Nova Eroica con Vittoria: forature, guasti, miracoli e risate

01.07.2022
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La Nova Eroica è la versione della famosa cicloturistica d’epoca senese aperta alle moderne bici gravel e noi l’abbiamo seguita da un punto di vista particolare, ovvero dall’interno dell’ammiraglia Vittoria. Ma non chiamatelo solo “cambio ruote”.

«In realtà è molto di più – dice infatti Daniele Callegarin, che cura lo sviluppo degli eventi del brand e avevamo conosciuto per il suo viaggio in Ucraina – dato che forniamo assistenza a 360 gradi, anche intervenendo sulla componentistica della bici e non solo: stamattina ho dato via parecchie barrette energetiche».

Vittoria è a Buonconvento perché dallo scorso anno è partner degli eventi Eroica e Nova Eroica in tutto il mondo, fornendo supporto a tutti i partecipanti e al contempo investendo su questi eventi. Non ultimo con la realizzazione di un tubolare celebrativo in onore della prova sulle strade bianche.

1.500 alla partenza

Siamo già in macchina poco dopo la linea di partenza per questa edizione 2022 che prende il via da Buonconvento e alle nostre spalle ci sono 1.500 iscritti pronti a divertirsi sugli sterrati delle crete senesi, scegliendo tra tre vari percorsi di 130, 90 e 60 chilometri.

In primissima fila ci sono gli ex professionisti Nicolas Roche, Giovanni Visconti e Mattia Viel ed è proprio quest’ultimo a richiedere la nostra assistenza pochissimi chilometri dopo il via, a causa di una foratura. In macchina con noi c’è anche il meccanico Edoardo Fedre, che gravita nel team della nazionale italiana fornendo assistenza alla squadra juniores di Salvoldi e che scatta per il primo di tanti interventi.

«Ecco i nostri angeli custodi», dice qualcuno nel plotoncino che evidentemente ha già beneficiato in passato dell’assistenza di Vittoria, mentre Mattia riparte.

Con i pro’ è più facile

Scivolati in coda al gruppo, recuperiamo i ciclisti sugli sterrati verso Asciano: Gonzalo viene dal Cile ed ha rotto la catena e, essendo sprovvisto di falsa maglia, Edoardo ha dovuto accorciarla.

«Paradossalmente – dice dopo essere risalito in ammiraglia – con i professionisti è più facile, poiché i gruppi sono quelli principali di Shimano, Campagnolo e Sram e poi ogni squadra ha i suoi meccanici. In un evento come la Nova Eroica, invece, hai molte più variabili, enfatizzate soprattutto dalle varie tipologie di bici e dalla dimensione delle gomme, per cui devi essere in grado di intervenire in ogni situazione. Per questo è fondamentale fare subito un’analisi del problema che si ha davanti per risolverlo.

Assistere chi ha bucato è l’intervento più ricorrente
Assistere chi ha bucato è l’intervento più ricorrente

«Cerchiamo di avere tutti gli standard possibili – aggiunge Daniele mentre è alla guida – e ad esempio usiamo il sistema Switch per il cambio della cassetta della ruota posteriore, cosicché in un attimo riusciamo a montare sulla stessa ruota pacchi pignoni da 11 o 12 velocità».

Il tubeless è un problema?

In realtà no, perché se si hanno avuto accortezza iniziale nel montaggio, quando si fora e si vuole passare alla camera d’aria, è un ritorno alle origini, con un procedimento collaudato. Al massimo ti sporchi un po’ le mani. Diverso è il caso se il tubeless è molto vecchio…

Veri angeli custodi

Fa abbastanza caldo e lo scenario impareggiabile delle colline toscane bilancia la sofferenza di chi pedala. Prima del duro tratto di Monte Sante Marie, Claudio Graziano di Reggio Emilia ha rovinato la pedivella e l’unico modo per andare avanti è cambiare bici. Edoardo tira giù dall’ammiraglia l’unica a disposizione, regola l’altezza della sella a 79 cm e l’avventura può proseguire.

«Mi avete salvato la vita», dice Graziano. Esagerando, certo, ma il rapporto che si crea tra gli assistiti e Vittoria è questo qui, con un bel ritorno di immagine per l’azienda.

