Un corso per neopro. Salvato racconta una scuola un po’ speciale

Un corso per neopro. Salvato racconta una scuola un po’ speciale

30.11.2025
6 min
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Milano ha ospitato nei giorni scorsi un corso accelerato per illustrare ai neoprofessionisti italiani che cosa li aspetta. L’iniziativa è ormai un appuntamento tradizionale che coinvolge tutte le parti principali del movimento nazionale, dalla Federazione alla Lega. Quest’anno l’evento allestito al Palazzo del Coni dall’ACCPI ha coinvolto un numero maggiore di ragazzi rispetto al solito, ben 22 new entry grazie anche al passaggio fra le Professional dell’MBH Bank. Con loro anche la neopro Matilde Vitillo, approdata alla LIV AlUla Jayco, mentre erano assenti Francesca Pellegrini (Uno-X Mobility) e Federica Venturelli (UAE Team ADQ).

A raccontare l’iniziativa è il presidente dell’ACCPI Cristian Salvato, che ha subito fortemente creduto nella sua importanza, ancor di più oggi che il ciclismo sembra immerso in un frullatore da dove emergono continue novità: «Tutto è nato anni fa, se non ricordo male la prima edizione risale al 2010. E’ curiosa la storia della genesi di quest’iniziativa: l’idea è nata perché avevo visto un articolo su Danilo Gallinari, quando è approdato all’NBA. Era già un giocatore professionista, ma appena approdato lo hanno portato in un albergo per fargli fare una full immersion di 3-4 giorni dove gli hanno spiegato tutte le regole di quel mondo, dalla circonferenza del pallone a come gestire i soldi del post carriera. Noi certo non siamo l’NBA, ma abbiamo pensato a questo corso per dar loro spiegazioni sui diritti e i doveri del corridore».

Al corso hanno partecipato 22 ragazzi, fra cui 6 dei Devo Team. Presente anche Matilde Vitillo approdata alla Liv Jayco AlUla
Al corso hanno partecipato 22 ragazzi, fra cui 6 dei Devo Team. Presente anche Matilde Vitillo approdata alla Liv Jayco AlUla
Al corso hanno partecipato 22 ragazzi, fra cui 6 dei Devo Team. Presente anche Matilde Vitillo approdata alla Liv Jayco AlUla
Al corso hanno partecipato 22 ragazzi, fra cui 6 dei Devo Team. Presente anche Matilde Vitillo approdata alla Liv Jayco AlUla
Il corso si è evoluto negli anni?

Moltissimo. Siamo cresciuti, abbiamo aggiunto sempre più cose e contributi. Vediamo che ha un buon successo, è apprezzato dai ragazzi. Ad esempio quest’anno abbiamo dedicato uno spazio particolare alla spiegazione del Protocollo Adams per l’antidoping. Ai ragazzi spiegavo che nel corso degli anni potranno cambiare squadra, amicizie, morose, ma quel che non cambierà sarà proprio il Protocollo finché saranno professionisti…

Ti sarebbe servito un corso simile quando sei passato professionista tu, nel 1995?

Altroché… Quando sono passato, nessuno mi ha spiegato niente tranne il classico compagno di camera che ti accennava qualcosa. Erano altri tempi, sicuramente. C’erano anche manager da Far West e aver avuto un’istruzione sarebbe stato molto importante per quanto riguarda i diritti contrattuali. I contratti erano dei lenzuoli e i pagamenti erano un po’ più… a maglie larghe, diciamo che erano più “creativi”.

Cristian Salvato, presidente ACCPI, ha tenuto un intervento spiegando diritti e doveri del corridore
Cristian Salvato, presidente ACCPI, ha tenuto un intervento spiegando diritti e doveri del corridore
Cristian Salvato, presidente ACCPI, ha tenuto un intervento spiegando diritti e doveri del corridore
Cristian Salvato, presidente ACCPI, ha tenuto un intervento spiegando diritti e doveri del corridore
La situazione relativa è migliorata?

Sicuramente. A parte che i contratti sono di anno in anno, di contestazioni ne trovo veramente poche, anche perché ci sono le fidejussioni, i diritti. Ma c’è un altro aspetto che mi colpisce ed è l’età media sempre più giovane. Io quando sono passato professionista ero al quinto anno da dilettante, ma era abbastanza normale, anche perché c’era il blocco olimpico. A 21 anni passavano i fenomeni. Adesso invece un ragazzo al primo anno è già qui.

Com’era strutturato il corso?

Avevamo numerosi contributi, ognuno con un team specifico: del Protocollo Adams hanno parlato Martino Pezzetta dell’UCI Lega Anti-doping Service e Carmel Chabloz dell’agenzia ITA. Altri argomenti erano Contratti e Istituzioni dei Team Professionistici. Benessere e salute mentale dell’atleta. Premi, diritti e doveri del corridore. Rapporto con i media e utilizzo dei social. I ragazzi hanno seguito tutto con grande interesse, emozionandosi quando da Gand si è videocollegato Elia Viviani, in una pausa della Sei Giorni.

