Contador, Ranking UCI

Ranking UCI per uomini da Grandi Giri? Contador non la vede così

27.11.2025
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SANTA CRUZ (Isole Canarie, Spagna) – Capita che in una tipica serata alle Canarie Alberto Contador riceva un premio dal Cabildo de Tenerife per quanto ha fatto nella sua carriera. Una carriera ricca di successi, molti dei quali costruiti proprio su questa isola in mezzo all’Oceano Atlantico… chiaramente sul Teide.

E’ come spesso succede, questi momenti sono ideali anche per fare delle riflessioni, seppur dribblando tifosi che chiedono un selfie o autorità che tirano Contador per la giacchetta. Quali riflessioni? Quelle sulla classifica UCI, per esempio.

Alberto Contador premiato a Tenerife per il legame con questa isola e il merito sportivo
Alberto Contador premiato a Tenerife per il legame con questa isola e il merito sportivo

Ranking ingannevole?

Dando uno sguardo alla graduatoria dei primi 10-15 posti del ranking UCI individuale, questa sembra sbilanciata nettamente a favore degli uomini da corse a tappe e da Grandi Giri. Forse anche perché un paio di anni fa fu rivista l’assegnazione dei punti. Ricorderete, per esempio, che la Lotto non venne al Giro d’Italia e racimolò, con piccole gare di un giorno in Belgio, più punti di chi era alla corsa rosa.

In realtà, secondo Contador, la questione è ben diversa. «Guardiamola bene questa classifica – dice Contador mentre la osserva – per me non è così vero che nei primi 15 ci siano uomini da corsa a tappe. Togliamo Pogacar, che vince sia le classiche che i Grandi Giri, ma per me Pidcock non è uomo da Grandi Giri, anche se è salito sul podio della Vuelta. Lo stesso Remco. E poi ci sono anche Van der Poel e Pedersen… che non sono certo uomini di classifica».

In effetti la nostra supposizione nasceva proprio dalla presenza, in questa graduatoria, dei soli due “bestioni” puri da classiche: gente che vince parecchio, come Mathieu Van der Poel, e gente che vince un po’ meno ma è molto presente come Mads Pedersen. E’ logico dunque pensare che questa classifica sia appannaggio degli uomini da corse a tappe.

ATLETAPUNTI
1 – Tadej Pogacar11.680
2 – Jonas Vingegaard5.944,14
3 – Isaac Del Toro5.664
4 – Mads Pedersen5.074,45
5 – Joao Almeida4.331,07
6 – Remco Evenepoel4.118
7 – Thomas Pidcock3.904,38
8 – Mathieu Van der Poel3.838
9 – Oscar Onley2.910
10 – Wout Van Aert 2.908
11 – Arnaud De Lie2.781
12 – Giulio Ciccone2.752,88
13 – Ben Healy2.742
14 – Juan Ayuso2.602,5
15 – Florian Lipowitz2.552
La classifica UCI individuale al 25/11/2025 (fonte UCI)

Il “caso” Almeida

«Per me – continua Contador – un vero uomo da corse a tappe è Joao Almeida, magari anche Vingegaard. Joao fa praticamente solo gare a tappe: quelle di una settimana e i Grandi Giri. Con lui andrebbe fatto il paragone. Joao però certe corse le vince. Se ben ricordo ha vinto il Tour de Suisse e raccoglie molti punti. E infatti si trova tra Pedersen e Van der Poel in classifica».

Tolto Pogacar, che è un’eccezione e ha praticamente il doppio dei punti del secondo, cioè Vingegaard, il discorso del madrileno torna.

Van der Poel tutto sommato ha corso poco: in totale ha messo insieme appena 41 giorni di gara (15 dei quali al Tour de France), però ha vinto molto, specie nella prima parte di stagione, quando tra le altre cose ha conquistato la Milano-Sanremo, la Roubaix e poi tappa e maglia gialla al Tour, racimolando punti pesanti.

Pedersen, dal canto suo, ha vinto un po’ meno, ma è stato super presente: 74 giorni di gara, due Grandi Giri. Solo nella corsa rosa Mads, fra tappe e maglia ciclamino, si è portato via oltre 1.000 punti. E qui nasce un’altra questione: Pedersen non è uomo da classifica, ma i suoi punti li ha fatti nei Grandi Giri. La situazione, insomma, è ben più intricata.

