Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020

Cousin, a zonzo in Algarve prima di ripartire

09.12.2020
7 min
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Ai primi di ottobre, un mesetto dopo la fine del Tour, Jerome Cousin ha caricato la sua gravel con tutto quello che gli serviva ed è partito per l’Algarve con la sua ragazza Fiona. Per la terza volta. Le prime due a maggio e giugno. Nelle scorse settimane vi abbiamo raccontato delle imprese di Lachlan Morton, di Nibali che sulla gravel ha montato le gomme da Mtb e di Aru che l’ha usata mentre nevicava. Questa volta ci premeva però raccontare che cosa spinga un professionista che nell’anno somma nelle sue gambe migliaia di chilometri a mettercene altri quando finalmente potrebbe riposarsi. Come Oss, come De Gendt e Wellens, come altri prima di loro

Come è nata l’idea del viaggio in bicicletta?

Ho trascorso il primo confinamento in Algarve, Portogallo. Un Paese e una regione che non conoscevo molto bene. Quindi ogni giorno guardavo la mappa e mi dicevo: questo villaggio sembra carino, questa montagna è bella. Voglio andare a vedere questo fiume o assaggiare questo piatto tipico. Perciò dopo una breve settimana di allenamento per rimettermi in forma, ho equipaggiato le bici con le borse. E ho iniziato con la mia ragazza il viaggio di 12 giorni e 1.200 chilometri che avevo immaginato durante la chiusura. Quello è stato il mio primo viaggio.

Il secondo?

Il secondo è stato totalmente improvvisato. Stavamo guidando nel Sud del Portogallo e ho visto che c’era questa strada, la N2. La terza più lunga del mondo e la strada più lunga d’Europa. Mi sono detto perché non attraversiamo il Paese? Per cui di nuovo ho messo le bisacce, la mia ragazza mi ha lasciato a Chaves (città di partenza) e sono sceso a Faro in 4 giorni, facendo 200 chilometri al giorno. E due!

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
L’Atlantico di fronte, solitudine quasi perfetta e temperature miti
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
L’Atlantico di fronte, il silenzio intorno
E poi c’è stato il terzo…

L’ultimo viaggio volevo farlo a piedi, in autonomia. Però pedalando nei dintorni di casa, ho visto che i sentieri erano percorribili con una gravel, quindi sono partito per questa nuova avventura. Ci siamo attrezzati con sacco a pelo e qualcosa che ci permettesse di essere autonomi per qualche giorno. E poi siamo partiti.

Pro’ da nove anni

Cousin un tempo portava i baffi, ma quest’anno ha sempre avuto il barbone lungo da antico esploratore. E’ nato a San Sebastien sur Loire, vicino Nantes, ma vive a Lione, a quasi 2.000 chilometri dall’Algarve. Classe 1989 come Nizzolo e Viviani, è professionista dal 2011 e veste attualmente la maglia della Total Direct Energie. Come i fratelli Bonifazio. La sua ripresa dopo il lockdown è stata piuttosto difficile e di fatto ha chiuso la stagione finendo fuori tempo massimo al Tour nella tappa di Villard de Lans.

Utilizzi la gravel da tanto tempo?

No, per niente, ho ricevuto la mia Wilier poco prima di partire. Ma prima a casa mia, a Lione, facevo gare di cross su una bici che somiglia parecchio a una gravel.

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Cousin quasi in cima a Monchique, col buio, dovendo ancora fare due ore di strada
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Buio sul Monchique, mancano due ore di strada
Quanto tempo prima hai iniziato a pianificare il viaggio?

Solo pochi giorni, perché inizialmente volevo farlo a piedi. Ho studiato la situazione nei punti fondamentali, mi sono attrezzato con un buon equipaggiamento e ci ho provato. Amo l’avventura e gli incontri inattesi. Sono state proprio tre belle giornate. Veramente non facili in bici, con alcuni passaggi a piedi perché normalmente si trattava di un sentiero escursionistico. Ci sono un sacco di bei paesaggi.

Hai guidato solo in fuoristrada?

Il 95 per cento della Via Algarviana si snoda su piccoli sentieri. Tuttavia ho fatto un po’ di strada tra Sagres e Lagos, in modo da prendere il treno e tornare a casa l’ultimo giorno.

Quanti chilometri avete percorso in media ogni giorno?

Circa 100 al giorno, per quasi 8-9 ore di bicicletta. E’ stata davvero dura. E tanto di cappello alla mia ragazza, a proposito. Spesso finivamo le tappe con le luci accese.

