I caschi di punta di Salice ora anche in total white

14.08.2025
3 min
Salva

In attesa di presentare i nuovi modelli per il 2026, l’azienda comasca Salice ha rilasciato una nuova colorazione per i suoi caschi di punta. Da oggi infatti Vento, Gavia e Levante saranno disponibili anche in total white, una livrea elegante e ideale anche per l’estate. Facciamo una breve panoramica dei tre modelli, che presentano alcune caratteristiche comuni, ma ognuno con connotati unici.

Il modello Vento (in apertura la nuove versione) finora era disponibile anche in bianco, ma con la classica striscia tricolore
Il modello Vento (in apertura la nuove versione) finora era disponibile anche in bianco, ma con la classica striscia tricolore

Vento, il casco degli agonisti

Vento (foto di apertura) è il modello pensato per i ciclisti agonisti, con un ottimo rapporto tra leggerezza ed aerodinamica. E’ realizzato (come gli altri due) con la tecnologia chiamata “in-moulding”. Questa prevede che la calotta interna in EPS sia stampata assieme a quella esterna in policarbonato: una costruzione che permette di assorbire al meglio l’energia dell’urto in caso di caduta. 

Con gli altri due modelli condivide anche il rotore posteriore con sistema di antiscalzamento. E’ cioè possibile regolare il rotore nella posizione migliore per una calzata personalizzata, in modo che il casco resti il più stabile possibile. 

Inoltre il rotore posteriore è dotato di una luce rossa di sicurezza attivabile a piacere. La calotta del modello Vento presenta undici fori di aerazione che garantiscono il giusto comfort anche sotto sforzo.  Dieci sono disposti simmetricamente sui lati del casco, mentre uno, orizzontale, è posto sulla parte frontale, appena sopra l’inizio della calotta. Il peso varia dai 220 grammi della taglia S/M e i 230 grammi della taglia L/XL. 

Gavia è il modello più leggero e areato, pensato, come dice il nome, per le salite
Gavia è il modello più leggero e areato, pensato, come dice il nome, per le salite

Gavia, il più leggero

Il modello Gavia è dei tre il casco più adatto alle salite, come suggerisce il nome scelto da Salice. Infatti è il più leggero ed estremamente areato, quindi ideale per scalare i passi lunghi e impegnativi. Come nel modello Vento anche qui sono poi presenti sulla calotta due guide laterali, un sistema semplice e pratico dove posizionare gli occhiali, quando non servono (come, per esempio, in salita).

La costruzione anche in questo caso si avvale della tecnologia “in-moulding”, ma la forma della calotta è ancora più compatta e sono presenti ben quindici fori di areazione. Inoltre l’imbottitura interna è ridotta per abbassare il peso (senza però trascurare la comodità). Il peso del Gavia si ferma a 210 grammi in taglia S/M e 220 grammi in taglia M/L.

Il modello Levante è il più strutturato, molto aerodinamico e confortevole
Il modello Levante è il più strutturato, molto aerodinamico e confortevole

Levante, il più strutturato

Il casco Levante è forse il modello più strutturato dei tre. Anche in questo caso la calotta presenta quindici fori di aerazione, ma meno estesi di quelli del Gavia. L’imbottitura poi è più generosa e contiene anche una retina anti-insetti, estraibile e lavabile.

Anche i lacci, in tessuto morbido, sono pensati per il massimo comfort, e la chiusura è facilmente regolabile grazie ad una fibbia con sgancio laterale. Infine il peso. In taglia S/M Levante ferma la bilancia a 250 grammi, e a 290 grammi in taglia M/L.

Salice Occhiali

Caschi, quando l’aerodinamica è sinonimo di ventilazione

28.06.2022
6 min
Salva

Le giornate da canicola fanno tornare alla ribalta il problema del calore e delle reali capacità di ventilazione dei caschi. Ci sono corridori che durante la stagione più calda abbandonano i caschi maggiormente calottati e chiusi. Ci sono atleti che il casco aero non lo tolgono neppure sotto il sole cocente e nel corso delle lunghe scalate.

Cerchiamo di approfondire l’argomento e di capire se un casco aerodinamico può fornire anche una ventilazione ottimale in condizioni climatiche critiche.

Dopo il grande caldo i caschi vengono lavati e “stesi”
Dopo il grande caldo i caschi vengono lavati e “stesi”

L’efficienza dei caschi

Tra le considerazioni e punti di vista che abbiamo raccolto, il punto fermo è l’efficienza aerodinamica dei caschi, fattore che influisce in maniera esponenziale anche sulla ventilazione. Un casco non deve solo essere bello da vedere e da indossare, ma deve fornire delle performances ottimali contro un avversario che si presenta ostico: il vento. Abbiamo posto quattro quesiti a Piero Bionda di Limar, Ulysse Daessle di Met e Stefano Montroni di Abus.

Quanto influisce un casco sulla temperatura che si genera nella zona della testa? E’ possibile agire sui componenti per limitare l’accumulo di calore? Meglio un casco aero-concept, oppure uno tradizionale? E’ possibile far collimare l’aerodinamica con una ventilazione eccellente?