«Ma potrei dire anche di Del Toro – riprende Contador – Isaac è vero che è salito sul podio del Giro, ma nemmeno lui possiamo considerarlo un corridore esclusivamente da Grandi Giri. Quante classiche italiane ha vinto solo nel finale di stagione? E quanti punti vi ha raccolto? Sono dure, vero… ma sono sempre corse di un giorno.

«Bisogna fare un’altra considerazione: se uno sta molto bene, è capace in un mese di portare a casa tantissimi punti pur non essendo uomo da Grandi Giri. Se poi quel mese coincide con grandi classiche Monumento, che pagano tantissimo, ecco che si ritrova in alto in classifica».

Valverde “alla Pogacar”: primeggiava nella classifica UCI grazie al suo rendimento di altissimo livello sia nei Grandi Giri che nelle classiche
Valverde “alla Pogacar”: primeggiava nella classifica UCI grazie al suo rendimento di altissimo livello sia nei Grandi Giri che nelle classiche

Prima di Pogacar…

«Due classiche importanti pagano quasi come un buon piazzamento in un Grande Giro e certamente più di una corsa a tappe di una settimana. Quindi per me il vero uomo da corse a tappe in classifica è Almeida».

Gli facciamo notare che una volta a vincere era Alejandro Valverde. «Ma Alejandro – ribatte Contador – vinceva le classiche e si piazzava bene nei Grandi Giri. Io ho vinto questa classifica, se ben ricordo, solo nel 2009, ma vinsi praticamente tutto il Tour de France compreso. Nel 2008 invece, quando conquistai sia il Giro che la Vuelta, non ci riuscii», come a ribadire ancora una volta che non è così vero che davanti ci siano solo specialisti dei Grandi Giri.

Alberto continua a sbirciare la classifica e i nomi. Sottovoce nomina Onley, Ciccone… e continua a ripetere che secondo lui non sono uomini solo da Grandi Giri. Poi sale sul palco e va a prendersi l’applauso di Tenerife.

Punti, gare e modo di correre che cambia. Parola a Copeland

11.06.2022
5 min
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Della classifica a squadre, della questione dei punti e delle retrocessioni avevamo parlato questo d’inverno. Adesso che ci si avvia alla fine del triennio, la questione si fa più ingarbugliata e della riforma entrata in vigore nel 2019 emergono tutti i limiti. Il discorso è complesso e lo affrontiamo con Brent Copeland (nella foto di apertura con Groenewegen, ndr), team manager della BikeExchange-Jayco, e tra i più esperti.

Prima però, ricordiamo brevemente cosa prevede questa riforma.

Nel 2019 l’UCI introduce il ranking per i team. I primi 18 della classifica restano nel WorldTour, gli altri retrocedono a professional. La classifica è stilata in base alla somma dei punteggi dei migliori dieci atleti per team, per ogni singola stagione (1 gennaio – 31 dicembre).

La classifica a fine maggio. L’ultima ad assicurarsi una licenza WT per il 2023 sarebbe l’Education First-Easy Post
La classifica a fine maggio. L’ultima ad assicurarsi una licenza WT per il 2023 sarebbe l’Education First-Easy Post
Brent, ora che il tempo stringe ci si è resi conto che chi ha preso parte al Giro d’Italia (corsa WT) e ha persino vinto tappe, come il vostro Simon Yates per esempio, ha ottenuto meno punti di chi ha vinto corse di un giorno di categoria “.pro” o addirittura 1.1. C’è qualcosa che non va?

Queste sono le regole che l’UCI ha applicato nel 2019 e se non andavano bene dovevamo dirlo prima. Ora c’è un leggero panico perché qualcuno potrebbe retrocedere e questo sta portando ad un nuovo modo di correre per andare a caccia dei punti. Quello che per me è sbagliato è stato mantenere il ranking durante la pandemia.

Cosa intendi?

Dei punti possiamo parlarne fino a domattina. C’è chi sostiene che una corsa di un giorno, benché piccola, valga più di una tappa in un grande Giro e chi invece dice di no: ognuno ha la sua opinione. Ma attuare questo sistema durante la pandemia è stato scorretto. Molte corse sono saltate, molti corridori sono stati male. Prendiamo il nostro caso: siamo un team australiano, abbiamo sponsor australiani e interessi a correre laggiù. Con l’annullamento del Tour Down Under e delle altre corse, abbiamo perso una grossa fetta di punti. E la stessa cosa al Giro d’Italia del 2020. Avevamo un super Simon Yates, ma poi tre, quattro persone dello staff hanno preso il Covid e abbiamo dovuto fermare la squadra, perdendo tanti altri punti. Va da sé che in una situazione così non puoi tenere fede ad un ranking.

