Vingegaard incassa, ma un colpo così non l’aveva mai preso

02.07.2024
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VALLOIRE (Francia) – Se lo aspettavano che Pogacar avrebbe attaccato in quel punto. Così quando lo sloveno è partito, Vingegaard ha fatto quello che tutti si aspettavano da lui: rispondergli. E’ sembrato di rivedere la scena del San Luca e di tante salite dello scorso anno, solo che questa volta il danese è parso meno brillante. Lo ha tenuto lì, ma è bastato che fra le loro ruote si aprisse una crepa, perché Pogacar prendesse il largo e Jonas iniziasse a pensare come limitare i danni.

Evenepoel è arrivato a Valloire al secondo posto ed è secondo anche nella generale
Evenepoel è arrivato a Valloire al secondo posto ed è secondo anche nella generale

Una bomba a orologeria

Come siano andate le cose lo spiega molto bene Remco Evenepoel, secondo all’arrivo dopo una discesa prodigiosa e secondo anche nella classifica generale.

«Ero vicino a Tadej – sorride – ed era come una bomba a orologeria che sta ticchettando. Aspettavo che andasse e l’ho visto partire. Penso che fosse abbastanza chiaro che si sarebbe mosso nell’ultimo chilometro, perché c’era un po’ di vento a favore ed era anche il tratto più ripido. E soprattutto con gli abbuoni sulla cima, penso che sia stato un attacco molto intelligente. Ha mostrato ancora una volta le sue qualità: ritmo elevato e attacco brutale. Penso sia chiaro che è lui il più forte in campo.

«Per un momento ho pensato di seguirlo anch’io, ma poi mi sono detto che sarebbe stato meglio aspettare e non esplodere. I suoi attacchi sono così esplosivi, che è piuttosto difficile prendergli la ruota. Se non lo fai subito, lui va via. Ma penso che arrivare secondo in una grande tappa di montagna di un grande Giro ed essere secondo nella generale, non è così male».

Vingegaard ha meno tifosi di Pogacar, ma i suoi sostenitori si fanno sentire e notare
Vingegaard ha meno tifosi di Pogacar, ma i suoi sostenitori si fanno sentire e notare

Salvare la pelle

La partenza da Pinerolo, nel giorno in cui il Tour ha lasciato l’Italia, per Vingegaard è stata nel segno della grande cautela. La risposta del San Luca è parsa abbastanza pronta, ma l’arrivo di Valloire avrebbe proposto per la prima volta delle grandi salite. Quale sarebbe stata oggi la risposta del danese? Vingegaard ha ricevuto la visita di Nathan Van Hooydonck e poi si è avviato alla partenza sapendo che avrebbe dovuto cercare di limitare i danni.

Così quando lo troviamo al pullman, per la prima volta sconfitto in modo significativo, la sua reazione è di grande calma. Sapeva che avrebbe avuto delle difficoltà. E se è vero tutto quello che ha passato, essere riuscito a duellare sopra i 2.500 metri con Pogacar è stato davvero un gesto da campione.

Vingegaard ha tagliato il traguardo a 37 secondi con Carlos Rodriguez
Vingegaard ha tagliato il traguardo a 37 secondi con Carlos Rodriguez
Cosa ti sembra dei 37 secondi che hai perso oggi?

Penso, ovviamente, che sia un peccato essere indietro. Ma ad essere onesti, ci aspettavamo di essere dietro dopo queste prime quattro tappe, di perdere tempo quasi ogni giorno. Quindi essere stati in difficoltà oggi per la prima volta è qualcosa che potrebbe anche soddisfarmi. In più la maggior parte del tempo perso oggi è venuto nella seconda parte della discesa, dove il peso conta un po’ di più.

Cosa ti è mancato in discesa?

La differenza in vetta era di 10 secondi e al traguardo è stata di 37. La discesa è andata abbastanza bene sino alla fine del tratto con più curve. Lo tenevo davanti a 10 secondi, poi quando la strada è diventata dritta, la gravità ha fatto la sua parte e ho perso terreno. Devo accettarlo.

La discesa è stata un accumulo di acido lattico: Vingegaard ha pagato proprio nel finale
La discesa è stata un accumulo di acido lattico: Vingegaard ha pagato proprio nel finale
Devi accettare anche il fatto che sul Galibier sei rimasto presto da solo?

Aiuta sempre avere qualcuno accanto in salita, forse lo avrei messo davanti. Ma oggi è andata così e non cambia la stima che ho nei confronti di Jorgenson e Kelderman. So quello che possono fare e so che lo faranno. Pensavo che sarebbero rimasti davanti più a lungo, ma ormai è cosa fatta.

Hai detto di voler aspettare il passare dei giorni. Credi di poter crescere?

Sì, di sicuro. Ci aspettavamo a questo punto di essere 50 secondi indietro, quindi penso che sia una piccola vittoria. Ora mi trovo in una situazione nuova, ma sappiamo cosa fare e certo non lo dirò qui. Negli ultimi due anni abbiamo creduto nel nostro piano e ci crediamo anche oggi. Quindi vedremo come andranno le cose alla fine del Tour.

In casa Visma temevano di avere già un passivo superiore, invece tappe come Bologna hanno detto che Vingegaard c’è
In casa Visma temevano di avere già un passivo superiore, invece tappe come Bologna hanno detto che Vingegaard c’è

Il piano della Visma

Il piano dello scorso anno consisteva nel far sfogare Pogacar nelle prime tappe e di… cucinarlo poi nel finale, come era stato anche nel 2022 con l’attacco sul Granon. La grande differenza la fa il punto di partenza. Lo scorso anno lo sloveno usciva da un infortunio e non aveva una squadra di superstar. Quest’anno l’infortunio è toccato a Vingegaard e la sua Visma-Lease a Bike non è nemmeno parente di quella che lo scorso anno vinse Giro, Tour e Vuelta. Mentre il UAE Team Emirates ha fatto un altro deciso salto di qualità.

«Speravamo che Jonas potesse tenere Pogacar sul Galibier – dice Grischa Niermann, diesse del team olandese – ma non è stato così. Abbiamo perso un po’ di tempo in discesa e anche questo era fra le possibilità. Ora abbiamo 50 secondi di ritardo da Pogacar, ma se me lo aveste proposto venerdì prima della partenza del Tour, avrei firmato subito. Oggi è stato il primo, grande test in montagna e Jonas è stato bravo: oggi come nei primi giorni. In una tappa come questa c’è solo un corridore che può staccarlo ed è Tadej Pogacar, quindi non sono assolutamente preoccupato del fatto che Jonas non sia all’altezza».

Vingegaard ha perso abbastanza presto l’appoggio di Jorgenson, con 2’42” all’arrivo
Vingegaard ha perso abbastanza presto l’appoggio di Jorgenson, con 2’42” all’arrivo

«Ora Tadej dovrà difendere la maglia – conclude Nierman – ma ha una squadra molto forte, soprattutto in salita, quindi sarà in grado di farlo. Per noi potrebbe essere un vantaggio, ma credo sia sempre meglio essere in vantaggio che dover inseguire. Semmai, parlando di noi, sapevamo che Jonas non avrebbe avuto gregari in cima alla salita. Il nostro miglior scalatore è Sepp Kuss e non è qui.

«Quindi quando Pogacar accelera e in testa restano appena 3-4 corridori, sappiamo che Jonas dovrà cavarsela da solo. Mentre Yates, Ayuso, Almeida e Pogacar sono fra i 4-5 migliori scalatori al mondo. Noi dobbiamo solo aspettare che le cose migliorino. E in questo abbiamo molta fiducia».