare in sei nei primi dieci? Non è questo il modo nel quale i ragazzi imparano, devono confrontarsi con livelli superiori per crescere. Se vuoi far crescere corridori, fai gare importanti. Se il tuo obiettivo è far vincere la squadra allora fai le corse di paese».

Valoti e Scarselli

«A noi non cambia nulla – dice Valoti, sponda Colpack – avremo tanti ragazzi di primo e secondo anno e riusciremo a disputare le gare regionali. Il problema delle continental è che diventa difficile partecipare a gare di livello superiore, il budget aumenta e le richieste di partecipare alle corse internazionali non sempre viene accettata. Penso che continuando così il livello under 23 rischia di abbassarsi ulteriormente a causa anche dei pochi partenti che ci saranno alle gare regionali».

Il tema centrale sembra capire quale sia la collocazione giusta delle squadre continental e anche vedere se e come sopravviveranno le corse regionali dopo questa nuova regola. A Valoti risponde virtualmente Scarselli del team Maltinti

«Penso sia corretto – attacca subito – il calendario delle continental non ha senso, non ha una dimensione. Io avrei addirittura fatto una restrizione maggiore impedendo alle continental di partecipare alle corse regionali. E vi dirò di più, limiterei la loro partecipazione alle gare nazionali a cinque o sei continental per volta. Se vuoi fare una squadra di un livello superiore prendendo i corridori migliori, allora vai a fare gare di un livello superiore, lasciando a noi squadre minori lo spazio per fare la nostra attività. Poi di squadre dilettantistiche, escluse le continental, in Italia ne abbiamo quasi trenta, i corridori alle corse non mancheranno».

Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)
Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)

Le parole del “Tira”

L’ultimo parere che ci arriva è quello di Paolo Tiralongo, diesse del team Palazzago, piccolo paese alle porte di Bergamo, terra ricca di ciclismo.

«E’ una regola che mi pare quantomeno giusta – ci racconta al telefono – i primi e i secondi anni delle continental è giusto che abbiano la possibilità di fare le corse regionali. Soprattutto i ragazzi del primo anno, per loro il salto di categoria si sente, in più hanno anche la scuola. Dal terzo anno in poi, invece, se fai parte di una continental è giusto che tu vada a fare gare di livello superiore. Altrimenti perché dovrebbero esistere queste squadre?

«Le corse regionali non soffriranno di questa regola – continua – anche perché di solito vi partecipano tra i 120 ed i 130 corridori. E’ vero che ci sono sempre meno ragazzi, ma perché molte squadre chiudono. Questa manovra magari permetterà di salvarne qualcuna».

Hopplà, Provini punta sulla forza del gruppo

14.11.2022
5 min
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Se si guarda la classifica per rendimento per team, che tiene conto di vittorie piazzamenti, la Hopplà -Petroli Firenze – Don Camillo risulta al sesto posto. Su cinquanta e passa squadre presenti in Italia sarebbe già di per sé un buon risultato. Ma lo diventa ancora di più quando ad un’analisi più attenta emerge che la squadra guidata da Matteo Provini è la prima U23, cioè una “non continental”.

Matteo Provini con i suoi ragazzi. Per i gialloneri ben 31 podi quest’anno, di cui 10 vittorie
Matteo Provini con i suoi ragazzi. Per i gialloneri ben 31 podi quest’anno, di cui 10 vittorie
Matteo, partiamo da questo dato: prima squadra under 23… Che stagione è stata?

Abbastanza buona nel suo complesso, abbiamo raccolto dieci vittorie, anche se poteva andare anche un po’ meglio. L’abbiamo finita con cinque corridori.

Come mai?

Alcuni hanno avuto problemi fisici, alcuni sono caduti e altri non erano più competitivi. Per esserlo devi supportare determinati carichi di lavoro e di concentrazione per tutto l’anno e non tutti ci riescono. E per chi non ce la fa non ha senso continuare a trascinarsi. Penso ai primo anno provenienti dalla Campania, per loro tra la scuola e il fare avanti e indietro con la Toscana è stato dispendioso. E penso anche a Tommaso Nencini che è caduto in vista delle ultime gare, proprio mentre stava andando forte.

Siete la prima under 23, sesta fra tante continental: è motivo di orgoglio per te?

Di orgoglio, ma soprattutto è motivo di riflessione. In questo momento ci sono grosse differenze fra under 23 e continental. A volte c’è troppa differenza e non condivido il fatto che non possiamo fare alcune corse per i limiti di età. Io aprirei tutto a tutti.

Anche ad un corridore di 27 anni, per dire?

Sì, metterei un limite magari a 26 anni.

Così sarebbe un po’ come tornare al dilettantismo di una volta, con “prima e seconda fascia”…

Esatto e infatti era meglio. Tanto tra chi è competitivo e vincente le squadre dei pro’ andrebbero comunque a cercare i più giovani, ma si darebbe comunque la possibilità a tutti. E poi con questi vincoli attuali ci si chiude ancora di più. Sono limiti per il movimento. Alla fine siamo tutti sulla stessa barca.

