Giro U23, l’urlo di Cantoni riempie le vie di Riccione

03.06.2021
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Un urlo di quelli veri, potenti, che vengono dal cuore, dalla pancia, da dentro. Andrea Cantoni, classe 2000 della #inEmiliaRomagna Cycling Team, ha riempito le vie di Riccione con quel grido e quella sua gioia. E’ sua la prima tappa del Giro d’Italia U23.

Una fuga che parte, un vantaggio che diventa importante (anche 9′) e scenari che improvvisamente si aprono per il corridore diretto da Michele Coppolillo. Anche il diesse non sta nella pelle. «Tappa, maglia, anzi maglie, con la squadra dell’Emilia Romagna in Romagna: sono sulla luna. Abbiamo lavorato bene. Stamattina ho detto ai ragazzi: divertitevi, andiamo nelle fughe che prima o poi paga. Questo era anche il mio modo di correre quando ero un atleta. In più ho avuto la fortuna di seguire la fuga dalla macchina e ce la siamo giocata bene».

Cantoni al rientro in hotel in maglia rosa insieme al diesse Coppolillo (al centro) e a Stefano Poli dello staff del team
Cantoni al rientro in hotel in maglia rosa insieme al diesse Coppolillo (al centro) e a Stefano Poli dello staff del team
Andrea, okay che era la prima, ma come si dice: tappa e maglia…

Eh sì – ribatte Cantoni con tono super squillante – abbiamo scelto bene per fare il colpaccio!

E’ il tuo primo successo importante, giusto?

Sì, ed è una bella soddisfazione. Ad inizio stagione ho avuto delle “sfighe” (sembra un po’ Valentino Rossi, nella cadenza e nel modo di parlare, ndr), ma adesso sono alle spalle. Negli ultimi giorni sentivo di stare bene, che le cose andavano meglio. E oggi ci ho creduto.

Quando sei partito?

Abbiamo ragionato bene su quando dare il colpo e lo abbiamo fatto almeno 40 chilometri prima. Quando il gruppo stava rinvenendo abbiamo deciso di attaccare. Dall’ammiraglia mi hanno detto di dare un colpo secco, una “botta” fatta bene e così ho fatto. In quel momento mancavano nove chilometri all’arrivo, c’era l’ultimo strappo di Sant’Ermete.

Prima parte molto veloce e gruppo allungatissimo
Prima parte molto veloce e gruppo allungatissimo
E poi ti sei goduto il finale, hai avuto il tempo di assaporare la vittoria…

Vero, però fino alla fine avevo deciso di non pensarci. Fino agli 800 metri ho fatto praticamente una cronometro, non mi sono mai voltato, ero concentrato a spingere, a tagliare le curve il più possibile. Poi vedevo che le moto erano sempre vicine a me, che la macchina ancora era dietro e a quel punto mi sono voltato. Ho visto che per almeno 200 metri non c’era nessuno e mi sono detto: è fatta. E’ stato il chilometro più lungo.

E più bello… A cosa e a chi pensavi in quei momenti?

Alla mia famiglia, alla squadra e a chi ci ha messo l’anima perché fossi lì in quel momento. Dopo un periodo buio. La pazienza dà i suoi frutti.

Di dove sei, Andrea?

Di Cesena.

Quindi conoscevi le strade?

La prima parte molto bene, soprattutto il Gpm di Sogliano. Anzi, in realtà vincere il Gpm e prendere la maglia degli scalatori era il primo obiettivo anche per questo motivo, perché passavo dalle mie zone. Poi gli ultimi 30 chilometri non li conoscevo molto perché comunque non sono vicini a casa mia, ma mi ricordavo il finale dello scorso anno. Avevo ben in mente le curve ed è stato “facile”.

Parlaci di te: quando hai iniziato?

Ho iniziato da G1, in pratica vado in bici da sempre. Ma il mio approccio è stato fortuito. Giusto la settimana prima di iniziare a fare ciclismo avevo fatto un provino con una squadra di calcio, solo che io e il pallone eravamo due cose diverse! Poi un amico di mio papà, Doriano Montanari, aveva una squadra di giovanissimi a Cesena, mi disse di provare e da quel giorno non sono più sceso.

Cantoni, premiato da Cassani, oltre alla maglia rosa sono sue anche quelle rossa, verde e combinata (in foto)
Cantoni, premiato da Cassani, oltre alla maglia rosa sono sue anche quelle rossa, verde e combinata (in foto)
Studi o hai finito?

Studio Scienze Motorie all’Università di Rimini, però la priorità è “passare di là”, dai grandi, che il sogno di tutti noi dilettanti e la soddisfazione delle nostre squadre – Cantoni fa una pausa – Per studiare, se non dovesse andare bene, c’è comunque tempo.

Che corridore pensi di essere?

Un passista scalatore, anche se nei finali duri quando fanno male le gambe ho un bel colpo. Non sono per le volate di gruppo.

Tenere la maglia rosa fino a Castelfranco Veneto è impossibile?

E’ molto complicato, ma di certo non l’abbandoniamo così facilmente. Tenerla il più possibile adesso è l’obiettivo.