In videocollegamento da Gand erano presenti anche il cittì Marco Villa e Elia Viviani
In videocollegamento da Gand erano presenti anche il cittì Marco Villa e Elia Viviani
In videocollegamento da Gand erano presenti anche il cittì Marco Villa e Elia Viviani
In videocollegamento da Gand erano presenti anche il cittì Marco Villa e Elia Viviani
Un segno della maturità diversa che hanno i ragazzi?

Per certi versi sì, secondo me per loro è anche più complicato orientarsi per ragazzi così giovani che hanno anche un riferimento in più nei procuratori e nei loro interessi non sempre coincidenti con quelli dei loro protetti. Io l’esempio che faccio sempre è quello di Lorenzo Finn, un talento assoluto, vincitore del titolo mondiale da junior e subito dopo anche da Under 23. Poteva passare direttamente, invece ha scelto di fare due anni da dilettante, perché sa che quelle esperienze che accumulerà gli verranno utili. Io credo che sia proprio l’esempio perfetto da portare di come bisognerebbe passare professionista.

Come giudichi una presenza così massiccia di corridori?

Certamente il gruppo MBH Bank aggiungeva presenze, ben 8 solo di quel gruppo, ma ce n’erano anche 6 di devo team del WorldTour con unico assente Agostinacchio perché in gara nel ciclocross. Tutti ragazzi, quello un po’ più grande era Gaffuri.

Mattia Gaffuri era il più grande d'età presente al corso con i suoi 26 anni
Mattia Gaffuri era il più grande d’età presente al corso con i suoi 26 anni
Mattia Gaffuri era il più grande d'età presente al corso con i suoi 26 anni
Mattia Gaffuri era il più grande d’età presente al corso con i suoi 26 anni
Che segnale è?

Io credo sempre a un rinascimento del ciclismo italiano. E’ un bene che abbiamo quattro squadre Professional, purtroppo non sono di altissimo livello per il budget a disposizione, non per la qualità degli sponsor e anche dei manager che le seguono. Ma il dio denaro comanda sempre di più.

Una cosa che sta emergendo sempre più è che molti ragazzi lasciano la scuola per seguire il loro sogno ciclistico. Avveniva anche ai tempi tuoi?

Diciamo ai tempi miei eravamo di più che sacrificavamo la scuola per il ciclismo. Adesso la scuola è un po’ cambiata, io mi ricordo che ai tempi miei c’erano dei professori che mi guardavano male quando chiedevo un permesso per andare a fare una gara o per un ritiro. Adesso i ragazzi hanno delle facilitazioni e molta più comprensione, è molto meglio. Tra i ragazzi avevamo Gaffuri che ha già una laurea e altri 2-3 ragazzi che seguono corsi universitari, quindi la situazione è migliore di quanto si pensi.

I ragazzi hanno mostrato grande attenzione per tutta la durata del corso, concentrato in una giornata
I ragazzi hanno mostrato grande attenzione per tutta la durata del corso, concentrato in una giornata
I ragazzi hanno mostrato grande attenzione per tutta la durata del corso, concentrato in una giornata
I ragazzi hanno mostrato grande attenzione per tutta la durata del corso, concentrato in una giornata
I ragazzi come si sono comportati?

Meglio di quanto pensassi. Parliamo di ragazzi giovani, tenerli chiusi per un giorno dentro una sala è quasi una tortura. Eppure ho visto che i telefonini li tenevano in tasca ed erano interessati a quel che veniva detto, anche perché negli anni abbiamo raffinato sempre di più quello che gli proponiamo. Ad esempio l’intervento di Marco Velo sui dispositivi di sicurezza, su com’è costruita la carovana sulla strada. Faceva delle domande e la maggior parte non sapeva come muoversi al suo interno e dove sono posizionate le varie parti.  Li vedevo attenti.

Hai avuto la sensazione della consapevolezza di dove sono, di quello che li aspetta?

Questa è una bella domanda. Dipende molto dalla persona. Rispetto a una volta il salto da professionista è molto più grande, io vedevo un professionista come una star. Adesso i ragazzi sono già a contatto con i pro’ nelle corse open, c’è una contaminazione diversa, quindi sono più preparati, abituati.

Entriamo nel corso Accpi con Crescioli: lezioni, curiosità e aneddoti

09.12.2024
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Il corso dedicato ai corridori neo professionisti dell’Accpi che si è tenuto a Milano il 29 novembre era volto a introdurre i ragazzi nelle dinamiche del ciclismo, vissuto anche come un lavoro. Tra i diversi atleti che hanno partecipato c’era Ludovico Crescioli, il toscano che dalla prossima stagione correrà con la Polti-Kometa (dall’1 gennaio la squadra prenderà il nome di Polti-VisitMalta). 