Andiamo avanti, Matteo: per il 2023 come vi state attrezzando?

Visto che si rischia di perdere molti corridori strada facendo avremo 15, forse 16, atleti (lo scorso anno erano in 12, ndr). Non abbiamo il fenomeno, ma nel complesso è un buon gruppo di ragazzi che con un buon gioco di squadra possono fare bene e migliorarsi individualmente.

Cosa significa “con un buon gioco di squadra”?

Non abbiamo il miglior passista, il miglior velocista o scalatore, ma se si corre bene si può fare qualcosa. E’ l’unico modo per portare a fare bene chi sta meglio. Mentre se hai il fenomeno il gioco di squadra conta relativamente.

Il vostro corridore simbolo è Tommaso Nencini: passa professionista?

No, resta… con la speranza che sia l’ultimo anno! Tommaso è forte, le qualità le ha. Però deve essere più costante. E’ stato anche molto sfortunato. Nel finale di stagione stava andando forte ed è caduto. A metà stagione, la stessa cosa… Cadute che ogni volta lo hanno costretto a fermarsi per un po’ e a perdere ritmo e tempo.

Ci saranno anche dei primo anno? E su che basi li hai scelti?

Sì, due. Si tratta di Christian Piffer che è un buon scalatore, e Lorenzo Montanari, un passista veloce, ben adatto alle corse toscane. Il primo, altoatesino, viene dalla Pavoncelli Ausonia e il secondo dalla Sidermec-Vitali. Ho preso loro perché ho dei buoni rapporti con alcuni diesse tra gli juniores che sanno consigliarmi bene. Piffer per esempio era con Simone Bartoletti, mentre Montanari, romagnolo, me lo ha consigliato Luca Pacioni che collabora con noi.

Per il 2023 previsti ben 16 corridori
Per il 2023 previsti ben 16 corridori
Il calendario sarà quello tradizionale? Pensi anche a qualche gara all’estero?

Non prometto questo genere di corse, ma ci guardiamo… e se ci fosse la possibilità di andare all’estero perché no? Principalmente faremo il calendario italiano, con le gare nazionali e internazionali e con tutte le corse a tappe: dal Giro d’Italia U23, se lo fanno, al Valle d’Aosta. Anche perché poi con 15-16 atleti bisogna anche farli ruotare.

Prevedi di fare dei ritiri?

Sempre! Sono la nostra chiave di volta. A casa non ci sono la stessa applicazione e dedizione. Avrò i ragazzi dal 20 dicembre. Per adesso non è così necessario: devono fare fondo, pedalare tranquillamente e possono farlo anche da loro. Ma quando ci saranno da fare lavori più intensi e specifici voglio averli con me.

Cambierete qualcosa sul fronte dei materiali?

Passiamo a Guerciotti: ci sta dando fiducia, crede in noi. Ma perdiamo, purtroppo, Pissei per quel che concerne l’abbigliamento. Ma la perdiamo non perché i rapporti non siano più buoni, ma perché hanno altri impegni. Ma ci supporterà Marcello Bergamo. Vorrei invece fare un ringraziamento a Claudio Lastrucci di Hopplá, a Sandro Pelatti di Petroli Firenze e ad Andrea Benelli di Don Camillo, che tra l’altro si sta appassionando sempre di più. Sono davvero importanti perché senza di loro non si va avanti.

La scelta degli juniores. Inchiesta tra i diesse degli U23

25.06.2022
7 min
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Come scelgono i ragazzi di primo anno le squadre under 23? Al netto che i migliori juniores hanno la “strada spianata” e magari saltano direttamente fra i pro’, quali sono i criteri di scelta per gli altri ragazzi? Ne abbiamo parlato con alcuni direttori sportivi di squadre under 23 e continental, mettendo a confronto esigenze differenti.

Non bisogna però nascondersi dietro ad un dito: in questa scelta molto dipende dai procuratori e sostanzialmente dagli ordini d’arrivo. Perché, alla fine volenti o nolenti, si parte sempre da là. Ma resta in piedi il discorso tecnico. Vediamo come.

Per i ragazzi della Hopplà (continental) prima di entrare in squadra si passa dai test in Mapei Sport
Per i ragazzi della Hopplà (continental) prima di entrare in squadra si passa dai test in Mapei Sport

Basta plurivittoriosi

«Certo che guardiamo le classifiche – dice Matteo Provini, tecnico della Hopplà Petroli Firenze – ma guardiamo anche il modo di correre dei ragazzi. Qualche anno fa, per esempio, ho fatto l’errore di prendere un ragazzino che aveva accumulato molte vittorie, ma tutte nei circuiti, in volata. Poi nelle prime corse da under 23 si staccava sul primo cavalcavia. Da quel giorno non guardo solo chi vince, ma chi è nei primi dieci. Quando presi Ganna, non lo voleva nessuno, aveva fatto solo due piccole vittorie da juniores. Anche Konyshev non aveva vinto, ma vedevo che era sempre in fuga.

«Per me contano molto tre corse in particolare e sono: l’Internazionale di Solighetto, il Lunigiana e il Liberazione di Massa. Se si va a vedere, da qui sono sempre saltati fuori dei nomi importanti».