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Cousin e gli agrumi. Ci si rinfresca lungo la strada: guardate che spettacolo!
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Lungo il viaggio, ci si rinfresca come capita
Hai trovato caldo o freddo?

In Algarve il clima è generalmente molto buono. Abbiamo dormito sotto le stelle, di notte si scendeva a 10 gradi e di giorno al massimo siamo arrivati a 30.

Qual è stata la tappa più lunga?

L’ultima. Non era molto difficile, ma una volta a Sagres abbiamo dovuto affrettarci a prendere l’ultimo treno per Lagos, che distava 40-50 chilometri. Abbiamo dovuto pedalare abbastanza velocemente per prenderlo. Quindi quel giorno 110 chilometri di sterrato e 50 su strada.

Quale la tappa più difficile?

Le prime due, perché c’era molto dislivello. E a volte abbiamo dovuto fare le salite a piedi.

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Il viaggio di Cousin ha seguito la Via Algarviana: 300 km da Alcoutim a Cabo de Sao Vicente
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Via Algarviana, 300 km da Alcoutim a Cabo de Sao Vicente
Ti piace la gravel?

Mi piace la bicicletta in tutte le forme. Faccio pista, mountain bike, gravel, fixie… Sono fortunato grazie a Wilier ad avere un’ottima bici per tutte le discipline. Quello che mi piace della gravel è l’aspetto dell’avventura. Puoi andare quasi dovunque, non è faticoso e pedali bene sulla maggior parte dei percorsi.

Quali rapporti avevi sulla bici?

Ho messo un 40 davanti, ho provato gli sviluppi prima di partire e mi bastava.

Hai la stessa posizione sulla gravel e sulla bici da strada?

Sì, faccio attenzione a questo genere di cose. Uso la stessa sella e ho riportato le stesse misure.

Il Covid ha reso le cose più difficili per l’accoglienza?

Dormivamo fuori, quindi nessun problema. E abbiamo usato una mascherina classica per andare nei luoghi pubblici

Avevate un obiettivo?

Amo l’avventura, sono anche molto fortunato. La mia ragazza è molto atletica e ama anche lei le avventure. Scoprire nuovi posti e prendersi il tempo per fermarsi è importante. Volevo anche testare la mia attrezzatura e acquisire esperienza in viaggi in autonomia, per affrontare avventure nuove e un po’ più esotiche in futuro.

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Una notte ha barato: così ha detto Cousin. Si dorme in una roulotte, anziché per terra
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Notte in roulotte grazie a un ristoratore
Qual è il paesaggio più bello che ricordi?

In cima alla montagna a Monchique. La notte stava calando, mancavano 20 chilometri per arrivare. E’ stato magnifico, ma un po’ pericoloso.

Portavi con te del cibo con te o ti fermavi ogni volta?

La mia ragazza portava molto cibo per paura di trovarsi senza. Sennò ci fermavamo per mangiare qualcosa per pranzo e in un ristorante la sera. La cucina portoghese è molto buona e i portoghesi sono un popolo molto caldo e accogliente.

Come eri vestito?

Ho usato i capi che uso tutto l’anno in gara. Nalini ha prodotti molto buoni, sono molto versatili. Ho preso dei pantaloni da trekking extra e un piumino nel caso la temperatura fosse scesa.

Avevi anche il necessario per riparare i guasti tecnici?

Un classico kit di riparazione, ma ho forato poco. I tubeless Hutchison hanno resistito.

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Più di 100 chilometri al giorno, per circa 8-9 ore di sella
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Una media di 8-9 ore di sella al giorno
Hai avuto incontri particolari lungo il percorso?

Sì, molti. Il Portogallo è un paese meraviglioso per questo. Le persone sono incredibilmente gentili. Una notte ho un po’ barato. Un ristoratore ci ha offerto il suo garage per dormire e dentro c’era una roulotte. E dato che era aperta ho preferito dormire dentro piuttosto che sul materassino con il sacco a pelo.

Hai usato questo viaggio come ripresa per la preparazione invernale?

Avevo già ripreso da qualche settimana, ma l’ho inserito nella mia preparazione, perché ho fatto parecchie ore sulla bici e questo mi fa stare bene di testa. Amo l’avventura di scoprire cose nuove e lasciare la mia comfort zone.

Pensi che sarebbe immaginabile una tappa gravel durante il Tour de France?

Una tappa intera? Mi sembra complicato che si utilizzino bici gravel. Il Tour de France deve restare il Tour de France. I brevi tratti di sterrato lungo la strada aggiungono pepe e questo è abbastanza credo. Non dobbiamo cadere negli estremi.