Vincere e chiudere bene la stagione: Dainese fa i conti del Tour

02.08.2025
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Le vacanze all’Isola d’Elba prima di ripartire ad allenarsi per Amburgo hanno dato modo ad Alberto Dainese di rileggere il suo Tour de France. Il padovano del Tudor Pro Cycling Team si è ritrovato sullo stesso ring di pesi massimi come Merlier, Milan e (finché c’è stato) anche Philipsen. Ha avuto buone sensazioni in salita, gli è mancato qualcosa nelle volate e ha maturato due certezze. La prima è che c’è da lavorare per raggiungere certi apici. La seconda è che di qui a fine anno vuole fortemente vincere di nuovo.

«Se c’è una cosa che mi dà fastidio – sorride – è sentirmi dire “good job” dopo un sesto posto. Il velocista deve vincere, se fa sesto di cosa può essere fiero? Quando ero alla Zalf, Luciano Rui ci faceva i complimenti se vincevamo, ma se eravamo secondi neanche se ne parlava. Voglio vincere. La squadra si aspettava di più e mi paga per quello, è il mio lavoro. Voglio vincere per capire dove sono e per la sensazione stessa di vincere. Sono un velocista, la mentalità deve essere quella».

A Tolosa, 11ª tappa, arriva la fuga e vince Abrahamsen: Dainese è secondo nella volata del gruppo
A Tolosa, 11ª tappa, arriva la fuga e vince Abrahamsen: Dainese è secondo nella volata del gruppo

Le salite e gli acciacchi

Avendo ricevuto l’invito per il Tour, la Tudor Pro Cycling ha dirottato Trentin, Alaphilippe e Dainese (le sue punte di diamante) sulla corsa francese. La preparazione mirata ha tenuto conto del livello pazzesco della sfida, così Alberto ha lavorato per arrivare in Francia con tutte le armi necessarie. Anche se nello spiegarlo, ricorre alla proverbiale ironia.

«Andavo forte, forse non abbastanza – ammette – quindi sono stato soddisfatto di come andavo in salita. In volata invece, c’è ancora da lavorare, però in generale è stato un Tour in cui ho sofferto poco. A parte quando sono stato un po’ male negli ultimi due giorni e la tappa di Valence, in cui ho fatto sesto, pur avendo dei seri problemi intestinali. In quei giorni ho sofferto, poi c’è da dire che di volate vere e proprie ne abbiamo fatte 4-5. A livello fisico c’ero, resistenza molto buona in salita, forse così forte sono andato poche volte. In volata però mi sarei aspettato di fare un risultato migliore, soprattutto a Valence, dove sono anche rimasto davanti alla caduta. Però quel giorno mi sono svegliato nella classica giornata in cui ho odiato dalla prima all’ultima pedalata…».

Merlier secondo Dainese è al momento il velocista più forte, capace di rimonte impensabili per gli altri
Merlier secondo Dainese è al momento il velocista più forte, capace di rimonte impensabili per gli altri

Fra Milan e Merlier

Il fatto di andare forte in salita serve al velocista per avere più resistenza e non lasciare sugli strappi la potenza di cui avrà bisogno in volata. Soprattutto se il confronto è così elevato che basta perdere mezza pedalata per ritrovarsi nei guai.

«Se devi competere con quelli là – sorride – basta che tocchi i freni una volta e devi fare un rilancio che ti costa. Il treno ce l’aveva solo la Lidl, ma Merlier è stato talmente devastante, che ha vinto da solo. Se Jonathan (Milan, ndr) è in seconda ruota, lui arriva da dietro e lo salta. E’ imbarazzante. Sembra che giochi, per batterlo servirebbe avere in tasca una pistola (ride, ndr). Le due volate che Milan ha fatto contro di lui, le ha perse nonostante Merlier arrivasse da dietro. Prende 500 metri di aria prima di fare la volata, perché non ha nessuno che lo porti al chilometro. Magari lo lasciano in decima posizione e lui comincia a risalire fino alla ruota di Jonathan e poi lo salta. Se lo facessi io, dovrei fare la volata prima della volata. Intendiamoci, Jonathan è fortissimo. Come lo fermi un corridore di 1,94 che si lancia a 70 all’ora? Invece Philipsen ha davanti Van der Poel e Groves che lo lasciano ai 150 metri a 75 all’ora, fa le volate di testa. Non voglio dire che sia facile, però sicuramente a Merlier gliela complicano perché lui non ha un treno».