Ganna Chrono 2014
Un semisconosciuto Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores
Ganna Chrono 2014
Un semisconosciuto Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores

«Per il mio modo di fare – prosegue Provini – i plurivittoriosi con me non vanno sempre d’accordo. Hanno già l’impressione di essere dei campioni e non hanno voglia d’imparare.

«Quindi andiamo a contattare gli juniores di livello medio, dopodiché li sottoponiamo a dei test presso il centro Mapei. In base ai valori che danno questi test decidiamo se prenderli o no».

L’aspetto umano

Con Provini si cerca di capire se in qualche modo è valutabile anche l’aspetto umano.

«Qualche junior lo portiamo in ritiro con noi – sorride – e cerchiamo di capire chi sia la persona che stiamo ingaggiando. La prima è capire se hanno voglia di imparare e se ascoltano tutto quello che gli si dice.

«Il problema è che spesso – riflette – ci sono dietro di loro troppe persone, preparatore e famiglie, che li condizionano. Tante volte gli dici di fare una cosa, poi tornano a casa e fanno l’opposto. E così diventa difficile valutare per noi. Non si ha la piena padronanza dell’atleta. Per questo cerchiamo di scegliere chi ha piena fiducia nelle strutture della squadra».

Miodini della Beltrami-Tsa, squadra continental
Miodini della Beltrami-Tsa, squadra continental

Occhio ai punti

«Guardiamo anche le classifiche – spiega Roberto Miodini della Beltrami-Tsa – e le guardiamo perché se fai la continental i ragazzi devono avere dei punti. Senza punti ne possiamo prendere uno solo.

«Ma quando dico che guardiamo le classifiche, intendo che tengo l’occhio sui punteggi. Per forza di cose devo stare in quel range. Anche se sono consapevole che ci sono dei ragazzi che hanno pochi punti ma che sono, o possono essere, fortissimi. Magari non sono riusciti ad esprimersi perché ancora sono in fase di crescita, ma quelli io, ripeto, non li posso prendere. Se potessi, lo farei».

«Sulla nostra scelta – prosegue – incide molto anche la tipologia di calendario che andiamo a fare. Se facessimo anche tante corse che per la maggior parte sono piatte, come i circuiti per gli under 23, magari prenderei anche delle ruote veloci. Ma facendo un calendario continental che è più duro, che prevede corse a tappe, è più utile prendere un ragazzo che sappia fare fatica. E’ più utile un passista scalatore… A me piace chi fa fatica, anche se spesso accumula pochi punti perché lavora per altri. Ed è un paradosso. Quando invece per noi sarebbe il profilo migliore.

«In tal senso è importante avere una rete di fiducia con i direttori sportivi delle squadre juniores, ma anche amici, gente esperta… Perché basarsi solo sul giudizio del diesse di quell’atleta non è totalmente giusto: lui cerca di piazzare il suo corridore».

Turchetti, seduto al centro, con i suoi ragazzi della Delio Gallina
Turchetti, seduto al centro, con i suoi ragazzi della Delio Gallina

Le conoscenze contano

E il discorso delle conoscenze di Miodini e della valutazione umana che in qualche modo faceva Provini si ritrovano anche in Cesare Turchetti, della  Delio Gallina – Ecotek Lucchini Colosio.

«Nella scelta dei ragazzi – dice il diesse bresciano – molto incidono anche le conoscenze. Ci sono dei direttori sportivi in cui ho più fiducia e parlo con loro, ma mi rifaccio anche ai rapporti con amici competenti per capire il corridore e la persona.

«Qui, alla fine tutti vogliono andare alla Colpack-Ballan o alla Zalf Euromobil. Fai fatica a prendere uno junior bravo. E sì che poi noi gli diamo tutto. Nel mio metodo è previsto parecchio tempo in ritiro, quindi c’è anche un certo impegno. Ma se il ragazzo non vuole stare con noi o ci sta con la testa di chi dopo un anno vuole andare via, non va bene. Non è il massimo per chi vuol investire su di lui e cerca di farlo crescere».

Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi-Nibali
Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi-Nibali

Si va sul campo

«Prima di tutto – spiega Carlo Franceschi della Mastromarco Sensi Nibali – valuto il suo rendimento nell’arco della stagione. Non tanto le vittorie, ma la capacità di rendere da inizio a fine annata. Anche se vince poco, ma arriva sempre nei primi dieci, sai che ci devi lavorare, ma altrettanto sai che ci puoi fare affidamento.

«Spesso chi ha tante vittorie sono i ragazzi che vincono i circuiti, ma poi tra gli under servono le caratteristiche di fondo e resistenza».

«Il corridore piccolo ha più difficoltà è vero, però anche qui conta la qualità. Pozzovivo, per esempio, è sempre stato competitivo. Anche da allievo. Io poi, anche per cercare di individuare questi ragazzi che sono più indietro nella crescita, durante la stagione ho il compito di andare a vedere qualche gara juniores. E se il piccolino si fa vedere e magari ti arriva nei dieci è un’ottima cosa.

