Il lungo addio della Aspiratori Otelli, tra nostalgia e speranze

12.08.2025
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E’ un anno davvero particolare per la Aspiratori Otelli. L’ultimo, almeno a livello juniores. Il sodalizio, che è nell’ambiente dal secolo scorso e attraverso il quale sono passati tanti ragazzi poi approdati al professionismo, si arrende ai cambiamenti di un ciclismo sempre più dispendioso. Sono cambiati i valori e la passione non basta più. Intanto però la stagione va avanti e anche con qualche soddisfazione, considerando ad esempio i successi di Francesco Baruzzi che l’hanno portato in cima alle gerarchie della categoria e a trovare già un approdo fra i pro’.

Giambattista Bardelloni è al timone della squadra ormai da tempo immemore e ha seguito tutta l’evoluzione dell’Aspiratori Otelli e a dispetto di una difficile situazione è soddisfatto dei suoi ragazzi, non solo per i risultati ma anche per il loro approccio.

Il Team Aspiratori Otelli, con più di 30 anni alle spalle. Bardelloni è all’estrema sinistra
Il Team Aspiratori Otelli, con più di 30 anni alle spalle. Bardelloni è all’estrema sinistra

«Al di là della quantità di vittorie, siamo sempre stati presenti anche nelle gare nazionali e internazionali. E magari con un po’ di fortuna si poteva anche raggiungere qualche successo in più, vedi ad esempio Scofet (in apertura, foto Rodella) al GP Sportivi Loria. Secondo me è una stagione più che eccellente perché i ragazzi devono maturare. Non è che l’unico obiettivo deve essere solo la vittoria…».

Le voci di una dismissione della società a fine stagione hanno influito sui ragazzi?

A me non sembra, d’altronde non è stato un fulmine a ciel sereno e molti di loro hanno già trovato casa per il 2026. Marzocchi va alla Biesse Carrera e Bartolotta va alla Salus, ad esempio. Insomma, essendo già sistemati sono tranquilli e pensano alle gare. Per i secondi anni abbiamo già contatti con le squadre U23. Vediamo di sistemare anche loro. A parte Baruzzi che lui è già a posto (andrà al devo team della Visma-Lease a Bike, ndr).

Baruzzi vincitore di tappa in Slovacchia nella prova di Nations Cup, ora lo attende la Visma (foto Rodella)
Baruzzi vincitore di tappa in Slovacchia nella prova di Nations Cup, ora lo attende la Visma (foto Rodella)
Tu che sei da tanti anni nel gruppo come stai vivendo questo lento trapasso?

Io sono qui dal ‘95. Con Giancarlo Otelli ne abbiamo passate tante, tra gioie e dolori. Sono decisioni difficili che la società ha preso e non le discuto, a me dispiace tantissimo perché smettere mi sembra davvero un peccato anche se so che come c’è un inizio, in tutte le cose c’è anche una fine.

Trent’anni in questo ambiente, quanto è cambiato il ciclismo giovanile in questi tre decenni?

Tantissimo, soprattutto negli ultimi 5-6 anni. Io credo che liberando i rapporti si sia trasformata questa categoria e tutto il ciclismo nel suo complesso. I corridori sono più sfruttati di trent’anni fa, quando c’erano 6-7 corse di alto livello in Italia. Adesso ce ne sono ogni fine settimana, è come fare un campionato italiano tutte le domeniche. Forse io sarò di vecchio stampo, però secondo me stiamo esagerando. Non siamo noi come i tedeschi o i Paesi anglosassoni dove i ragazzi maturano prima, in Italia serve tempo. Si finisce che abbiamo dei bei ragazzini negli allievi che poi si perdono subito.

Federico Saccani si divide fra strada e pista. Su di lui Bardelloni è pronto a scommettere (foto Facebook)
Federico Saccani si divide fra strada e pista. Su di lui Bardelloni è pronto a scommettere (foto Facebook)
Secondo te perché?

Perché il salto da allievi a juniores è eccessivo, è la categoria precedente che andrebbe riadattata. Si passa da gare di 60 chilometri a 120 col rapporto libero. E’ un contraccolpo enorme, così perdiamo tanti ragazzi che potrebbero crescere e invece mollano. Da juniores a U23 cambia poco, 20-30 chilometri che vuoi che siano? Da allievi vedi tanti supervincenti che poi passano e si perdono nel mucchio, si scoraggiano, non crescono più.

Baruzzi a parte, chi sono gli elementi che ti sembrano già abbastanza pronti per il salto di qualità, per salire di categoria con un certo peso?

Innanzitutto penso a Federico Saccani, perché è stato molto sfortunato in questi due anni. Ha avuto dei problemi seri al ginocchio sia l’anno scorso che parzialmente anche quest’anno. Di risultati di spicco non ne ha, ma sta dimostrando di avere stoffa, poi è una pedina per la nazionale ai mondiali in pista. Un ragazzino molto serio, sicuramente psicologicamente molto preparato per la categoria dilettanti. Poi abbiamo Scofet, che l’anno scorso correva in mountain bike ed è tutto da scoprire, sta ottenendo molti piazzamenti. Va molto bene in salita, è molto determinato, secondo me se ha la fortuna di trovare una squadra che l’aspetta un anno o due farà davvero bene. Per gli altri serve tempo, ragazzi che passando di categoria avranno bisogno di essere attesi con pazienza perché hanno ancora molto da imparare ma anche molto da dare.