Onley è stato una delle rivelazioni del Tour. Dainese lo conosce dal 2023 e il suo quarto posto non lo ha stupito (qui è a ruota di Pogacar sul Col de la Loze)
Onley è stato una delle rivelazioni del Tour. Dainese lo conosce dal 2023 e il suo quarto posto non lo ha stupito (qui è a ruota di Pogacar sul Col de la Loze)

Sulle strade con… Onley Fans

Prima di lasciarlo alla spiaggia e di ringraziarlo per aver risposto durante le meritate vacanze, gli chiediamo qualcosa su Oscar Onley, il quarto del Tour a 1’12” dal podio, con cui “Daino” ha diviso ritiri e chilometri nel 2023 quando correva anche lui con la DSM-Firmenich.

«Onley Fans – ride – era bellissimo. C’erano i cartelli degli Onley Fans, che si pronuncia allo stesso modo di OnlyFans. Lui è forte davvero. Abbiamo corso insieme e si parlava di quali numeri devastanti avesse. L’anno prima mi pare che avesse fatto secondo in un una tappa della CRO Race, arrivando a due con Vingegaard che poi vinse la tappa. E già quello aveva colpito. Nella Vuelta che abbiamo fatto insieme, è caduto in uno delle prime tappe, però era uno che già allora menava. Al Tour poteva giocarsi anche lui il podio, mentre i primi due fanno un altro sport. Lui era il migliore degli altri e anche quando acceleravano Pogacar e Vingegaard, in qualche occasione è successo che lui sia rimasto con loro. E’ un ragazzo a modo, sa dove vuole arrivare, però è tranquillo, non è montato. E’ un bravo ragazzo».

Neppure Alberto Dainese è tanto male, non si accontenta e corre perché vuole vincere. Ci sono tanti corridori che in cambio di uno stipendio migliore si adattano a ruoli di rincalzo. Con 27 anni compiuti a marzo, aver corso un Tour senza piazzamenti si sta trasformando giorno dopo giorno in benzina pronta per il fuoco. Che le vacanze portino finalmente la freschezza necessaria.

All’Elba con Velasco: mare e montagna. Vero spettacolo!

11.03.2022
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Ma chi l’ha detto che l’Isola d’Elba è solo mare? La splendida isola toscana è un vero paradiso per gli amanti dell’avventura sportiva: canoisti, trekker, subacquei, ma soprattutto ciclisti… Addirittura questa isola ha visto crescere un professionista, Simone Velasco, oggi in forza all’Astana Qazaqstan.

Simone è di Procchio, paesino nella costa settentrionale dell’Elba. Uno di quelli che spuntano quasi all’improvviso, tra un golfo ed un altro, immersi nel verde della macchia mediterranea. E’ lui il nostro “Cicerone”.

L’anello Occidentale

«Partiamo – inizia Velasco – col dire che l’Elba non è un’isola enorme (anche se è la terza per estensione in Italia, ndr) e si riesce a girarla tutta, ma proprio tutta in bici. Io ho i mei giri e chiaramente non possono essere molti, ma ci si può divertire. E tanto…

«Quando posso faccio il giro dell’Anello Occidentale o della Costa del Sole. Si parte da Procchio e si e si arriva a Marina di Campo, una cinquantina di chilometri in cui si può ammirare il paesaggio elbano in tutto il suo splendore. In pratica si percorre la Sp dell’Anello Occidentale: Procchio, la spiaggia di Cavoli, Pomonte, la spiaggia di Fetovaia e si prosegue verso Marina di Campo».

A Pomonte c’è un relitto a poca distanza dalla costa che è meta di molte escursioni con dei piccoli traghetti con scafo a vetro per ammirarlo.

Periplo: 140 chilometri

«All’Elba di pianura ce n’è ben poca – racconta Velasco – però volendo si possono evitare le pendenze più dure.