«Ma anche qui bisogna valutare: è piccolo perché i suoi geni sono così (e lo scopri conoscendo i genitori) o perché non è ancora cresciuto? Solitamente lo vedi in faccia un ragazzino di 17 anni se e quanto ha sviluppato. E lo vedi a prescindere dalla statura.

Anche Franceschi riprende in parte il discorso di Turchetti.

«Con i corridori di fuori regione si va a conoscere la famiglia. Il ragazzo magari vorrebbe venire, ma i genitori non sono d’accordo o non sono convinti di mandarlo a vivere nel ritiro. Così non va bene, non vai da nessuna parte: queste incertezze si riflettono sul ragazzo. La Mastromarco è una famiglia e tutti devono essere sereni di starci».

Coppolillo, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna
Coppolillo, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna

Particolarità #inEmiliaRomagna

«Valutare i ragazzi non è facile – dice Michele Coppolillo della #inEmiliaRomagna – non guardiamo solo il risultato, ma anche altre cose. Nel nostro caso poi è anche più semplice la scelta, in quanto abbiamo sposato la politica di portare avanti i ragazzi dell’Emilia Romagna. Ma è chiaro che guardiamo anche oltre. Che risultati hanno ottenuto, che tipo di attività hanno svolto, quante gare hanno fatto…».

«Ricordiamoci che tra gli juniores si è in una fase di crescita importante. E non tutti hanno sviluppato allo stesso modo. Abbiamo degli esempi in casa. Noi abbiamo preso corridori che da juniores non avevano mai vinto e poi da under 23 lo hanno fatto. Penso a Dapporto. La maturazione a quell’età è molto differente. E non si dovrebbe avere fretta.

«Lo scalatore, che solitamente è più piccolo, oggi fa fatica ad emergere. Fa più fatica in pianura. Le medie sono cambiate e magari arrivano sotto le salite già stanchi. Anche per questo collaboriamo con le società. Parliamo costantemente. Cerchiamo di avere un giudizio complessivo».

Coden, a sinistra, con i ragazzi della squadra Interregionale al Giro. Lui è il diesse della Campana Imballaggi
Coden con i ragazzi della squadra Interregionale al Giro. Lui è il diesse della Campana Imballaggi

Crescita in casa

«Noi – spiega Alessandro Coden della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino – siamo un team nato nel 2011 e abbiamo anche la squadra juniores. Non avendo grosse pressioni dagli sponsor, portiamo i ragazzi più avanti possibile, tanto che abbiamo creato la categoria under 23 da un paio di anni. Per noi quindi si tratta di un cammino. Anche se non manca un occhio rivolto ai ragazzi di altre squadre.

«Su cosa mi baso per prendere gli altri? Guardo il rendimento nella sua regolarità. I suoi piazzamenti. E lavoriamo per farlo crescere. Qualche corridore buono lo abbiamo avuto anche noi: Zambanini, che ora è alla Bahrain Victorious, e Colnaghi alla Bardiani Csf Faizanè. Ci abbiamo creduto e adesso cercheremo di fare crescere qualche altro ragazzo».

Provini cura il talento di Nencini e se lo tiene stretto in ritiro

01.04.2022
4 min
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Tommaso Nencini è forte. Ma il corridore della Hopplà Petroli Firenze Don Camillo in questi anni da under 23 ha forse raccolto meno rispetto al suo potenziale. Una volta il lockdown, una volta il Covid, c’è sempre stato qualche ostacolo.

In questa stagione è ripartito forte. Ha fatto delle belle corse e ho ottenuto la vittoria nella GP Fiera della Possenta (in apertura foto Scanferla), ma sarebbe meglio dire che ha dominato. Di Tommaso parliamo con Matteo Provini, direttore sportivo e team manager tra i più esperti dei dilettanti.

Matteo Provini (classe 1972) è il team manager della Hopplà – Petroli Firenze – Don Camillo
Matteo Provini (classe 1972) è il team manager della Hopplà – Petroli Firenze – Don Camillo
Matteo, è l’anno buon per Nencini. Finalmente esploderà?

Per scaramanzia non dico nulla! A gennaio ha preso il Covid, ma adesso sta bene. Di solito quando succede sempre qualcosa di negativo, una piccola parte è colpa anche dell’atleta. Ma Tommaso è un corridore vero, credetemi… Certo la sua genetica non mente.

Beh, è il nipote del grande Gastone…

E infatti suo nonno fumava prima e dopo le corse! I suoi geni da una parte lo aiutano, perché comunque è forte, dall’altra lo penalizzano. Ma come tutti i cavalli pazzi ha classe.

Cavallo pazzo: ne parli mai con Nencini?

Sì. E infatti è in ritiro nella “casina” a Fiorenzuola da un mese e mezzo. Abbiamo scelto questa località perché alla fine è a due passi da un po’ tutte le corse. In ritiro lo controllo bene: alimentazione, sonno, recupero, allenamenti. Fa la vita del corridore al 100%. In più abbiamo preso Gabriele Porta dalla Gallina Ecotek, un buon corridore che lo scorso anno fece 14° al Giro U23. Porta corse con lui da juniores in Toscana. Erano e sono molto affiatati. Gabriele è molto serio, preciso. Abbiamo così ricreato questo gemellaggio e sta dando dei buoni risultati per ora.

