Il Tour nei Paesi Baschi. Astarloa, che cosa ci aspetta?

27.06.2023
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Spesso il Tour de France è partito dall’estero, ma mai c’è stata una tale frenesia come in queste giornate di attesa che si stanno vivendo nei Paesi Baschi. Le ragioni sono tante, probabilmente affondano nella storia stessa di questo territorio disegnato fra le cime dei Pirenei, sempre una terra di mezzo, un po’ di qua e un po’ di là, ma con una fortissima base identitaria.

I Paesi Baschi hanno sempre avuto un rilevante peso nel mondo delle due ruote, basti pensare alle tante gare che vi si svolgono (non è un caso se l’unica gara spagnola in linea del WorldTour sia a San Sebastian), e ai tanti campioni usciti da queste strade. Uno di loro è ben conosciuto anche dalle nostre parti, Igor Astarloa campione del mondo nel 2003.

«La partenza del Tour risponde a una richiesta della gente basca che proviene da molto lontano – testimonia Astarloa – possiamo dire che finalmente è stata esaudita. Le gare basche sono sempre popolate da tantissimi tifosi e posso solo immaginare quanti saranno sulle strade ad applaudire i vari Vingegaard, Pogacar e tutti gli altri, sperando magari che qualche spagnolo possa far sognare».

Igor Astarloa, pro’ dal 2000 al 2009, iridato nel 2003 e vincitore della Freccia Vallone nello stesso anno
Igor Astarloa, pro’ dal 2000 al 2009, iridato nel 2003 e vincitore della Freccia Vallone nello stesso anno
Che significa per la gente locale l’arrivo della Grande Boucle?

E’ una festa che si protrarrà per più giorni ed è poco importante che questa comporti anche qualche disagio, considerando l’imponenza della carovana, che comporta chiusura delle strade ore se non giorni prima del suo passaggio. Nessuno si lamenta, tutti sono anzi contenti che ciò accada perché è gratificante in un territorio dove il ciclismo ha sempre avuto grande tradizione. Non a caso, tra le 66 vittorie di tappa spagnole al Tour, ben 21 sono basche.

Com’è la situazione sociale nei Paesi Baschi, c’è ancora tensione con il governo centrale?

La situazione è molto migliorata, non ci sono più gli attacchi terroristici dell’Eta e attraverso le trattative si è arrivati ad avere una notevole autonomia che ha calmato molti “bollori”. Il popolo basco vuole semplicemente riconosciuta la sua identità, che si esprime attraverso una lingua e una cultura proprie.

Il Tour prenderà il via il 1° luglio con la tappa da Bilbao a Bilbao di 182 chilometri
Il Tour prenderà il via il 1° luglio con la tappa da Bilbao a Bilbao di 182 chilometri
E’ un territorio di frontiera, legato anche alla stessa Francia…

Sicuramente, anzi in Francia ci sono tre territori dove si parla l’euskadi. C’è una divisione per Nazioni, ma la gente è la stessa, c’è grande affinità. L’arrivo del Tour de France serve anche per rappresentare questa affinità fra le due nazioni confinanti attraverso un territorio particolare come quello dei Pirenei.

Parlavi di tradizione ciclistica, noi siamo abituati alla squadra dell’Euskaltel che era una sorta di nazionale basca, ma come mai il corrispettivo femminile è invece una multinazionale?

Bella domanda, la risposta è nella relativa giovinezza del movimento ciclistico femminile. Non ci sono abbastanza ragazze nei Paesi Baschi che fanno ciclismo, ma senza una squadra propria non avrebbero possibilità di approdare alla massima serie. Il calendario femminile è ricco forse ancor più di quello maschile, eppure le praticanti sono molte meno, le squadre hanno bisogno di forze fresche per sostenere l’attività. Era quindi necessario fare dell’Euskaltel femminile una formazione multinazionale, ma comunque con una forte presenza di atlete locali.

Tappa molto dura anche il secondo giorno con arrivo a San Sebastian dopo 209 chilometri (foto Cor Vos)
Tappa molto dura anche il secondo giorno con arrivo a San Sebastian dopo 209 chilometri (foto Cor Vos)
La tradizione ciclistica locale è sempre forte?

Sì, attualmente però ci sono molti meno talenti che emergono. Il ciclismo nei Paesi Baschi vive un momento di difficoltà che mi ricorda molto quello che si vive in Italia: mancano i talenti e questo dipende da molti fattori. E’ vero che c’è una squadra come l’Euskaltel, ma è pur sempre una formazione minore e la Movistar, squadra spagnola, non basta. Parlando però di tradizione mi viene in mente, per fare un paragone, la Lombardia. Quando sono passato professionista le grandi squadre italiane venivano da lì, io mi trasferii sapendo di trovare la patria del ciclismo. Vivete un po’ il momento che viviamo noi che ci affidiamo ancora a Landa, Bilbao, i fratelli Izagirre. Ma questo si vede anche sul piano dell’organizzazione: avevamo gare giovanili con oltre 300 corridori, ora arriviamo a meno di 150. Soffriamo un po’ meno a livello nazionale, grazie all’emergere di talenti come Ayuso e Rodriguez.

Che percorsi troveranno i corridori al loro avvio?

Oltre 3.000 metri di dislivello. Mai una prima tappa del Tour è stata così difficile e questo mi dà da pensare. Temo che ci saranno cadute, perché tutti vorranno stare davanti sapendo che già la prima tappa è così importante: non dico decisiva, ma poco manca. E’ un Tour atipico, prima si partiva col cronoprologo e tappe piane, ora subito salita, ma d’altronde nei Paesi Baschi pianura non ce n’è…

Mikel Landa affronta il suo sesto Tour, dopo essere stato 4° nel 2017 e nel 2020
Mikel Landa affronta il suo sesto Tour, dopo essere stato 4° nel 2017 e nel 2020
Un corridore come Astarloa come si sarebbe trovato nel ciclismo attuale?

Bè, in Spagna oggi un corridore con le mie caratteristiche non c’è. Io ero corridore da classiche e fui fortunato a non finire alla Banesto o alla Once che erano squadre da corse a tappe. Fui fortunato soprattutto a trovare Leali prima e Martinelli dopo, che credettero in me. Martino soprattutto mi portò alla Mercatone di Pantani facendomi crescere con calma. Non ho vinto molto, ma ho coronato il mio sogno: la maglia iridata. E posso aggiungere una cosa?

Prego…

Anche la mia maglia è esposta al Museo San Mames, inaugurato quest’anno per il 120° anniversario dell’Atletico Bilbao. Pochi sanno che la squadra calcistica aveva anche una sezione ciclistica e nel museo ci sono cimeli della storia del ciclismo basco. Sarà aperto proprio per l’arrivo del Tour, a disposizione di tutti gli appassionati.