Piero Bionda, Limar

«La differenza viene fatta dalle prese d’aria e da come le feritoie vengono ottimizzate ed integrate nel design dei caschi. La ricerca aerodinamica legata allo sviluppo dei caschi, ha permesso di rendere più efficienti i prodotti e al tempo stesso è possibile combinare un design aerodinamico con una buona ventilazione. A prescindere, i punti chiave sono lo sviluppo interno della calotta e le prese d’aria.

«Durante gli studi sugli effetti della temperatura che si genera nella zona della testa, molti problemi emergono con il freddo. Se il casco ha dei requisiti soddisfacenti, si parla sempre di ventilazione ottimale. I problemi di crescita eccessiva della temperatura non si presentano, neppure se l’atleta è fermo».

Ulysse Daessle, MET

«Il casco è un elemento chiave nella gestione della temperatura. Un casco che gestisce male il flusso d’aria, nonostante le aperture, sarà più caldo e scomodo all’uso. I caschi più efficienti e performanti riescono a canalizzare l’aria per abbassare la temperatura della testa, in qualsiasi circostanza.

«In MET usiamo un metodo di sviluppo particolare. Dopo i primi sketches, passiamo al computer per creare il casco in 3D. Questo step ci permette di lavorare su un design curato e molto vicino al prodotto finito, di fare la simulazione della ventilazione, del peso e dell’aerodinamica. Non in ultimo il comportamento in caso di impatto. Possiamo davvero calibrare le varie parti del casco.

«Lavoriamo e studiamo la ventilazione, alle basse e alte velocità. All’occorrenza modifichiamo il design ed i componenti. Un esempio è la disposizione delle canalizzazioni interne, una delle sezioni che richiede una tempistica dilatata per uno sviluppo adeguato.

«Rispondendo alla domanda successiva, possiamo affermare che dipende da cosa s’intende per casco tradizionale. I nostri caschi dedicati alla gamma road hanno una canalizzazione interna dell’aria, ma anche la feritoia NACA che genera un effetto Venturi. Quest’ultima aiuta a spingere l’aria calda fuori dal casco. Quindi non sono cosi “tradizionali” e fanno collimare la ricerca aerodinamica alla ventilazione.

«Uno sviluppo massimizzato delle forme ci ha portato ad avere un casco, quello utilizzato da Pogacar, con solo il 30% del cranio a contatto con il casco e il restante 70% che risulta ventilato in maniera costante. Le ore spese sui moduli 3D ci hanno permesso di inclinare a 25° i deflettori, capaci di offrire la massima ventilazione anche in salita e performance aerodinamiche invidiabili e adottano delle soluzioni NACA.

«Quindi sì, è possibile far collimare l’aerodinamica di un casco con una ventilazione eccellente e talvolta le due cose vanno a braccetto, senza confondere le forme chiuse dei casco da crono, una categoria dove si ricercano le prestazioni assolute dell’aerodinamica».

La simulazione di Abus che esamina i punti più caldi della testa
La simulazione di Abus che esamina i punti più caldi della testa

Stefano Montroni, Abus

«Dopo la bicicletta, il casco è un altro punto fermo dove inizia la ricerca dell’aerodinamica migliore. Questo ci dice che l’aerodinamica è legata in maniera indissolubile allo sviluppo dei caschi moderni. Inoltre la testa ed il casco sono il punto più lontano da terra, fattore che incide in maniera esponenziale sul CX complessivo del corridore. L’aerodinamica è utile per trovare delle soluzioni ottimali di ventilazione, spingendosi verso la migliore ratio tra efficienza aerodinamica e ventilazione.

«I flussi d’aria che entrano nel casco vengono studiati in modo che non incidano in modo negativo. La migliore ventilazione possibile, in relazione al design del prodotto, è un fattore che occupa le prime posizioni nella scala delle priorità. Se da un lato i caschi proteggono dall’esposizione diretta dei raggi solari, dall’altro il surriscaldamento è un aspetto da considerare.

«Le elevate temperature che si generano portano a nausea, emicrania e alterazioni della frequenza cardiaca, tutti fattori che influiscono negativamente su performance e salute. Un casco che permette di ventilare costantemente e dissipare il calore, offre dei vantaggi non secondari e gli studi dell’aerodinamica ci vengono in aiuto anche sotto questo punto.

«Grazie ai risultati della galleria del vento, oggi è possibile modificare la geometria interna della calotta. In conclusione si può dire che i caschi aero-concept hanno delle enormi potenzialità. Quelli che categorizziamo come caschi tradizionali, nella maggior parte dei casi, sono studiati per esasperare il fattore dell’aerodinamica sui ciclisti professionisti, che hanno una biomeccanica impeccabile e sono in grado di non cambiare la loro posizione per ore.

«I caschi aero e quelli ibridati consentono di mantenere un buon comfort, una commisurata aerazione e un buon compromesso aerodinamico, indipendentemente che la messa in sella sia perfetta o meno. E’ un esempio il nostro sistema Multi Position Design Sistem sviluppato dagli ingengeri Abus con l’ausilio del wind tunnel. Questa soluzione fa variare il rapporto aerodinamica/ventilazione, in base alla posizione della testa».