Non è facile con i ragazzi…

Qualche tempo fa, prima di una gara, abbiamo fatto un test e non era in condizione. Alla fine in gara è andato meglio dei compagni. Ha fatto 15°, nulla di che, ma certe cose le fai se hai qualcosa in più. Al contrario, prima della Possenta aveva fatto un test presso il Centro Mapei e stava benissimo. Il giorno dopo ha detto che non si sentiva bene. Per due giorni quasi non ha toccato la bici e poi ha vinto. E come: staccando tutti…

La Hoppla’-Petroli Firenze-Don Camillo di Provini quest’anno ha vinto anche con Luca Cretti
La Hoppla’-Petroli Firenze-Don Camillo di Provini quest’anno ha vinto anche con Luca Cretti
Ecco infatti di questo volevamo chiederti: Nencini è più di un velocista?

Sì. Come ho detto è un corridore vero. Va forte anche sul passo. Non dimentichiamo che fece parte del quartetto under 23 che fu bronzo. E questo gli consente di avere la sparata nel finale e di tenere i 60 all’ora. Ha il colpo del finissseur. E se ci crede tiene anche sulle salite brevi.

Se dovessi fare un paragone a chi lo assoceresti?

I paragoni non sono mai giustissimi, ma direi ad un corridore da classiche. Ad un Bettini. Alla fine anche la Firenze-Empoli (che ha vinto lo scorso anno, ndr) non è dura, ma la volata te la devi guadagnare.

Lo segui direttamente te in allenamento?

Io e il Centro Mapei, come con tutti gli altri ragazzi.

E avete cambiato qualcosa?

Direi di no. Io non credo che esistano le preparazioni miracolose. Tante strade portano a Roma e tutte possono essere giuste. Alla fine il ciclismo non è mai cambiato. Allenamento, riposo, una buona alimentazione, le corse. Puoi anche uscire, ma alle 22 rientri. I Gimondi, gli Adorni, facevano la vita da corridore al 110%. E oggi serve ancora quello perché il livello tra gli under 23 è davvero alto. Io ne ho avuti tanti di corridori forti. Penso a Ganna, Vlasov e anche a Filosi che aveva valori simili, ma non si è espresso come voleva perché interpretava il ciclismo con metodi diversi, tutti suoi.

Secondo Provini potrebbe ricordare Bettini: è veloce, ma tiene anche sugli strappi (foto Scanferla)
Secondo Provini potrebbe ricordare Bettini: è veloce, ma tiene anche sugli strappi (foto Scanferla)
Quali saranno le prossime gare di Tommaso?

Nel fine settimana abbiamo la Milano-Busseto che è un po’ la corsa di casa. Ci alleniamo spesso su quelle strade. E’ un percorso misto con circa 1.600-1.800 metri di dislivello. E poi ci sarà il Trofeo Piva il giorno dopo.

E come interpreterà queste due corse? Punterà il dito sul Piva?

Guardate, io vengo dall’agricoltura e sono convinto sia meglio un uovo oggi che una gallina domani. Se intanto dovesse fare bene alla Milano-Busseto porterebbe a casa qualcosa e se il giorno dopo non dovesse andare forte avrebbe comunque accumulato un buon lavoro. Se invece dovesse andare bene in entrambe, tanto meglio, significherebbe che è in condizione.

E per quel che riguarda la nazionale? Ci pensate sempre?

Siamo in contatto con Marino Amadori (il cittì degli U23, ndr) e pensando che i percorsi di europei e mondiali sono per passisti veloci, quindi adatti a lui, spero che Tommaso possa parteciparvi, meritandolo chiaramente…

EDITORIALE / Juniores, U23, continental: il ciclismo all’italiana

24.01.2022
5 min
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C’è una gran confusione e ciò che stupisce è che chiunque venga interpellato offre della situazione un quadro differente. E’ tutto molto italiano, all’estero il problema neppure si pone. Il motivo è nella nostra storia secolare: lo stesso per cui a Roma non si può costruire una metropolitana senza incappare in ruderi che fermano i lavori e più in generale non si riesce a creare una rete di piste ciclabili, in città nate a misura di automobili. Nel ciclismo e nelle sue categorie è la stessa cosa. Si può scegliere di conservare oppure di buttare giù. Oppure semplicemente si può scegliere di fare le cose per bene.

«Le squadre continental in Italia – ha raccontato Matteo Provini – sono differenti dalle estere per un solo motivo: il numero di atleti pro’ che puoi tesserare. Da noi le continental ne possono avere al massimo due, all’estero non c’è un limite. Inizialmente queste squadre dovevano fare da cuscinetto tra il professionismo ed i dilettanti, un lavoro che svolge egregiamente la Giotti di Giuliani. Dovevano prendere corridori che per un motivo o per l’altro non erano riusciti a ritagliarsi lo spazio tra i pro’».