«Il giro completo dell’isola misura 140 chilometri. E negli ultimi anni, da quando è stata aperta la strada di Falconaia, c’è anche qualche chilometro in più, costeggiando Bagnaia e Nisporto. Il dislivello complessivo è di 2.500 metri, ma come ho detto le salite sono abbordabili, specie se le si affrontano col proprio passo».

Percorrere il periplo di un’isola ha sempre un grande fascino. Si ha un senso di potenza e di libertà allo stesso tempo, difficili da spiegare. Solo la curiosità del ciclista forse può comprenderli sino in fondo.

Il bello del giro dell’Elba è che si possono ammirare anche due geologie distinte: i graniti della parte occidentale e le rocce sedimentarie di quella orientale. Il tutto sempre accompagnato dagli odori della macchia mediterranea e da scorci unici. Il verde acceso delle pinete, il blu profondo o turchese del mare. 

Spazio agli scalatori

Ma non solo salite facili. Anche l’Elba ha il suo Mortirolo e si chiama Monte Capanne (1.019 metri sul livello del mare).

«Il Capanne è il monte vero e proprio – spiega Velasco – in bici si arriva invece sul Monte Perone a quota 630 metri. E il dislivello non è poco visto che si parte da zero (in pratica è come scalare il Pordoi da Arabba, ndr).

«Il Perone ha due versanti, entrambi sui 10 chilometri. Quello da Marciana Marina lo faccio spesso in allenamento ed è un po’ più regolare. E’ il lato classico per così dire. Pensate che qui si tiene anche una cronoscalata amatoriale ogni anno. La prima parte va su al 6-7%, poi dopo il bivio per Poggio e Marciana Alta si prosegue con tratti al 12-13%. Poco prima della cima c’è un tratto di respiro, che annuncia l’impennata finale».

«Il versante di Marina di Campo invece si potrebbe dividere in due vie: San Piero e Sant’Ilario. Quest’ultimo è un po’ più costante. Entrambi vanno su intorno al 6-7 per cento di pendenza media. Quando poi si ricongiungono c’è dapprima un tratto molto facile e poi… l’inferno: 4 chilometri durissimi, con punte al 20%».

In vetta lo scenario è incredibile e si ha una vista che spazia dalla costa italiana a quella della Corsica, si vede l’Argentario e tutto l’arcipelago toscano. E’ un qualcosa d’indescrivibile.

Elba e Mtb: che connubio

Ma se per la bici da strada l’Elba è un paradiso, per la Mtb è il tempio, una meta ormai dal richiamo mondiale. Merito dei tanti sentieri, ma anche dei due bike park. Il Capoliveri Bike Park e quello del Monte Capanne.

«La zona del Perone si presta di più al gravity – spiega Velasco – vale a dire ai sentieri più tecnici, con salti, drop, rock garden… insomma più da enduristi. Mentre per il cross country il vero totem è la zona di Capoliveri, il suo bike park sul promontorio del Monte Calamita. Tanto che l’anno scorso vi si è tenuto persino il campionato del mondo marathon.

«I ragazzi di Capoliveri sono bravissimi. Hanno fatto un lavoro incredibile e ci sono sentieri per ogni livello. Non a caso ha un fortissimo richiamo turistico. Il promontorio del Monte Calamita e tutto quel tratto che si estende verso Sud è chiamato Costa dei Gabbiani».

E Velasco la Mtb la conosce bene. E’ proprio sulla ruote grasse che ha iniziato la sua carriera. Anche per questo i sentieri dell’isola li conosce a menadito.

«E’ davvero bello girare in Mtb. Vedo moltissime ebike, ideali per risalire anche il Monte Perone o la zona di Rio nell’Elba (porzione orientale, ndr). Anche lì ci sono molti sentieri.

«A me piacerebbe fare il tratto della GTE (Grande Traversata Elbana) che va da Rio a Pomonte. Mi piacerebbe farlo a piedi in un solo giorno. Dei miei amici ci sono riusciti. Sarà l’obiettivo del prossimo inverno!»

Che ci si vada per allenarsi (anche d’inverno il clima è ottimale), per fare della passeggiate, per andare in Mtb o per stendere l’asciugamano sulla spiaggia: l’Elba è pronta ad accogliervi. Non mancano guide, nolo bici e strutture bike friendly. E tra cultura e natura c’è davvero tanto da scoprire.

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