Aerosensor, la genialità di esserci arrivati prima

06.02.2024
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Il Team Lidl-Trek introduce nel ciclismo e utilizza l’Aerosensor, ovvero la tecnologia della galleria del vento portata all’esterno e su una bicicletta. Abbiamo chiesto di cosa si tratta nello specifico direttamente a Koen de Kort, responsabile dell’area tecnica e di sviluppo tecnologico, oltre a come viene approcciata questa tecnologia da parte degli atleti.

Le innovazioni portano sempre ad una separazione netta delle considerazioni. Ci sono i progressisti che accolgono in modo positivi i diversi step dell’avanzamento tecnologico. Ci sono i conservatori, che criticano e guardano con sospetto il cambiamento. Sta di fatto che la ricerca tecnologica non può essere fermata.

Non solo per le bici da crono (foto SeanHardy)
Non solo per le bici da crono (foto SeanHardy)

Cosa è l’Aerosensor

Aerosensor è il nome dello strumento, ma anche quello dell’azienda fondata da Barney Garrood, ingegnere aerodinamico della F1. Quello utilizzato dal Team Lidl-Trek è un sistema portatile che permette di leggere ed ottimare le performance aerodinamiche, utilizzabile su strada, sulle bici da crono e in pista. E’ composto da due terminali. Il primo, ovvero Aerosensor, è posizionato sul manubrio e misura la resistenza aerodinamica. Il secondo (Aerobody) è sull’attacco manubrio e valuta la posizione del ciclista.

Il sistema Aerosensor viene combinato al sensore di velocità ed al misuratore di potenza, soluzione che permette di valutare accuratamente il coefficiente di resistenza aerodinamica dell’atleta quando pedala. Il primo ostacolo da superare è proprio la resistenza aerodinamica, considerando che ad una velocità costante di 40 chilometri orari, l’atleta spende circa il 70/80% della potenza per vincere la resistenza dall’aria. Questa percentuale si dilata man mano che la velocità aumenta. Ottimizzare la posizione dell’atleta e renderla più efficace può essere una chiave di volta.

Come funziona l’Aerosensor?

E’ una sorta di piccola galleria del vento che viene montata sulla parte frontale della bicicletta, sotto il manubrio e che misura la velocità del vento in ingresso. Misura anche altri fattori, come ad esempio l’altitudine e altri, importantissimi ai fini di una valutazione precisa legata al performance. L’analisi non è strettamente legata a quanto forte spinga il corridore, ma quanto gli equipaggiamenti, la sua posizione in bici ed i componenti in genere influiscano sulla potenza erogata dall’atleta. Aerosensor è uno strumento di ultima generazione che può essere utilizzato in diverse situazioni, indoor e outdoor.

Ad esempio anche per le salite o quando le velocità sono ridotte?

Certo, assolutamente sì. Aerosensor non è dedicato esclusivamente ai cronoman, alla valutazione delle bici da crono e alle bici con dei concetti aerodinamici marcati. Grazie a questo strumento possiamo quantificare quanto incide ad esempio un set di ruote piuttosto che un altro, dal profilo basso, medio o alto, oppure la combinazione di altezze di cerchi diversi. Anche le basse velocità hanno delle componenti di aerodinamica che possono fare la differenza e analizzabili, quanto si parla di prestazioni di altissimo livello.

Il sensore frontale posizionato sul manubrio (foto SeanHardy)
Il sensore frontale posizionato sul manubrio (foto SeanHardy)
Permette di valutare ed eventualmente cambiare la biomeccanica dell’atleta?

Fornisce dei dati, poi dipende sempre anche dal corridore quante e quali prove vuole fare. Qui è importante anche il feedback diretto dell’atleta che può trovarsi a suo agio con un setting all’apparenza meno efficiente, ma che gli permette di erogare meglio e per un periodo più lungo. I test eseguiti con Aerosensor sono illimitati, possono essere ripetuti per più volte e all’aperto, quindi in una situazione reale ed ideale. Inoltre sono meno costosi rispetto a quelli eseguiti nella galleria del vento.

E’ possibile quantificare un margine di miglioramento?

E’ possibile quantificare quanto influisce ogni singolo componente della bicicletta, dell’abbigliamento e anche il casco, sull’economia della performance complessiva.

Il secondo sensore sullo stem, Aerobody (foto SeanHardy)
Il secondo sensore sullo stem, Aerobody (foto SeanHardy)
Quanto tempo viene utilizzato da ogni singolo atleta?

Dipende dall’atleta e anche dal focus che il team ha per quel corridore nello specifico. Gli specialisti delle prove contro il tempo hanno esigenze e obiettivi diversi da chi ha l’obiettivo di fare classifica in un grande Giro. E’ difficile dare una risposta, ma è importante dire che il test con l’Aerosensor è ripetibile e fattibile in qualsiasi momento, ovunque.

Quale è stato l’approccio dei corridori?

Tutti sono rimasti sorpresi da quanto influisce l’abbigliamento, non solo nelle prove a cronometro. Questo ha portato anche ad un interessamento da parte loro e la volontà di capire quello che utilizzano, facendo anche dei confronti sui materiali a disposizione. E’ molto motivante ed interessante e siamo solo all’inizio.

Anche gli ingombri sono minimi (foto SeanHardy)
Anche gli ingombri sono minimi (foto SeanHardy)
Dobbiamo considerarlo come un marginal gain?

Decisamente no, è molto di più. E’ un piano di lavoro vero e proprio. Lo strumento Aerosensor è solo quello che si vede e che permette di far entrare in dati che, una volta analizzati potranno realmente fare la differenza.

E’ utilizzato esclusivamente per i test e per i training, oppure anche in gara?

Solo per test di valutazione e durante il training, non sono stati pianificati degli utilizzi durante le competizioni.