Far crescere i nostri

Ma quando mai? Le continental di seconda generazione (in apertura il CT Friuli) sono nate per dare un respiro e uno spessore maggiore alle squadre under 23 che per anni si erano arenate in una dimensione provinciale e in alcuni casi asfittica. Un’esigenza diventata urgente a fronte dei continui schiaffi che gli italiani prendevano nei contesti internazionali.

Questo non succedeva, tranne sporadiche eccezioni, perché gli azzurri corressero contro professionisti fatti e finiti, ma perché i coetanei delle continental straniere passavano l’anno misurandosi contro i professionisti. Dire che questo in prospettiva sia un bene è ancora un punto di domanda, ma di certo al momento di spingere sulle continental nessuno ha mai parlato di professionisti. Le poche squadre che continuavano e continuano a tesserarli galleggiano in un limbo strano. Le prime, nate ormai tanti anni fa, erano il modo di inseguire un professionismo a basso costo. Oggi la squadra di Giuliani si trova al centro del guado. Ha scelto da anni l’affiliazione in Romania per poter tesserare i professionisti che vuole e svolge il suo compito di restituire (forse) al ciclismo corridori che hanno smarrito la via, ma non lavora poi troppo nel senso dell’individuazione e lo sviluppo del talento.

La Colpack ha continuato in un calendario U23, ma ha proposto anche diverse esperienze tra i pro’
La Colpack ha continuato in un calendario U23, ma ha proposto anche diverse esperienze tra i pro’

Qualità o quantità?

Si può fare del gran ciclismo anche senza essere continental, questo deve essere chiaro. Fare però del gran ciclismo proponendo il confronto con i professionisti alza l’asticella. E questo, nel rispetto degli atleti, è innegabile. Secondo noi far debuttare un U23 di primo anno a Laigueglia e Larciano non è cosa corretta.

«Ci sono delle continental meno attrezzate di noi – prosegue Provini, diesse della Petroli Firenze – che vanno alle gare senza meccanico o massaggiatore. Noi ai ritiri abbiamo tutto lo staff al completo: massaggiatori, diesse, preparatori ed anche uno chef».

Questo è vero. Lo stesso Ruggero Cazzaniga, vicepresidente della FCI e primo sostenitore della spinta continental, si è reso conto che il numero di tali squadre probabilmente sia cresciuto troppo senza che ce ne sia la qualità. Si cresce bene anche nelle squadre under 23, a patto però che si lavori nel modo giusto, smettendo di propugnare teorie di allenamento e alimentazione ferme agli anni 80. Sarà anche per questo che i manager delle squadre pro’ vanno a fare… la spesa negli juniores?

Anche la Zalf Fior è infine diventata continental: la squadra nel 2021 alla Per Sempre Alfredo
Anche la Zalf Fior è infine diventata continental

La malattia juniores

«Siamo appena tornati dalla Spagna dove abbiamo fatto il giro di atleti e team manager – ci scrive un procuratore – sono tutti d’accordo sulla malattia degli juniores. Però continuano a farlo e a prenderli. Non guardano nemmeno bene chi siano, basta che siano juniores. Perché sennò magari arriva qualcun altro e li fa firmare».

Cosa c’è dietro questa… malattia, oltre all’ansia di pescare il nuovo Evenepoel? C’è probabilmente la sensazione che, fatte salve poche realtà, in queste squadre under 23, siano esse continental o vecchia maniera, i corridori vengano gestiti senza prospettive ben definite. L’attività possibile con i professionisti in Italia è risicata e ben poche di queste squadre hanno il budget e l’intenzione di andare all’estero. La continental ben fatta accelera i tempi, altrimenti non dà particolari vantaggi. Certo, si potrebbe far firmare il ragazzo in anticipo e concordarne la gestione, ma questo è un tasto che difficilmente (purtroppo) si riesce a suonare.

Pogacar, qui terzo agli europei 2016 juniores ha corso per due anni in un continental slovena prima di andare alla UAE
Pogacar, qui terzo agli europei 2016 juniores ha corso per due anni in un continental slovena prima di andare alla UAE

Il rischio di arenarsi

Le parole di Lorenzo Germani sul fatto che in Francia i corridori della continental siano assunti come professionisti sgombra il quadro da ogni dubbio. Chiaro che avere dietro un team WorldTour semplifichi parecchio la vita, ma quanti di coloro che oggi gestiscono una continental sarebbero in grado di garantire questo tipo di assunzione?

Basterebbe imporre delle regole chiare per scremarne il numero. E poi lavorare in modo serio. La Lotto Soudal Development non è continental, eppure fa un gran bel ciclismo. Anche Provini fa degnamente la sua parte. Possiamo dire la stessa cosa per tutti? Oppure se ci mettessimo a scavare prima o poi troveremmo qualche rudere e saremmo costretti a fermarci?

