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Yates: Algeri svela il mistero del 2019

04.10.2020
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Incontro per caso con Vittorio Algeri, tecnico della Mitchelton-Scott, alla partenza della tappa di Alcamo. L’imminente arrivo di Agrigento un paio di anni fa avrebbe solleticato la fantasia del suo Simon Yates. Ricordate il Giro vinto poi da Froome? Yates annichilì tutti nelle prime due settimane, poi iniziò a vacillare e alla fine venne spinto giù dalla classifica proprio da Chris e dalla sua impresa sul Colle delle Finestre.

Simon abbozzò, Vittorio fece la sua analisi. Digerirono la sconfitta, poi Yates andò alla Vuelta e la vinse. Salvò la stagione, ma nelle sue gambe rimase un carico di fatica che avrebbe dovuto smaltire. Tuttavia non lo fece.

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Nella tappa di Agrigento, adattissima a lui, è rimasto coperto dietro i compagni
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Nella tappa di Agrigento, adattissima a lui, è rimasto coperto dietro i compagni

«Dopo allora – dice Algeri – Yates ha cambiato preparatore. Quando un corridore fa una stagione così impegnativa, poi deve avere il tempo di recuperare. Il corpo umano non è inesauribile. Invece a gennaio era già a tutta, pronto a lavorare per trovare più resistenza nelle tre settimane. Il guaio è che se fai certi lavori su un organismo fresco, la condizione migliora. Se lo fai su un ragazzo già in crisi, ottieni il risultato opposto».

Yates: esplosività a rischio

Si spiega così l’opaco 2019 del fenomenale Simon Yates, dice Algeri, che lo scorso anno iniziò il Giro con il secondo posto nella crono di Bologna. Poi sparì dai piani alti. Ricomparve a Courmayeur, con un secondo posto. Poi l’indomani a Como, con il terzo. Ma da uno così ti aspettavi la vittoria, invece alla fine chiuse con l’ottavo posto. Poi andò al Tour. Vinse la tappa di Bagneres de Bigorre e quella di Foix, ma chiuse la classifica al 49° posto.

«Dal 2018 – prosegue Algeri – abbiamo fatto tesoro di tante esperienze. Ci siamo resi conto delle forze che abbiamo sprecato e capito che se si punta alla terza settimana, nelle prime due è bene stare tranquilli. Per cui, unitamente al cambio di preparatore, Yates ha capito anche di doversi nascondere. A Bologna l’anno scorso si è salvato, perché le doti di esplosività le ha sempre avute. Eppure, con quel tipo di lavoro, stava perdendo anche quelle. Era necessario fermarsi e ripartire. Quello che abbiamo fatto».