Discorso pressioni: qual è quella giusta?

Bassa (risponde secco Daniele, ndr), nel senso che la pressione oggettivamente ideale non esiste, dato che dipende da vari fattori (peso, cerchi, bici, sezione pneumatici, tubeless o camera d’aria…) ma in genere si ha timore di scendere con le pressioni, quando in realtà una pressione più bassa consente di “copiare” le asperità e stressare meno il battistrada in caso di buche e contraccolpi.

Anche Giancarlo Brocci, l’ideatore di questo “mondo eroico”, è vittima di una foratura nei pressi del bivio per Pociano.

Cristina da Milano

Poi, in cima ad un severo strappo sterrato, arriva Cristina di Milano, quasi senza fiato, preceduta da suo marito: «E’ dura, mi fa paura lo sterrato in discesa perché non sono abituata e sento che mi va via la bici in frenata. Non riesco a cambiare rapporti: le ho provate tutte, cambiavo in continuazione…».

Interviene Edoardo: «Hai il perno posteriore svitato, per questo la ruota non cambia più».

Una serrata ad entrambi i perni passanti e anche per lei la Nova Eroica tra cipressi e strade bianche può continuare

Callegarin in Ucraina, diario di un viaggio nell’anima

05.04.2022
8 min
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Un post su Facebook il 3 aprile, quasi a mezzanotte, mentre eravamo ancora ebbri del Fiandre. Scrive Daniele Callegarin, ex corridore e da sei anni autista del pullman Vittoria, presenza fissa in nazionale e capace spesso di parole magiche.

«Il bene si fa ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca. Non scriverò quindi dei circa tremilatrecento chilometri percorsi in tre giorni, dei trecentotrentanove pacchi contenenti aiuti umanitari, medicinali, farmaci consegnati in terra di guerra, delle tre donne con i relativi figli accompagnate in strutture in Italia. Ma scriverò del weekend in cui ci sarebbe dovuto esser stato il compleanno di Alyce & Grace e che invece il regalo lo hanno fatto loro a me. Permettere tutto questo».

Il carico è completo. Il viaggio è nato coinvolgendo varie associazioni. Callegarin è il quinto da sinistra
Il carico è completo, si può partire. Callegarin è il quinto da sinistra

Una telefonata all’improvviso

Like e commenti, poi la sensazione che servisse altro. Un racconto, ecco cosa. Perché certe storie ti si attaccano addosso e per fortuna non riesci a soffiarle via. E forse perché l’immagine del pullman Vittoria sulla strada per Leopoli dà un’altra concretezza a quel continuo viaggiare. “Calle” risponde e a distanza di giorni ha la voce che ancora trema.

«Ero alla Tre Valli di mountain bike sabato mattina – dice – quando mi ha chiamato Diega Tosatto, del marketing Vittoria. L’azienda voleva fare di più rispetto alla raccolta fondi e ha lanciato la sfida di usare i mezzi del Servizio Corse. Appena ho ricevuto la sua chiamata, ingenuamente o forse egoisticamente, ho subito detto di sì. Senza neppure chiedere a mia moglie Jasmine. L’ho vissuto come la possibilità di fare qualcosa di concreto».

Alla spedizione hanno partecipato anche Andrea Valesini dell’Eco di Bergamo, Diega Tosatto e Marina, interprete ucraina
C’erano anche Andrea Valesini dell’Eco di Bergamo, Diega Tosatto e Marina, interprete ucraina

L’operazione Leopoli

In sintesi. Vittoria si è mobilitata per l’Ucraina, cambiando anche i colori del logo. Ma non basta. L’amministratore delegato Stijn Vriends vuole fare di più ed è così che la sfida viene raccolta. Elena Novikova, ultracyclist che è stata ambassador dell’azienda, ha raccolto 30 scatole di farmaci da far arrivare al velodromo di Kiev. Si contattano varie associazioni: l’obiettivo è raggiungere Leopoli, facendolo in sicurezza e senza peccare di presunzione. Poi anche garantire un futuro alle persone che arriveranno in Italia.