Intanto siamo ripartiti dalla Spagna con la vittoria di Lonardi, grande velocista fra gli under 23 e poi lasciato scivolare verso l’uscita nei tre anni successivi. La Eolo-Kometa ci ha creduto. Chissà cosa penseranno quelli che lo avevano già archiviato…

Provini: «Le squadre U23 spariranno e la FCI non ci tutela»

22.01.2022
4 min
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Continua il nostro viaggio tra i dilettanti, le parole di Oscar Gatto in una nostra recente intervista ci hanno fornito un bello spunto: «Un secondo problema sono le squadre continental – aveva detto Oscar – ce ne sono davvero tante ed accelerano anche loro il processo di crescita dei giovani».

Pensandoci bene le squadre continental sono tante e portano via corridori a quelle under 23, ma dove finiremo? La domanda la poniamo a Matteo Provini, diesse della Petroli Firenze Hopplà.

«Le squadre continental in Italia sono differenti dalle estere per un solo motivo: il numero di atleti pro’ che puoi tesserare. Da noi le continental ne possono avere al massimo due, all’estero non c’è un limite. Inizialmente queste squadre dovevano fare da cuscinetto tra il professionismo ed i dilettanti, un lavoro che svolge egregiamente la Giotti di Giuliani. Dovevano prendere corridori che per un motivo o per l’altro non erano riusciti a ritagliarsi lo spazio tra i pro’».

Matteo Provini con Orlando Maini, in una foto del 2018 quando erano entrambi alla Petroli Firenze-Hopplà (foto Scanferla)
Provini in una foto del 2018 con la… maglia Petroli Firenze-Hopplà (foto Scanferla)
Ora però sono tante ed hanno molti corridori, anche under 23.

Sono diventate uno specchio per le allodole, promettono di correre con i pro’ ma quante gare fanno effettivamente con loro? Vi rispondo io: poche. Che senso ha fare due gare con i pro’ ed il resto della stagione a fare gare con i dilettanti, cosa imparano i ragazzi?

Si pensa di avere più occasioni per mettersi in mostra…

Se uno va forte lo fa anche alla Petroli Firenze Hopplà. Io ho lanciato più di venti corridori nel professionismo: Vlasov, Sobrero, Ganna, Marezcko… e tutti si sono messi in mostra con una squadra under 23. E’ diverso se una squadra WorldTour fa la continental.

Il team Petroli Firenze-Hopplà festeggia la vittoria di Nencini alla Firenze-Empoli
Il team Petroli Firenze-Hopplà festeggia la vittoria di Nencini alla Firenze-Empoli
Come mai?

Perché loro prendono corridori che ritengono interessanti, ma non ancora pronti a correre con i pro’ e li fanno crescere in una squadra strutturata. Ci sono delle continental meno attrezzate di noi, che vanno alle gare senza meccanico o massaggiatore. Noi ai ritiri abbiamo tutto lo staff al completo: massaggiatori, diesse, preparatori ed anche uno chef.

Non tutte le squadre under 23 però sono così attrezzate…

Vero, e qui si deve fare un’autocritica. Non ci si può lamentare che ti rubano i corridori e poi ci si presenta con lo stesso staff di 20 anni fa.

Le squadre continental saranno anche uno specchio per le allodole ma qualcuno ce le ha fatte diventare.

Infatti io non ce l’ho con loro, chi ha una squadra è un imprenditore e deve seguire le leggi del mercato. Ci dovrebbe essere qualcuno che dall’alto tenga tutto in ordine: la Federazione Ma qui al posto che progredire si è tornati indietro.

Spiegati meglio.

La nostra squadra quest’anno in classifica nazionale era quarta, ci sono 13 continental, sono finite tutte dietro. Ci dovrebbe essere più meritocrazia, anche perché i ragazzi sono attratti dal nome e dicono «Vado in tale squadra perché vinco». Bisogna anche ricordarsi che sono i corridori a vincere, non le squadre. Un’altra cosa: una volta per passare pro’ c’era una graduatoria e passavano corridori con 150-160 punti, ora passano ragazzi con 40.

La colpa però è di chi permette tutto questo: procuratori, squadre, Federazione, anche i genitori…

Si va a cercare il fenomeno negli junior facendolo passare pro,’ ma come fai a scommettere su un ragazzo così giovane? Però lui giustamente vuole andare in quelle squadre perché è attirato dal nome, dovrebbe essere chi gli sta accanto a consigliarlo in maniera saggia.

Luca Pacioni, Matteo Provini
Matteo Provini con Luca Pacioni che quest’anno è rimasto senza squadra (foto Scanferla)
Luca Pacioni, Matteo Provini
Matteo Provini con Luca Pacioni che quest’anno è rimasto senza squadra (foto Scanferla)
La saggezza è un lusso di questi tempi.

Vero. Di questo passo le squadre under 23 rischiano di sparire, e dove andranno a prendere i corridori le continental?

Ci siamo già risposti prima a questa domanda, tra gli junior…

Ditemi voi se questo è il modo di far lavorare i ragazzi. Poi tra gli junior ci sono troppe variabili: lo sviluppo, la scuola… Che ne sappiamo se un corridore fa più fatica ad emergere da junior perché pensa a finire bene la scuola?

Così rischiamo che i ragazzi trascurino la scuola per concentrarsi sulla bici e la fanno diventare un lavoro, ma a 17 anni il ciclismo dovrebbe essere un divertimento.