Tra gli elementi messisi in luce c’è anche Sebastiano Tavelli, 9° ai tricolori (foto Rodella)
Tra gli elementi messisi in luce c’è anche Sebastiano Tavelli, 9° ai tricolori (foto Rodella)
Prossimi impegni e quelli a cui tenete di più?

Lunigiana e poi il Trofeo Buffoni che per noi ha un significato speciale. Visto che è il mio ultimo anno, vorrei riuscire a portare a casa qualcosa d’importante perché abbiamo ragazzi che possono fare bene su quel percorso, a cominciare proprio da Baruzzi e Scofet, ma anche Tavelli che ha fatto nono al campionato italiano. Poi si sa che nel ciclismo tra vincere e perdere a volte basta una sciocchezza che fa la differenza, ma dobbiamo provarci.

Spazio anche ai “terzo anno”, la Otelli dice sì

30.10.2020
4 min
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La Aspiratori Otelli Carin Baiocchi è una delle squadre che può sorridere in questo 2020. Il team diretto da Giambattista Bardelloni e Matteo Freguglia ha sede a Carpaneto. Forte di dodici ragazzi,  i piacentini se la sono cavata alla grande.

«Già che abbiamo ripreso a correre – dice Bardelloni – non è stato poco. In più i ragazzi hanno raccolto cinque vittorie e per questo non posso che essere più che soddisfatto di questo anno così particolare. Cinque vittorie che visto il livello delle gare non sono poche, anzi… Diventa un bilancio più che positivo».

Francesco Calì, passerà alla Colpack
Francesco Calì, passerà alla Colpack

Da Otelli a Colpack

La stella del gruppo è senza dubbio Francesco Calì. Di questo ragazzo ci aveva già parlato Rino De Candido, il tecnico della nazionale italiana juniores. Bardelloni racconta di un giovane serio, molto meticoloso, con voglia di fare. Uno che chiede sempre tutto su allenamenti, alimentazione, che vuol sapere perché deve fare questo e non quell’allenamento.

«Premesso che da juniores non esistono fenomeni – dice Bardelloni – Calì è molto bravo. Va forte. Ha perso il Giro del Friuli per meno di un secondo, ha vinto altre gare. Se continuerà ad avere voglia di fare sacrifici potrà arrivare lontano. Mentalmente è già a posto, sul piano fisico deve ancora maturare. E’ alto e magro, cresce velocemente e ogni tanto ha qualche doloretto, magari al ginocchio… bisogna lasciargli i suoi tempi». Un corridore così non resta certo a piedi. Se l’è preso la Colpack. Un team che sa ben valorizzare i giovani. 

«Ma anche Giosuè Epis ed Andrea Piras sono stati bravi. Piras ha fatto gli europei. E’ un po’ più “alla buona” rispetto a Calì. Se un giorno a lui non dai gli allenamenti non è che sta lì a chiamarti. Magari ti dice a fine giornata che ha fatto due ore così… Anche lui però è bravo e passerà U23».

Livello alto: si e no

Anche alla Aspiratori Otelli si parla di un livello molto elevato nelle corse disputate. Ma questo è un bene o un male?

«E’ un bene per coloro che vanno forte e sono riusciti subito a mettersi in mostra. E’ un male per i ragazzi che invece erano meno forti. Quelli rischi di lascarli indietro. Ragazzi che magari avevano bisogno di più tempo.

«Questa  una categoria particolare. Una categoria in cui si iniziano ad avere le vere distrazioni. Chi va forte qui non è detto che ci vada anche dopo. E viceversa. Per esempio Gabriele Coloberti, l’anno scorso da primo anno aveva anche vinto, quest’anno non ha fatto un piazzamento nei dieci. Se ci fossero state più corse avrebbe trovato il suo spazio».

Un ambiente positivo tra i ragazzi non è sempre facile, merito (anche) dei direttori sportivi
Trovare un ambiente positivo tra i ragazzi non è sempre facile

Il terzo anno?

La Otelli conferma le 12 unità in rosa. La loro scelta è distaccata dall’effetto covid. Matteo Freguglia, l’altro direttore sportivo, in tal senso è molto fiducioso: «Credo che l’anno prossimo con molti innesti possiamo ripartire per aprire un nuovo ciclo». Matteo è giovane ha voglia di’ imparare e lui stesso ammette che seguire questa categoria è una grande scuola e Bardelloni un maestro.

Ci sono stati anni in cui ne hanno avuti dieci e anni in cui sono arrivati a 15. Ma quel che è più curioso è che in lista ci sono anche due “terzo anno”.

«Ne abbiamo otto di primo anno, due di secondo e due di terzo – conclude proprio Bardelloni – Come mai? Il comitato provinciale consente ai ragazzi che non hanno trovato squadra tra gli U23 di continuare a correre, proprio perché si è corso poco. Questi atleti sono comunque tesserati come U23. Possono correre da individuali o appoggiarsi ad un team, purché abbiamo meno di dieci punti FCI. Se per esempio vincono due gare, ecco che non possono più correre tra gli juniores, ma possono gareggiare solo con gli U23. Non solo, ma se una gara juniores è lontana da casa, possono prendere il via in una U23 che magari quella domenica è più vicina a loro».

Ma non si rischia di squilibrare la categoria? Bardelloni assicura: «No, non si tratta di molti atleti e soprattutto i più forti hanno tutti trovato squadra anche tra gli U23».