Da Milan a Lopez, tutti pazzi per il body da strada

28.05.2024
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«Penso che l’aerodinamica sia davvero importante. Lo vediamo spesso nelle prove a cronometro, ma ormai tutti indossano i body anche nelle gare su strada. Non vedo più molti corridori in nessuna squadra con pantaloncini e maglietta».

Parla Koen De Kort, manager alla Lidl-Trek che segue lo sviluppo tecnico, compreso quello dell’abbigliamento. Il Giro d’Italia si è appena concluso e la squadra americana si è trovata nella non rara condizione di avere il corridore più rappresentativo vestito con il kit di un brand concorrente, che fornisce l’abbigliamento ai leader della corsa rosa. Nulla di insolito, se si pensa che anche Santini, sponsor della squadra di Milan, veste i leader del Tour e della Vuelta. E’ una delle stranezze del ciclismo: investi in ricerca con i tuoi sponsor e rischi di correre per tre settimane con i capi di un altro. Vedi Pogacar in maglia rosa e Jonathan con la ciclamino.

Per crono e per strada

Eppure la ricerca va avanti, dato che l’aerodinamica dell’abbigliamento è davvero uno dei fronti più caldi dello sviluppo, al pari di quella legata alla bicicletta e i suoi componenti.

«Abbiamo sviluppato insieme ad alcuni corridori e a Santini – prosegue De Kort – dei nuovi body da cronometro che abbiamo usato al Giro e anche un modello da strada, che è notevolmente più veloce di quello che avevamo in precedenza. Il Giro è stata la prima corsa in cui lo abbiamo utilizzato nella sua versione finale, non più solo con pochi prototipi. Penso che i risultati siano stati piuttosto buoni. La differenza principale fra i due è che la posizione sulla bici da cronometro è completamente diversa. La schiena è molto orizzontale, hai gli avambracci davanti a te e di questo bisogna tenere conto nel disegnare il body. Ma per il resto ci sono anche tanti dettagli molto simili.

«Le gambe sono ugualmente in movimento. C’è molta aria perché il corridore è un oggetto in movimento che genera davvero moltissima turbolenza. Abbiamo fatto tanti test con i corridori e con i manichini. Anche con manichini che possono muovere le gambe, solo per vedere quali sono i tessuti migliori da applicare nelle varie zone del body. E penso facendo questo tipo di studio, abbiamo trovato alcune cose che ci hanno sorpreso e danno grandi vantaggi».

Alla Gand-Wevelgem corsa all’attacco, Milan indossava ugualmente il body
Alla Gand-Wevelgem corsa all’attacco, Milan indossava ugualmente il body

Le sensazioni di Milan

Milan è uno dei pezzi forti della squadra e anche uno di quelli che va più veloce, per cui l’uso del body almeno per le volate è quasi obbligato. Per le tappe di montagna invece, il friulano preferisce usare maglia e pantaloncini.

«Ho iniziato a usare il body quando sono passato professionista – spiega – e quando pedalo c’è la sensazione di avere un minore drag aerodinamico, quasi che l’aria scorra perfettamente lungo il corpo. Nelle fasi di corsa più veloci lo percepisci. Parliamo di sensazioni, ma nel complesso di una prestazione, sono dettagli che possono fare la differenza. Poi, ovviamente, c’è il riscontro dei dati, grazie ai test che abbiamo fatto con Santini. Eppure, nonostante sia così attillato, il comfort è quasi sorprendente. Santini letteralmente ce li cuce addosso, è questa è la massima garanzia per vestirli e sentirsi bene in ogni momento della corsa.

«Sotto – prosegue – non è necessario indossare una maglia intima, ma dipende anche dalle preferenze del singolo. Io ad esempio tendo a non metterla per avere maggiore comfort, se la temperatura esterna lo permette. E’ come una seconda pelle. Avere meno strati sotto il body è anche una garanzia di performance, per salvaguardare le qualità aerodinamiche del capo. Nonostante ciò, tranne che nelle sensazioni realmente estreme, ho sempre la sensazione di avere indosso un capo asciutto».

Body anche per Elisa Longo Borghini nel giorno della vittoria al Fiandre
Body anche per Elisa Longo Borghini nel giorno della vittoria al Fiandre

La galleria, la pista, la strada

La velocità è dunque la stella polare, cercando di rendere il body da strada ugualmente confortevole. La volata dura pochi secondi, ma spesso è preceduta da tappe veloci e lunghe. Serve che il body si comporti come… una maglia. Quindi che sappia espellere il sudore, che abbia le tasche necessarie (compresa quella per la radio) e che non impedisca i movimenti in sella che, al contrario, sulla bici da crono non sono necessari e tantomeno frequenti.

