Dowsett e l’emofilia, qualcosa da sapere

23.11.2020
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Alex Dowsett vuole dare assalto al Record dell’Ora di Victor Campenaerts. Ci riproverà dopo il Covid, che per ora lo ha fermato. La notizia di qualche giorno fa ha riacceso le luci sia su questa affascinante sfida, sia sull’inglese che sulla sua “malattia”, cioè l’emofilia. E il tentativo (fallito) stamattina dal giapponese Shunsuke Imamura riporta tutto ciò alla cronaca attuale.

Per Dowsett il Record non è la prima volta. E’ stato addirittura detentore di questo primato. Lo stabilì a Manchester il 2 maggio 2015 coprendo 52,937 metri. All’epoca aveva 27 anni e correva nella Movistar. Adesso vuol riprovarci, forte della vittoria di tappa al Giro d’Italia e di un team la Israel Start Up Nation che sta acquisendo sempre più l’immagine di un super team, grazie all’arrivo di Froome.

Già all’epoca fu un vero trionfo, una “notiziona” vista la sua malattia. E proprio per rilanciare l’attenzione sull’emofilia, il corridore di Sua Maestà ha deciso di ritentare. Il suo scopo dichiarato è dare fiducia a chi soffre di questa patologia che si possono raggiungere grandi risultati. Ci si può togliere enormi soddisfazioni. Si può condurre una vita normale.

Dowsett sul podio del Giro nella tappa di Vieste
Dowsett sul podio del Giro nella tappa di Vieste

Emofilia: che cos’è?

Già, ma allora cos’è questa emofilia. In parole molto povere si sanguina facilmente. Ci si procura ematomi, si hanno emorragie molto frequentemente.

Gli ematologi spiegano che alle persone come Dowsett manca uno dei fattori della coagulazione. L’organismo è in equilibrio fra la trombosi e l’emorragia, cioè un sangue “solido” e uno che si disperde. I fattori sono 12, 12 proteine che evitano che la persona sanguini. Agli emofiliaci manca dalla nascita uno di questi fattori, pertanto bastano anche delle piccole botte e sanguinano esternamente o hanno emorragie interne. Emorragie che non sempre sono “catastrofiche”, possono anche essere soltanto degli ematomi.

C’è una terapia?

Non esiste una terapia specifica. Si somministra per via endovenosa quel fattore che manca. In realtà però va specificato che ci sono diversi livelli di emofilia e non tutti sono gravi. Sostanzialmente ci sono due tipologie principali: emofilia di tipo A (a chi manca il fattore 8) che è la più diffusa, ed emofilia di tipo B (a chi manca il fattore 9). 

Il ginocchio di un emofiliaco in seguito a uno sfregamento
Il ginocchio di un emofiliaco in seguito a uno sfregamento

Dowsett soffre di quella A, ma fortunatamente l’attività biologica del fattore mancante non è nulla, ma superiore al 5 per cento. Sotto questo limite il discorso cambia sensibilmente e la vita normale resta quasi una chimera. Un corridore professionista che sta al di sotto di questa soglia potrebbe ritrovarsi degli ematomi sulle ginocchia già solo con lo sfregamento dell’articolazione con la pedalata. Sportivi professionisti (ma non solo) che hanno questa forma non possono esserci: Alex è l’eccezione che conferma la regola. Tanto più nel ciclismo. Questo non significa che per Dowsett sia tutto facile o normale. Prende comunque un agente anticoagulante. Da bambino aveva spesso delle emorragie spontanee. I medici gli sconsigliarono sport come rugby o calcio, facendolo dirottare sul nuoto. L’attività sportiva fatta ad un buon livello però aveva limitato gli ematomi: in pratica il muscolo più tonico era “cuscino” e “cibo” per restare ben sopra il 5 per cento.

La prestazione ne risente?

L’emofilia non va ad influire sulla prestazione. Spesso si pensa che il sangue di queste persone sia più liquido e più “povero”. In realtà la non-coagulazione non va confusa con l’ematocrito, vale a dire la concentrazione di globuli rossi e quindi di “trasportatori” dell’ossigeno ai muscoli. L’ematocrito di un emofiliaco può essere alto o basso esattamente come quello di una persona qualunque.

E non incide neanche sulla sua capacità immunologica. Dowsett, non ha preso il covid perché è emofiliaco, ma per altre motivazioni. Insomma non ne è più soggetto.