Ritornare alle classifiche per decidere quali corridori possono passare pro’ sarebbe la soluzione?

In realtà io metterei anche una classifica per le squadre, come fa l’UCI per le WorldTour, se non ottieni risultati rischi di perdere la categoria, vedi la Cofidis. Non è giusto che si possa creare la squadra continental solamente pagando, si dovrebbe meritare tale titolo.

Tommaso Nencini non si arrende e ci riprova nel 2022

20.12.2021
4 min
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Dopo un anno alla Petroli Firenze Hopplà e due alla Mastromarco, Tommaso Nencini (foto instagram in apertura) sperava nella chiamata tra i professionisti. Non tutto però è andato secondo i piani per il ragazzo classe 2000. E dire che l’inizio di stagione era stato promettente con la vittoria alla Firenze–Empoli.

Dopo sono arrivati alcuni problemi, tra cui il Covid, che hanno stoppato la stagione del velocista toscano che però è intenzionato a riprovarci quest’anno. La maglia è sempre quella della Petroli Firenze. Ha già iniziato a lavorare sulla prossima stagione, prima dell’intervista era in palestra ad allenarsi sulla forza.

Tommaso Nencini ha vinto la Firenze-Empoli all’inizio della scorsa stagione poi il Covid lo ha rallentato (foto Fruzzetti)
Tommaso Nencini ha vinto la Firenze-Empoli ad inizio anno (foto Fruzzetti)
Hai già iniziato a pensare al 2022.

Sì, con la squadra abbiamo rivisto un po’ il programma per la preparazione ed abbiamo fatto alcune modifiche rispetto allo scorso anno.

Quali?

Stiamo curando meglio l’alimentazione e mi sto preparando per arrivare pronto ai primi impegni della stagione. Allo staff si è aggiunto un mental coach, una figura con la quale non avevo mai avuto a che fare.

Il ruolo del mental coach sta diventando sempre più importante, è così anche per voi ragazzi?

E’ una figura di rilievo. Un corridore ha spesso bisogno di parlare e se un diesse ti insegna a muoverti in gruppo un mental coach è utile per “sbloccare” la mente in periodi no.

La Petroli Firenze al training camp sul Monte la Penna (foto Facebook)
La Petroli Firenze al training camp sul Monte la Penna (foto Facebook)
Pensi che lo scorso anno ti sarebbe stato utile nel periodo post Covid?

Credo proprio di sì. Il Covid è stata un po’ una tegola visto il periodo in cui è arrivato (dopo la vittoria alla Firenze-Empoli, ndr). Avere qualcuno che sa come mantenerti mentalmente attivo in un momento difficile fa tanto la differenza. Anche perché riprendere dopo la lunga degenza non è stato facile, gli altri andavano forte ed io invece mi sentivo indietro…

Avevi molte ambizioni per la scorsa stagione?

La più grande era passare tra i professionisti. Avevo avuto qualche contatto durante la stagione ma le mie prestazioni non sono state continue. Lo stesso Matteo Provini mi aveva detto di non dare troppo peso alle parole dette. «Non ti fare la bocca e vola basso che a parole passano tutti».

Non ti sei fatto la bocca amara…

No, ho ascoltato i consigli di Matteo e siamo pronti a rimboccarci le maniche. L’obiettivo è sempre lo stesso: correre, vincere e farsi trovare pronti. Poi quest’anno il mondiale parla ai velocisti.

Tommaso Nencini con Alberati e Fondriest vuole riguadagnarsi la convocazione ad europei e mondiali per il 2022
Tommaso Nencini vuole guadagnarsi la convocazione ad europei e mondiali per il 2022
Ci credi nella convocazione?

Ho parlato con il cittì Marino Amadori, lui in me crede molto ma come detto le cose bisogna dimostrare di meritarle. Conta poco vincere 10 corse all’inizio dell’anno e poi spegnersi, si deve essere costanti. La maglia azzurra è un premio e deve essere sempre onorata.

Avete già iniziato a pensare alla prossima stagione?

Siamo stati due giorni in ritiro in tenda su una montagna qui vicino. Un’esperienza particolare che Matteo ci teneva a farci fare. Abbiamo fatto una camminata di 6-7 chilometri portando con noi zaini e tende e siamo rimasti a dormire due notti.

Tommaso Nencini inizierà la sue seconda stagione alla Petroli Firenze, il suo quarto anno nella categoria under 23 ( foto Fruzzetti)
Tommaso Nencini inizierà la sue seconda stagione alla Petroli Firenze (foto Fruzzetti)
Un ritiro particolare.

Fa bene al gruppo un ritiro come questo. Ci si dà una mano a salire per i sentieri, abbiamo montato la tenda, abbiamo parlato molto. Se non ti parli quando non prende il telefono non lo fai più. Faremo anche un ritiro prima di Natale vicino a Piacenza in cui porteremo anche le bici (conclude con una risata, ndr).

Da dove vuoi ripartire?

Il primo obiettivo della stagione è la Firenze-Empoli, è la corsa di casa e voglio difendere il successo della scorsa stagione.