ZURIGO (Svizzera) – La discesa che da Bermeilen riporterà i cronomen sulla riva del lago in località Meilen è una bestemmia tecnica. Immaginare atleti di 80-85 chili, sia pure dotati di super bici e freni a disco, infilarsi in quella picchiata ripidissima e poi sotto il piccolo ponte in pietra, per poi svoltare a sinistra e riprendere la pianura, dà i brividi anche ora che la percorriamo in auto. Nel furgone davanti, i tecnici della nazionale osservano la stessa cosa. In quel punto la sicurezza della crono è stata ritenuta un optional.
Il limite della prudenza
Ieri vi abbiamo raccontato del sopralluogo dei commissari tecnici sui percorsi iridati della strada, oggi con Marco Velo si parla della crono. Il bresciano alla fine della ricognizione si dice soddisfatto di quello che ha visto, ma quella discesa dà i brividi e chissà se ci sarà margine per qualche cambiamento.
«Sì, diciamo che quello non è proprio un passaggio da cronometro – ammette Velo – perché sarebbe una discesa impegnativa anche facendola con la bicicletta da strada, figurati con quella da crono. Sapendo che ci si gioca tutto per pochi secondi, sicuramente ci sarà chi azzarderà di più. Però bisogna sempre avere quel limite di prudenza che non ti fa uscire di strada, perché alla fine vai a compromettere il risultato finale».
Un luogo storico
Si parte dallo storico velodromo di Oerlikon che per anni fu la sede di arrivo della Zuri Metzegete (in apertura foto zuerich.com), il Campionato di Zurigo: pietra miliare della Coppa del mondo. Una di quelle corse di cui purtroppo si è persa anche la memoria, battezzata nel 1914 e che attraverso vincitori dai nomi pazzeschi, si è interrotta nel 2006 con la vittoria di Samuel Sanchez e dopo sette edizioni per under 23 è definitivamente sparita.
Si parte dal velodromo e sostanzialmente la crono sarà divisa in tre parti. Una velocissima lungo il lago. Una più impegnativa nella zona del Pfannenstiel: zona montuosa a contatto con la città, la cui vetta arriva a 853 metri. Sulla cima, l’omonima torre di avvistamento in acciaio è da anni il simbolo della zona. Poi la discesa sul lago (quella con il passaggio pericoloso). Infine la strada verso l’arrivo, nuovamente veloce, lungo il lago che ha la forma di una banana, lungo 42 chilometri e largo neppure 4. I numeri nel complesso parlano di 46,1 chilometri, e dislivello di 413 metri.
«La prima parte è molto molto veloce – dice Velo che mentre parla visualizza i ricordi – bisogna davvero frenare pochissimo. La strada tende a scendere fino al lago, poi lo costeggia tutto. La parte centrale è parecchio impegnativa, però non impossibile, con degli strappi duri. Quindi bisognerà stare molto attenti nelle due discese. La prima ha la strada molto ampia e veloce, porta fuori e ti spinge a prendere tanta velocità. La seconda è stretta e molto molto ripida e scende verso il lago, per affrontare gli ultimi chilometri completamente piatti che portano fino all’arrivo. Bisogna essere bravi a interpretarla, perché sicuramente questa crono si può perdere o vincere in qualsiasi momento. Soprattutto nella parte centrale, non bisogna distrarsi assolutamente, sia in salita ma soprattutto in discesa».
Salita non banale
Il tratto in salita misura quasi 6 chilometri e non è affatto leggero. Certo parliamo di atleti con cilindrate molto importanti, ma il conto da fare sarà nel confronto fra la massa di un corridore come Ganna e i 21 chili in meno di Evenepoel. Molto meglio da questo punto di vista la crono di Parigi. Una salita del genere sarà infatti un pesante fardello per gli specialisti più potenti e diventerà vantaggio per quelli più leggeri e veloci, come il belga, ma anche Pogacar e Roglic, se saranno della partita.
«Sicuramente si userà la bici da crono – prosegue Velo – però con la massima attenzione. Con i miei ragazzi pretenderò che guardino il percorso più di una volta per avere le idee chiare. Poi ovviamente ci sarò io in macchina che gli darò tutte le indicazioni, anche se comunque nella discesa finale bisognerà essere dei bravi piloti per stargli dietro. Ci sono tre blocchi distinti e sicuramente li studieremo bene nei giorni prima con gli stessi atleti e con i loro preparatori, quindi decideremo la tattica da utilizzare. Questo è quello che facciamo solitamente, in avvicinamento ai grandi eventi. Rispetto a Parigi è una prova meno da specialisti, per tutte le categorie. Under 23 e donne elite fanno qualche chilometro meno rispetto ai professionisti, però più o meno il percorso ricalca la stessa strada».
Milesi bis?
Proprio dagli under 23, lo scorso anno a Stirling arrivò la vittoria di Milesi, che fa ancora parte della categoria e che Velo non vuole lasciarsi assolutamente scappare. In un conteggio a spanne fatto con Marino Amadori giusto la sera prima, nel gruppo WorldTour ci sono più di 60 corridori U23 e fra questi il 10 per cento è composto da italiani: Milesi è uno di loro.
«Lorenzo potrebbe far parte nuovamente della partita – conferma Velo – per come è andato l’anno scorso e per quello che ha dimostrato. Quindi valuteremo con il ragazzo, con la sua squadra e con la stessa Federazione se impegnarlo anche quest’anno nella prova under 23. A me piacerebbe. Quando si vede un percorso per la prima volta, si comincia anche ad immaginare i nomi. E così sta accadendo a me in queste prime ore. Come ho detto prima, per me resta un percorso da specialisti, quindi non mi discosto tanto dall’idea che avevo prima di venire. Quindi sicuramente correrà gente che sa andare a cronometro e che sa anche guidare la bici. Se invece posso dire ancora una cosa, non mi piace che il Mixed Team Relay si corra nel circuito delle prove su strada, che è troppo duro. Lì gli specialisti saranno penalizzati».