«Siamo andati in galleria del vento – racconta De Kort – appositamente per realizzare i due diversi tipi di body. Principalmente a Eindhoven, dove lo scorso anno siamo stati parecchio. Quest’anno siamo stati un paio di volte a Silverstone e poi abbiamo fatto anche molti test nel velodromo, perché in pista ti muovi come su strada e quindi si possono fare delle osservazioni migliori. E’ sempre bene validare i dati della galleria del vento e con il sensore aerodinamico di cui disponiamo ora, possiamo anche fare alcuni test su strada. Quanto al discorso delle tasche invece (ride, ndr) cerco di non farmi coinvolgere. In Santini sono davvero bravi. Dico loro semplicemente come le vogliamo e come secondo me andrebbero disposti i tessuti e loro si prendono cura del resto. Ecco perché siamo fortunati ad avere un partner come Santini».

Tappa di Livigno, “Juanpe” Lopez (scalatore) indossa il kit più aerodinamico
Tappa di Livigno, “Juanpe” Lopez (scalatore) indossa il kit più aerodinamico

Le scelte per la montagna

La dotazione di un corridore come Milan per il Giro prevede la fornitura di 3-4 body da strada, per i giorni in cui si arriva allo sprint e il corridore vuole che tutto sia più aerodinamico possibile. Dal body ai guanti, passando per i copriscarpe.

«Avendo la maglia ciclamino – spiega De Kort – quest’anno ha dovuto usare i materiali forniti dall’organizzazione. Mentre in alcune tappe di montagna in cui per lui essere veloci non è una priorità, sceglie di essere più rilassato e punta maggiormente sul comfort di maglia e pantaloncini. Però ad esempio Lopez in montagna ha continuato a usare il body. Il solo dubbio che mi resta è che avendone sviluppato uno molto leggero, penso che nel caso di giornata torrida in montagna, anche Johnny potrebbe provarlo. Per cui direi che in un Giro un corridore come Jonathan abbia a disposizione sei completi».

Il pioniere olandese

E qui Koen svela un dettaglio molto divertente riferito alla sua carriera di atleta. L’olandese, che oggi ha 41 anni, fu costretto a ritirarsi nel 2021 quando correva nella Trek-Segafredo e in seguito a un incidente stradale perse tre dita della mano destra. In precedenza però, nei suoi 17 anni di professionismo, l’attenzione per gli aspetti tecnici era già notevole.

«Diciamo che ero alla continua ricerca di vantaggi – racconta e sorride – per cui ricordo che prima ancora che esistessero i body da strada, me ne feci uno per me. Ne avevo due da cronometro e ho deciso di sacrificarne uno. Ho tagliato la parte superiore e l’ho cucita sui pantaloncini da strada solo per cercare di essere un po’ più aerodinamico. Era un po’ che ci pensavo: se usiamo il body nelle cronometro, perché non farlo anche su strada? Questo succedeva molti, molti anni fa, sono stato il primo. Ricordo che con quella strana tuta partecipai ai campionati nazionali olandesi, ero l’unico vestito a quel modo e gli altri corridori mi guardavano. Ho sempre avuto una passione per questo sviluppo…».

Aerosensor, la genialità di esserci arrivati prima

06.02.2024
5 min
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Il Team Lidl-Trek introduce nel ciclismo e utilizza l’Aerosensor, ovvero la tecnologia della galleria del vento portata all’esterno e su una bicicletta. Abbiamo chiesto di cosa si tratta nello specifico direttamente a Koen de Kort, responsabile dell’area tecnica e di sviluppo tecnologico, oltre a come viene approcciata questa tecnologia da parte degli atleti.

Le innovazioni portano sempre ad una separazione netta delle considerazioni. Ci sono i progressisti che accolgono in modo positivi i diversi step dell’avanzamento tecnologico. Ci sono i conservatori, che criticano e guardano con sospetto il cambiamento. Sta di fatto che la ricerca tecnologica non può essere fermata.

Non solo per le bici da crono (foto SeanHardy)
Non solo per le bici da crono (foto SeanHardy)

Cosa è l’Aerosensor

Aerosensor è il nome dello strumento, ma anche quello dell’azienda fondata da Barney Garrood, ingegnere aerodinamico della F1. Quello utilizzato dal Team Lidl-Trek è un sistema portatile che permette di leggere ed ottimare le performance aerodinamiche, utilizzabile su strada, sulle bici da crono e in pista. E’ composto da due terminali. Il primo, ovvero Aerosensor, è posizionato sul manubrio e misura la resistenza aerodinamica. Il secondo (Aerobody) è sull’attacco manubrio e valuta la posizione del ciclista.