E anche la questione dei punti è da rivedere: 100 per una tappa del Giro, 150 per una corsa singola “.pro”…

Yates che vince la tappa più spettacolare e dura del Giro, quella di Torino, porta a casa 100 punti UCI. Nello stesso giorno il nostro Groenewegen vince una corsa 1.1 in Olanda, tutta piatta, e ne porta a casa 125: per me non ha senso. Ma questo è un altro discorso. Ripeto, potevamo pensarci prima.

“Potevamo pensarci prima”, ma qualcuno ci ha anche detto che il regolamento non era chiarissimo. E che si pensava che la classifica fosse rivolta alle sole WorldTour e non che ci fosse una graduatoria comune con le professional…

No, questo è stato chiaro subito. Semmai c’è stata un po’ di confusione su come venissero assegnati i punteggi. La regola poteva essere interpretata in più modi. Noi, come molti altri, credevamo inizialmente che tutti i corridori portassero punti. E non solo i primi dieci. Questo cambia tutto, cambia anche il modo di correre.

Con l’annullamento del Tour Down Under, la squadra di Copeland ha perso (potenzialmente) molti punti
Con l’annullamento del Tour Down Under, la squadra di Copeland ha perso (potenzialmente) molti punti
Cioè?

Faccio un esempio. La settimana scorsa eravamo a fare una corsa in Belgio. Davanti c’era una fuga di una decina di corridori. Avevano un minuto e si poteva chiudere. Noi dietro ne avevamo quattro, due dei quali potevano vincere. Ma visto chi c’era davanti, ci siamo fatti i conti e abbiamo preferito lasciare andare la fuga piuttosto che rischiare, favorendo altri più pericolosi in gruppo. Quelli che erano davanti non erano dei rivali diretti per la nostra classifica. E questo modo di correre chiaramente è negativo.

Decisamente…

E non va bene neanche per i giovani. Loro, che rischiano di non essere nei primi dieci del proprio team, è meglio che restino in gruppo a non fare niente o a tirare in caso di necessità. Chi ha ideato questa riforma non ha pensato a queste conseguenze.

Sull’arrivo della Marmolada si vociferava che la corsa fosse così addormentata anche perché i team cercavano di correre non tanto per la vittoria, ma per i punteggi…

Può essere così, certo. L’importante però è che il pubblico conosca certe dinamiche. Altrimenti, giustamente, critica l’assenza di spettacolo. Come tranquillamente potevano criticare noi quel giorno, dato che avevamo quattro corridori pronti a vincere e non lo abbiamo fatto. Nel calcio è più semplice far capire il concetto di retrocessione. Si gioca: si vince, si perde o si pareggia e in base a questo si fanno dei punti.

Yates vince la spettacolare (e dura) tappa di Torino: che porta al team “solo” 100 punti UCI
Yates vince la spettacolare (e dura) tappa di Torino: che porta al team “solo” 100 punti UCI
Non è così nel nostro mondo…

Nel ciclismo ci sono molte più variabili. Il pubblico è il nostro asset maggiore, noi corriamo per fare spettacolo, ma se certe cose non le capiamo noi stessi, come possiamo pretendere che le capiscano i tifosi? A mio avviso questa riforma ha portato più negatività che positività. E questo vale non solo per noi della BikeExchange, che tra l’altro siamo a rischio moderato, ma al ciclismo intero.

E così facendo, il Giro d’Italia, durante il quale ci sono state molte gare, è a rischio. Sempre più corridori importanti non verranno, perché dirottati su corse che danno più punti Uci?

Ma non solo il Giro, tutte le corse a tappe. Non faccio nomi per rispetto degli organizzatori, ma noi abbiamo appena rinunciato a due (buone) corse a tappe, per andare a fare gare di un giorno. C’è un corridore di un altro team che non era al Giro, il quale a maggio ha raccolto più punti di chi è salito sul podio finale della corsa rosa. Il Giro, il Tour, la Vuelta, il Giro di Svizzerasono le gare che hanno fatto la storia del ciclismo. E noi magari ci ritroviamo a disputare corse dove non c’è neanche la diretta tv perché assegnano più punti. Vaglielo a spiegare agli sponsor…

Brent, voi team state lavorando ad un tavolo di discussione con l’UCI?