Si va con il pullman. Quello che ha fatto mondiali ed europei con la nazionale e che alla Coppi e Bartali è stato dato in uso al Team DSM. Quel «cazzo di pullman», come lo chiamano in azienda, perché è vecchio, grosso, consuma tanto e sta sempre in mezzo.

Ma torniamo da Callegarin, cercando di non commuoverci quando la sua voce inciamperà nelle parole. La sensazione, poi confermata dai fatti, è che capiterà spesso…

Hai detto subito di sì, perché?

Mi portavo addosso da anni un carico emotivo notevole e questa forse è la prima volta che posso esprimerlo. Quando sono nate Alyce e Grace, c’è stata una persona che ha fatto la scelta di salvare Grace e ha cercato di rianimarla nonostante non avesse il battito e fosse clinicamente morta. E’ rimasta per 20 minuti senza ossigeno e battito, eppure quel medico scelse di provarci e oggi Grace sta benissimo. Non è attaccata a macchinari, gioca, salta e ci insegna a vivere e sorridere (la voce si strozza, ndr). Per questo mi sono sentito di restituire in maniera concreta quell’aiuto. Io so solo guidare un pullman, non sono un dottore, ma quello che abbiamo fatto mi ha reso contento.

Ugualmente un bel rischio…

Sono state le azioni di persone responsabili, senza che nulla sia stato improvvisato. Stavamo andando in territorio di guerra a scoprire che le cose che vediamo ogni giorno nei telegiornali ci sono davvero. Sapevamo del rischio, ma eravamo tutti felici di poter salvare anche solo una vita. Alla fine abbiamo riportato indietro tre donne e cinque bambini. Una bambina si è fermata a Padova dove riceverà le cure per la sua malattia. La madre ha detto una frase toccante: «La guerra si è trasformata in qualcosa di stupendo». Se fosse rimasta là, non avrebbe ricevuto le cure necessarie. E’ stata una frase forte e inaspettata.

L’adesivo dice che il pullman trasporta aiuti umanitari: per passare la frontiera è necessario
L’adesivo dice che il pullman trasporta aiuti umanitari: per passare la frontiera è necessario
Perciò, sabato la telefonata e poi?

Siamo partiti il mercoledì, facendo raccolta di materiali in tre punti diversi. A Milano abbiamo preso 349 pacchi di aiuti umanitari. Poi i 30 pacchi di medicinali raccolti dalla Novikova per Kiev. Infine a Montebelluna abbiamo preso 3.000 euro in aiuti raccolti da un’altra associazione vicina a Diega. Un viaggio complicato, perché usavamo un mezzo aziendale, perché l’Ucraina ha leggi diverse che in periodo di guerra sono più stringenti. E perché con il pullman cambiano le regole doganali. Complicato e pericoloso. Il primo ritrovo a Gorizia, da cui saremmo partiti la mattina dopo.

C’eravate solo voi con il vostro pullman?

Siamo andati con la carovana organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Abbiamo viaggiato tutto il venerdì fino al confine tra Polonia e Ucraina e la mattina dopo, alle 4 eravamo già in dogana, ma siamo passati alle 9, dopo cinque ore.

Foto della partenza verso l’Ucraina. Il momento merita una foto. In qualche modo si fa la storia
Foto della partenza verso l’Ucraina. Il momento merita una foto. In qualche modo si fa la storia
Che scenari hai trovato?

Gelidi. Già il meteo lassù è duro. Siamo stati per un’ora giù dal pullman per i controlli e ci tremavano le gambe dal freddo. Addirittura in certi momenti nevicava. Si percepiva la tensione, sembrava davvero di essere in un film. E poi c’erano i checkpoint, fatti dalla gente comune con ogni mezzo possibile. Mitragliatori e cavalli di frisia. Alla dogana avevano il kalashnikov, non come in aeroporto che al massimo hanno una pistola o la trasmittente. Emotivamente è stato davvero tosto. Pensi: allora i kalashnikov esistono davvero! Siamo entrati alle 9 del mattino e ne siamo usciti all’una di notte. Non volevamo prendere nessun rischio più del dovuto.

Avete scaricato tutto?

Elena Novikova ha fatto arrivare una persona di fiducia, che ha caricato i farmaci ed è partita verso Kiev: 600 chilometri. I pacchi di Montebelluna li abbiamo affidati a un autotrasportatore. Il resto l’abbiamo scaricato a Leopoli.