Il sistema Aerosensor viene combinato al sensore di velocità ed al misuratore di potenza, soluzione che permette di valutare accuratamente il coefficiente di resistenza aerodinamica dell’atleta quando pedala. Il primo ostacolo da superare è proprio la resistenza aerodinamica, considerando che ad una velocità costante di 40 chilometri orari, l’atleta spende circa il 70/80% della potenza per vincere la resistenza dall’aria. Questa percentuale si dilata man mano che la velocità aumenta. Ottimizzare la posizione dell’atleta e renderla più efficace può essere una chiave di volta.

Come funziona l’Aerosensor?

E’ una sorta di piccola galleria del vento che viene montata sulla parte frontale della bicicletta, sotto il manubrio e che misura la velocità del vento in ingresso. Misura anche altri fattori, come ad esempio l’altitudine e altri, importantissimi ai fini di una valutazione precisa legata al performance. L’analisi non è strettamente legata a quanto forte spinga il corridore, ma quanto gli equipaggiamenti, la sua posizione in bici ed i componenti in genere influiscano sulla potenza erogata dall’atleta. Aerosensor è uno strumento di ultima generazione che può essere utilizzato in diverse situazioni, indoor e outdoor.

Ad esempio anche per le salite o quando le velocità sono ridotte?

Certo, assolutamente sì. Aerosensor non è dedicato esclusivamente ai cronoman, alla valutazione delle bici da crono e alle bici con dei concetti aerodinamici marcati. Grazie a questo strumento possiamo quantificare quanto incide ad esempio un set di ruote piuttosto che un altro, dal profilo basso, medio o alto, oppure la combinazione di altezze di cerchi diversi. Anche le basse velocità hanno delle componenti di aerodinamica che possono fare la differenza e analizzabili, quanto si parla di prestazioni di altissimo livello.

Il sensore frontale posizionato sul manubrio (foto SeanHardy)
Il sensore frontale posizionato sul manubrio (foto SeanHardy)
Permette di valutare ed eventualmente cambiare la biomeccanica dell’atleta?

Fornisce dei dati, poi dipende sempre anche dal corridore quante e quali prove vuole fare. Qui è importante anche il feedback diretto dell’atleta che può trovarsi a suo agio con un setting all’apparenza meno efficiente, ma che gli permette di erogare meglio e per un periodo più lungo. I test eseguiti con Aerosensor sono illimitati, possono essere ripetuti per più volte e all’aperto, quindi in una situazione reale ed ideale. Inoltre sono meno costosi rispetto a quelli eseguiti nella galleria del vento.

E’ possibile quantificare un margine di miglioramento?

E’ possibile quantificare quanto influisce ogni singolo componente della bicicletta, dell’abbigliamento e anche il casco, sull’economia della performance complessiva.

Il secondo sensore sullo stem, Aerobody (foto SeanHardy)
Il secondo sensore sullo stem, Aerobody (foto SeanHardy)
Quanto tempo viene utilizzato da ogni singolo atleta?

Dipende dall’atleta e anche dal focus che il team ha per quel corridore nello specifico. Gli specialisti delle prove contro il tempo hanno esigenze e obiettivi diversi da chi ha l’obiettivo di fare classifica in un grande Giro. E’ difficile dare una risposta, ma è importante dire che il test con l’Aerosensor è ripetibile e fattibile in qualsiasi momento, ovunque.

Quale è stato l’approccio dei corridori?

Tutti sono rimasti sorpresi da quanto influisce l’abbigliamento, non solo nelle prove a cronometro. Questo ha portato anche ad un interessamento da parte loro e la volontà di capire quello che utilizzano, facendo anche dei confronti sui materiali a disposizione. E’ molto motivante ed interessante e siamo solo all’inizio.

Anche gli ingombri sono minimi (foto SeanHardy)
Anche gli ingombri sono minimi (foto SeanHardy)
Dobbiamo considerarlo come un marginal gain?

Decisamente no, è molto di più. E’ un piano di lavoro vero e proprio. Lo strumento Aerosensor è solo quello che si vede e che permette di far entrare in dati che, una volta analizzati potranno realmente fare la differenza.

E’ utilizzato esclusivamente per i test e per i training, oppure anche in gara?

Solo per test di valutazione e durante il training, non sono stati pianificati degli utilizzi durante le competizioni.