Certo, ma per il futuro. Questo triennio ormai è andato. Da una parte capisco anche l’UCI, che ha ideato la riforma tre anni fa e fino ad ora nessuno aveva parlato. Non so quando, ma ci riuniremo. Stiamo parlando per rendere il tutto più semplice e chiaro: i grandi corridori e le squadre non possono rinunciare alle corse che hanno fatto la storia del ciclismo.

Baffi ci crede. «Nibali è solido»

20.10.2020
3 min
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Per Adriano Baffi la parola d’ordine è crederci. Alla vigilia delle grandi montagne in casa Trek-Segafredo è arrivato il momento della verità. La tanto attesa terza settimana entra nel vivo e Vincenzo Nibali può uscire allo scoperto. Nel bene e nel male. Dopo la brillantezza vista oggi a San Daniele e ascoltando proprio le dichiarazioni dello Squalo a fine tappa, è lecito essere ottimisti.

Il ritorno verso l’hotel il siciliano lo fa in macchina anziché sul bus. Vuole arrivare prima per sbrigare i massaggi e tutto il resto in tranquillità. Non lascia nulla a caso. Buon segno.

Due giorni duri

«Non abbiamo preso fiducia semplicemente perché non l’avevamo persa – dice il ds della Trek-Segafredo, Adriano Baffi – Sappiamo che per adesso c’è chi va più forte. Almeida anche oggi ha guadagnato 2”. Se lotteremo? E c’è da chiederlo? Se fai il ciclista non puoi non lottare. La generale resta il primo obiettivo. Anche perché con questa classifica e queste gambe è difficile vincere una tappa: non ti lasciano andare e in caso di arrivo insieme c’è chi ne ha di più. La terza settimana per alcuni va bene, per altri è difficile e per altri ancora è una sorpresa. Vedremo.

Adriano Baffi, ex corridore e direttore sportivo della Trek-Segafredo
Adriano Baffi, direttore sportivo della Trek-Segafredo

«La tappa di domani non sarà decisiva. Però ci potrà di dire chi vincerà il Giro. Sarà l’antipasto del giorno dopo. Immagino che Ntt o Sunweb possano fare la corsa dura. Noi sin qui abbiamo cercato situazioni favorevoli. Ma quando si sono create le opportunità abbiamo sempre perso terreno. Non ci aspettavamo di arrivare a questo punto con 3’31” di ritardo».

Nibali ha dichiarato che Wilco Kelderman il nemico più pericoloso ce l’ha in casa ed è Jai Hindley. I due Sunweb potrebbero anche litigare in qualche modo?

«Credo proprio di no – ribatte Baffi – sarebbe stupido. Hindley è oltre 2’30” dietro Kelderman. O cede o tutt’al più la Sunweb decide di giocare su due fronti per mettere pressione ad Almeida se non dovesse staccarlo. Se fossi il loro ds punterei sull’olandese».

La solidità dello Squalo

Nel clan di Luca Guercilena non si parla della rimonta di Vincenzo nel 2016. Né si fanno conti. C’è solo da dare il massimo e vedere come andranno gli eventi.

«E’ l’unica cosa che possiamo fare – dice Baffi – abbiamo la totale fiducia in Vincenzo e che si arrivi a Milano. Semmai i conti li faremo la sera prima della crono finale. Siamo in un Giro e tutto può accadere. Guardate cosa è successo: dopo tre tappe è andato a casa Thomas, ci ritroviamo con Almeida in rosa e Hindley che a Piancavallo ha fatto un qualcosa di pazzesco. Di fronte a tutto ciò posso solo dire che Nibali è solido.

«Intanto pensiamo a queste due tappe – conclude il ds – credo che tutti coloro che sono dietro non aspetteranno. Noi e l’Astana ne abbiamo uno, ma Bora, Sunweb ne hanno due in classifica (e Deceuninck-Quick Step e NTT sono forti, ndr). Se dovessero fare queste due tappe alla morte ai Laghi di Cancano qualcuno pagherà. Per questo mi immagino che ci saranno ritmi alti. Gambe permettendo».