Con Callegarin, Diega Tosatto e l’interprete c’è anche Francesco Villa: missione compiuta, si può ripartire
Con Callegarin, Diega Tosatto e l’interprete c’è anche Francesco Villa: missione compiuta, si può ripartire
Che esperienza è stata?

Non mi ha tolto niente, ma in compenso mi ha dato tanto. Il più ricco alla fine sono stato io. Questo non vuol dire che tutti adesso debbano andare, ma mi rendo conto che è come il principio di Archimede. Più fai e più ti torna indietro. Più spingi verso il basso e più ti torna fuori. Non voglio sembrare un eroe, ma ho avuto questa opportunità e l’ho colta.

Hai davvero accettato senza dire nulla a tua moglie?

Mi rendo conto di aver sposato una donna eccezionale. Abbiamo un grado di comprensione e vicinanza che mi permette di prendere queste decisioni. Parliamo la stessa lingua, quella del ciclismo. Altrimenti già il lavoro che faccio sarebbe difficile da sopportare. Torno a casa sempre stanco e pronto per un’altra valigia. A tutti noi piace viaggiare, ma quando rientriamo siamo sfiniti e mai presenti totalmente (si ferma, sta piangendo, ndr).

Arrivati a Leopoli, si scaricano i medicinali di Elena Novikova, che ripartono per Kiev
Arrivati a Leopoli, si scaricano i medicinali di Elena Novikova, che ripartono per Kiev
Calle, piantala…

Eh, ma io sono così. Da fuori si conosce il “Calle”, ma sotto c’è anche Daniele. E in questo viaggio sono riuscito a tirarlo fuori. Jasmine aveva già organizzato la festa per il compleanno delle bambine e il fatto di lasciarmi andare l’ho visto come il loro regalo per me. Ma non è tutta farina del mio sacco, dietro c’è un’organizzazione che merita tanti più riconoscimenti. Non ero solo su quel pullman. C’era Francesco Villa, lo conoscete…

Altro storico autista di quel pullman.

Ce lo ha portato lui in Vittoria, era la migliore persona che potesse venire. Quando Diega ha chiesto che avessimo la seconda guida, ho subito pensato a lui e Cecco ha accettato subito. Poi c’era Diega, appunto, un redattore dell’Eco di Bergamo e Andrea, un Dottore del Sorriso che lavora con i bambini ed è stato utile lungo i 1.600 chilometri del rientro. Sono state 20 ore di viaggio. E quando la sera siamo rientrati in Vittoria, ci sono stati molti abbracci e molte lacrime. Ho accompagnato i campioni. Su quel pullman c’è stato Ganna quando ha vinto i suoi mondiali, abbiamo vinto cinque europei su sei che sono stati disputati. Ci sono stati tanti personaggi di spicco ed è bello quando si lavora tutti per un obiettivo e si vince. Ma fra tutte le trasferte che ho fatto, questa per me è stata la più bella. Mi riempie di orgoglio che lo abbiamo fatto con «quel cazzo di pullman».

Per il ritorno sul pullman Vittoria viaggiano anche tre mamme e i loro bambini
E per il ritorno sul pullman Vittoria viaggiano anche tre mamme e i loro bambini
Lo chiamano davvero così?

Praticamente tutti. Perché è ingombrante e fa fumo. Ma io a quel pullman devo tutto. Grazie a lui mi hanno assunto, ho potuto prendere un mutuo, comprare la casa e poi sono venute Alyce e Grace. Mi inorgoglisce che sia stato capace di fare quel viaggio, come il vecchio cavallo con la testa bassa accanto al suo cowboy. Ora è entrato in un’altra dimensione.

Una fortuna aver letto quel post, una fortuna che ci siano in giro persone così e aziende che nei momenti opportuni mostrino anche la giusta compassione. Un’altra valigia nel frattempo è già pronta, il prossimo impegno di Daniele sarà il Tour of the Alps, poi Tour de Romandie, la Coppa del mondo di Mtb in Germania poi quella in Repubblica Ceca e via andare. Ma siamo certi che questi ricordi gli resteranno per sempre cuciti nell’anima.