«Siamo arrivati oggi in Spagna per il primo ritiro della stagione – racconta Crescioli – a Oliva, dove la squadra si raduna da qualche anno. Sono già stato a Malta qualche settimana fa con il team e ho avuto modo di conoscere qualcuno. Ora avrò modo di testare i vari materiali, vedere la bici e introdurmi pienamente in questo mondo».

Il corso Accpi 2024 si è tenuto il 29 novembre scorso
Il corso Accpi 2024 si è tenuto il 29 novembre scorso

Una giornata in classe

Negli anni la giornata dedicata ai neo professionisti ha visto un ribasso notevole dell’età media, tanti ragazzi arrivano direttamente dalla categoria juniores. E’ chiaro che in un ciclismo sempre più giovane il corso tenuto dall’Accpi diventi sempre più importante. Diventare professionisti non vuol dire correre gare di primo livello e avere materiale tecnico di alta gamma, ma è un vero e proprio lavoro, con diritti e doveri. Prima di entrare nel vortice è bene sapere cosa si trova al centro del ciclone. 

«E’ stata una giornata intera iniziata – dice Crescioli – alle 9,00 e terminata alle 17,00. Un buon corso nel quale ci hanno spiegato il mondo del professionismo. A partire dai controlli antidoping, per passare poi ai contratti e al loro funzionamento. C’è stato anche un intervento di Elisabetta Borgia, psicologa dello sport che lavora con la Federazione».

E’ intervenuta anche Elisabetta Borgia la quale ha spiegato come affrontare le sfide derivanti da questo salto di categoria
E’ intervenuta anche Elisabetta Borgia la quale ha spiegato come affrontare le sfide derivanti da questo salto di categoria
Partiamo dall’antidoping?

Ci hanno spiegato in che modo si tiene la reperibilità attraverso l’applicazione che fornisce la WADA. Ad esempio c’è una fascia di un’ora, che bisogna garantire ogni giorno, nella quale devi essere sempre reperibile. In poche parole devi farti trovare a casa, o dove alloggi in quel momento. Ogni spostamento deve essere segnalato, perché la WADA deve sapere dove dormi e in che posto sei. 

Si fa tramite cellulare?

Sì, il che rende tutto più semplice. Anche se questa è la parte più delicata del lavoro, perché non si può sbagliare di una virgola. L’applicazione ha un calendario che noi atleti dobbiamo completare di trimestre in trimestre. Ad esempio: ora i mesi che andranno da gennaio a fine marzo devono essere riempiti con i dati richiesti entro il 15 dicembre. Io so che dal 10 al 20 dicembre sono in ritiro a Oliva, quindi ho segnalato già la mia posizione per quel periodo. Chiaro che le cose possono cambiare, ma la WADA chiede comunque un preavviso. 

Cristian Salvato presidente dell’Accpi ha spiegato diritti e doveri del corridore derivanti dai contratti firmati
Cristian Salvato presidente dell’Accpi ha spiegato diritti e doveri del corridore derivanti dai contratti firmati
Come inizia questo controllo?

Ti arriva una mail che richiede di iscriversi. A me è arrivata a fine settembre, quindi era un mesetto che la utilizzavo. Però durante il corso mi sono tolto tutti i dubbi. 

Poi è intervenuta Elisabetta Borgia, giusto?

Ha parlato con noi per una mezz’ora abbondante ed è stato un intervento molto utile. Ci ha dato delle dritte su come affrontare questo grande passo

C’è stato anche spazio per parlare di sicurezza sulle strade
C’è stato anche spazio per parlare di sicurezza sulle strade
Tipo?

Ha detto di crearsi delle giuste aspettative, alla nostra portata, e di cercare una progressione graduale. Al corso c’erano tanti giovani, praticamente eravamo tutti under 23. Il mondo del ciclismo da questo punto di vista sta cambiando, e per fare in modo che ognuno trovi la propria dimensione serve avere il giusto approccio mentale. Il rischio è di cadere in loop negativi e di vivere questo sport come un peso. Poi però siamo passati anche alle cose pratiche.

Le fasi della corsa?

Marco Velo ci ha spiegato come ci si comporta in gara e ci ha insegnato come si riconosce la figura del giudice di corsa. E da chi è composta la giuria. Erroneamente pensiamo che tutti siano dei giudici, ma non è così. Insomma è diventato tutto più professionale, d’altronde ora questo è il nostro lavoro. Infine ha fatto un piccolo intervento anche Paolo Bettini.

Infine Paolo Bettini ha raccontato la sua esperienza personale, una bella lezione di vita
Infine Paolo Bettini ha raccontato la sua esperienza personale, una bella lezione di vita
Cosa vi ha detto?

CI ha raccontato la sua esperienza da neo professionista, erano altri tempi ma l’andamento è simile. Poi ha parlato della sua carriera, di come è diventato un corridore e di quando è passato professionista. E’ stata una bella lezione di vita, spontanea.