Il Tour di Mozzato, tra volate e pavé. Ma che paura le Alpi…

02.07.2022
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Sul treno del Tour partito ieri da Copenhagen e atteso oggi alla prima tappa in linea, è salito per la prima volta Luca Mozzato, vicentino di 24 anni (nella foto di apertura al cospetto della Sirenetta di Andersen a Copenhagen). Il battesimo nella crono lo ha visto penultimo, a 2’34” da Lampaert, ma dato lo stato delle strade quando è partito, è andata bene così.

Lo avevamo lasciato prima del Delfinato quando ancora sperava nella convocazione per la Boucle. E adesso che il sogno s’è avverato, è interessante sentire come si sia rimboccato le maniche e stia dando concretezza ai suoi sogni di ragazzino, passato presto nella B&B Hotels-Ktm e cresciuto un po’ ogni anno.

«Ma qui stavolta è tutto grande – dice – non come le altre corse. Avevo la percezione che fare il Tour per una squadra francese fosse importante, ma vedere con quanta grinta abbiamo corso per guadagnarci la wild card fa capire che sia davvero qualcosa di particolare. Immagino che lo vedrò anche meglio nei prossimi giorni».

Sul palco nel Tivoli Park di Copenhagen, un Mozzato emozionato per il debutto
Sul palco nel Tivoli Park di Copenhagen, un Mozzato emozionato per il debutto
Alla fine però ce l’hai fatta e ti hanno portato…

A un certo punto ho cominciato a sentirmela. Avevo fatto piazzamenti nelle corse alla mia portata, però inserite in un calendario più importante, con la Parigi-Nizza e le classiche. Dopo la Roubaix ho staccato ed ero nella lista dei 12 che si sarebbero giocati un posto e ho fatto tutta la preparazione come per venire al Tour.

Come è stato questo avvicinamento?

Un primo ritiro in altura sul Pordoi, vicino casa. Prima 12 giorni, poi altri sette dopo il Delfinato. Ricognizioni della tappa di Calais, poi quella del pavé a vedere i vari settori e quella del giorno dopo a Longwy. E intanto ci speravo. Sono andato bene nel weekend bretone e la squadra ha capito che in montagna avevo lavorato nel modo giusto e mi hanno convocato per il Delfinato.  Ma la certezza di venire è arrivata solo la settimana scorsa. Per le corse importanti aspettano sino all’ultimo. E altre volte è capitato che fossi certo di farne una e il giorno prima mi cambiassero Perciò, prima di crederci davvero, ho aspettato di vedere il nome sulla lista.

Squadra francese, un leader come Rolland, con quali obiettivi si correrà?

La classifica neanche col binocolo, non sarebbe realistico. Dovremmo lottare per un ventesimo posto, ma non avrebbe senso. Si prova a fare bene nelle tappe adatte. Per me fare bene significa essere protagonista. Non ho particolare pressione.

Eppure per le squadre francesi, il Tour è il Tour…

Si fa tutto per questa corsa. L’invito non era scontato. All’inizio dell’anno, mentre noi delle classiche andavamo abbastanza bene, il gruppo francese faceva fatica. Così il team manager Pineau ha fatto una serie di dichiarazioni in cui tirava le orecchie alla squadra, perché rischiavamo di restare fuori dal Tour. A marzo e aprile si correva per farsi vedere. Alle corse non sono stati portati i giovani, ma i corridori più solidi perché si facessero vedere e facessero risultato. La wild card al primo anno fu certamente un attestato del buon lavoro, ma niente affatto dovuta.

Sei nato nell’anno del Tour di Pantani, qual è la prima edizione di cui hai memoria?

Forse quella del 2011, quando Hoogerland finì nel filo spinato, buttato giù da un’auto. Oppure l’arrivo sul Tourmalet di Andy Schleck e Contador nella nebbia dell’anno prima.

A Montichiari, Mozzato durante il suo primo anno da pro’
A Montichiari, Mozzato durante il suo primo anno da pro’
Un paio di giorni fa, Fedeli ha parlato di quanto sia stato faticoso i primi tempi da neopro’ correre in una squadra francese, per calendario e aerei da prendere…

Dipende da come la vivi. Io sono contento di correre in Francia. Venire qua è stata la migliore opportunità per crescere. In una WorldTour avrei rischiato di fare due anni e poi tornare indietro. Forse non avrei neppure adesso la solidità che serve. Invece mi accorgo che qui ogni anno mi guadagno un pezzetto di fiducia in più. Faccio i miei piazzamenti nelle corse più piccole in cui acquisisco sicurezza e da quest’anno mi metto alla prova anche in quelle grandi.

L’obiettivo al Tour è essere protagonista, ma anche finirlo?

Vedendo le fatiche del Delfinato, non do niente per scontato. Ma forse qui ci sono più velocisti e ci si organizzerà meglio. Se capita la giornata storta, magari ci sarà un gruppetto in cui rifugiarsi.

Mozzato ha chiuso la crono del Tour in 175ª posizione, a 2’34” da Lampaert
Mozzato ha chiuso la crono del Tour in 175ª posizione, a 2’34” da Lampaert
A casa come l’hanno presa questa convocazione?

Da quando sono passato professionista, hanno iniziato a seguire di più anche loro e potrei dire che adesso sono più contenti di me. Ma è solo l’inizio. Spero di fare un buon lavoro e di sopravvivere. Sono un po’ preoccupato per la seconda settimana. La prima è abbastanza facile, se non altro come altimetrie. La seconda ha solo montagne e le Alpi sono molto dure. La terza con i Pirenei sembra più abbordabile. E’ il Tour, insomma. Se fosse facile perché staremmo qui a parlarne?