Henok Mulubrhan, giovane corridore eritreo classe 1999, è diventato un nuovo corridore della Bardiani CSF Faizanè. A inizio febbraio aveva conquistato la seconda posizione nella classifica giovani dietro al connazionale Tesfatsion al Tour of Rwanda. Di recente, invece, ai campionati continentali africani ha fatto vedere grandi cose. Si è aggiudicato il titolo continentale africano nella cronometro a squadre, il secondo posto nella prova individuale ed infine, ha conquistato il titolo continentale su strada.
Il movimento ciclistico eritreo sta crescendo molto in questi anni, raggiungendo il suo apice con la vittoria di Ghirmay alla Gand-Wevelgem. Daniele Nieri ha visto passare molti di questi atleti nel Team Qhubeka, una realtà che ha permesso a questi ragazzi di crescere e maturare per entrare nel mondo del professionismo, o almeno provarci.
Daniele, raccontaci di Henok, quando è arrivato da voi?
Lui arrivava dal centro UCI, dove ha corso per un anno, nel 2019. Quindi, a differenza di altri suoi connazionali, come Tesfatsion (i due sono entrambi del 1999, ndr) aveva già un minimo di adattamento in più al ciclismo europeo.
Come avete lavorato per adattarlo al ciclismo europeo?
Quando i corridori africani arrivano da noi si parte con l’insegnare loro le basi del ciclismo. Per farvi un esempio: Henok non sapeva neanche che per prendere il rifornimento bisognasse chiamare l’ammiraglia, io me lo ritrovavo in fondo alla coda delle macchine che mi chiedeva l’acqua. Sanno che l’Europa è la loro grande occasione e lavorano davvero sodo, non è un caso che il movimento eritreo sia cresciuto così tanto.
Tesfatsion e Mulubrhan sono entrambi del 1999, il primo è al suo secondo anno da pro’. Il secondo inizia adesso, che differenze ci sono?
Loro hanno corso insieme alla Qhubeka nel 2020, sono molto uniti, a breve andranno a vivere insieme, li stiamo aiutando a cercare casa. Probabilmente verranno a vivere vicino a casa mia, tra Empoli e Lucca. A mio avviso Tesfatsion avrebbe dovuto fare un anno in più con noi per crescere ancora un po’. Lui arrivava direttamente dall’Eritrea e l’adattamento al ciclismo europeo non è facile, ogni tanto fa ancora degli errori grossolani, come al Tour of the Alps che agli ultimi 5 chilometri chiedeva ancora il rifornimento…
Invece Henok?
Con il fatto che ha corso un anno con la squadra del centro UCI aveva già qualcosa in più. Ovviamente anche lui ha dovuto fare un periodo di adattamento lungo, il problema principale di questi ragazzi è che quando arrivano non parlano neanche l’inglese, ma solo la loro lingua. Con Qhubeka abbiamo una migliore gestione della situazione in quanto siamo abituati a rapportarci con questi ragazzi. All’interno dello staff abbiamo dei tecnici che parlano la loro lingua, lo zulù, e ci aiutano con la traduzione.
Henok e Daniele Nieri della NTT Continental nel 2020 Poi la squadra ha cambiato nome diventando Team Qhubeka nel 2021 Henok Mulubrhan ha corso questa prima parte di stagione con la continental tedesca Bike Aid
Henok e Daniele Nieri della NTT Continental nel 2020 Poi la squadra ha cambiato nome diventando Team Qhubeka nel 2021 Henok Mulubrhan ha corso questa prima parte di stagione con la continental tedesca Bike Aid
Che tipo di corridore è?
E’ un vincente, ha una mentalità molto forte. Lui è uno di quelli che non dorme la notte perchè pensa alla vittoria, ogni volta che attacca il numero sulla schiena lo fa pensando al bersaglio grosso. L’anno scorso si è piazzato tante volte nei primi dieci, è arrivato terzo nella tappa di Imola al Giro d’Italia under 23.
Scalatore, ma anche a crono va forte…
Certo, come tutti i corridori eritrei ha una condizione innata per andare forte in salita. Loro vivono a 3.000 metri d’altitudine, questo li aiuta moltissimo, hanno un ossigenazione del sangue differente. In più hanno una grande dote naturale per le prestazioni a lungo termine, come la maratona o il ciclismo. A cronometro si difende molto bene, al Giro under è arrivato sesto nella prova contro il tempo.
Henok festeggia la conquista del titolo continentale africano (foto Facebook Bike Aid) Qui con la maglia di campiona nazionale eritreo, titolo conquistato nel 2021 (foto Facebook Bike Aid)
Henok festeggia la conquista del titolo continentale africano (foto Facebook Bike Aid) Qui con la maglia di campiona nazionale eritreo, titolo conquistato nel 2021 (foto Facebook Bike Aid)
Secondo te è pronto per l’avventura in Bardiani?
Direi assolutamente di sì. Lui doveva già correre con noi nel team WorldTour, poi la squadra è saltata e non si è fatto nulla. Ma penso che il suo procuratore abbia iniziato a muoversi già da inizio stagione. La categoria, a dirla tutta gli andava stretta e quindi è giusto che sia andato dai Reverberi. Loro hanno perso due corridori (Visconti e Trainini, ndr) e probabilmente hanno accelerato l’operazione.
Uno dei più grandi problemi è la comunicazione, soprattutto quando tornano in Eritrea per tanto tempo, secondo te questo potrebbe essere un ostacolo?
Non credo, certamente non è semplice ma la tecnologia è cresciuta tanto negli anni. E’ vero che in Eritrea non hanno internet, ma ora esiste un’applicazione per il telefono che permette di chiamare sfruttando la connessione internet del numero di telefono europeo.
Sono tanti i corridori eritrei che vivono in Italia, sono una comunità unita?
Henok, Natnael, Amanuel Ghebreigzabhier e Biniam Ghirmay sono molto amici tra di loro. Si trovano spesso insieme a mangiare e molte volte andiamo anche noi tecnici della Qhubeka. Quello che si è creato con questi ragazzi è un rapporto di amicizia, quasi fraterno. Spesso Natnael ed Henok vengono da noi in magazzino e rimangono a parlare con i ragazzi della squadra. Non sarà raro trovarli tutti insieme a casa loro. Per il momento non hanno ancora la patente e quindi capita che Antonini, un nostro massaggiatore, li porti in giro, li accompagni all’aeroporto o li porti anche a fare la spesa.