Luca Mozzato è pronto a vestire i colori azzurri della nazionale per il campionato europeo di domenica a Drenthe, cittadina nel Nord-Est dell’Olanda. Il corridore della Arkea-Samsic in primavera era stato uno dei due italiani al via della classica olandese (l’altro era stato Andrea Peron), di cui il l’europeo riprende per gran parte il percorso.
Con la sua ormai proverbiale capacità di “portarci in gruppo”, come è stato ad esempio per i velocisti del Giro d’Italia, Mozzato ci illustra il percorso. Lo raggiungiamo al telefono mentre sta raggiungendo il clan azzurro a Drenthe.
Luca ieri hai corso l’Omloop van het Houtland, classica minore belga (ha 76 edizioni alle spalle, ndr) e hai ottenuto un buon quinto posto, davanti a gente come Merlier…
Sì dai, sono contento, poi si può sempre fare meglio, ma la gamba era buona. In squadra nel finale eravamo in due, ma c’era un po’ di vento laterale e alla fine ci siamo persi.
Ormai sei “uomo da Nord”, di corse come queste ne fai molte. Non a caso sei stato l’unico a correre a Drenthe. Bennati ti ha chiamato anche per questo motivo immaginiamo. Come è andata la convocazione?
Come quantità di corse al Nord sì, come qualità c’è chi è più forte di me! Però è vero: in effetti corro parecchio tra Belgio, Olanda e Nord della Francia. Come è andata la convocazione? Era da questo inverno che miravo agli eventi della nazionale. Visti i percorsi di mondiale ed europeo sapevo di poter essere adatto, specie per questo secondo appuntamento. Con Bennati ne parlavamo da tempo. Sono uscito bene dal Tour e ho cercato di sfruttare la condizione per essere convocato.
Non è stata una sorpresa dunque?
No, non è stata una cosa che mi ha preso alla sprovvista. Ci si lavorava da un po’. Tengo molto alla nazionale. Dopo il Tour per un paio settimane abbondanti non ho corso, recuperando un po’. Poi sono andato al Limousin e ho visto che stavo bene (Mozzato ha anche colto la prima vittoria da pro’, ndr). Per la corsa successiva c’era del tempo e così sono tornato in altura a Trepalle, sopra Livigno, per altre due settimane, anche per sfruttare temperature più fresche.
Luca, passiamo al percorso. Come dicevamo tu lo hai visto in parte, specie questo spauracchio del Col du Vam. Descrivici che tracciato sarà…
Come un po’ tutte le corse del Nord, soprattutto in Olanda, potrebbe essere una giornata relativamente tranquilla fino al circuito, ma se c’è vento abbastanza forte o che gira nel modo giusto a seconda delle curve, si rischia di arrivare nel circuito con tanti gruppetti. Questi ultimi giorni in Belgio sono stati parecchio ventosi e se dovesse continuare così, il vento sarebbe il primo fattore per l’europeo e potrebbe fare disastri.
La corsa è piatta con un tratto in linea di 115 chilometri e un circuito di 14 chilometri da ripetere sei volte, con appunto il Col du Vam dove è anche segnato l’arrivo.
Il primo tratto in linea è piatto, poi il circuito va interpretato bene, con attenzione, specie nella zona del Col du Vam. Non è una salita durissima (circa 500 metri al 4,9 % con una punta all’11%, ndr), però la strada è abbastanza stretta e ci sono anche delle curve. Se qualcuno attacca è facile prendere dei buchi.
Chiaro, subentra anche un “effetto elastico”.
Sicuro, per questo dico che va interpretata bene quella parte di circuito. Rischia di essere più duro l’approccio al Vam che la salita stessa. Perché se finisci oltre la decima posizione all’imbocco, poi subisci per tutta la salita, se invece sei davanti vai via più fluido. Davvero il rischio è quello di spendere le cartucce per imboccare bene la salita.
Puoi descriverci il Col du Vam?
Intanto va detto che prima bisogna vederla nel suo insieme questa salita, perché è composta da due parti, mentre nella classica di primavera a Drenthe se ne fa una sola. Per l’europeo hanno aggiunto questa seconda parte che è un’incognita un po’ per tutti. Ci hanno inviato immagini, qualche carta, ma anche VeloViewer non era aggiornatissimo, pertanto sarà importante la ricognizione. Comunque la prima parte è relativamente impegnativa, per un centinaio di metri si sale al 10-11 per cento, e con dei tratti in pavé. Poi ci sono 200 metri di discesa e inizia la porzione nuova, che mi hanno detto non essere impossibile.
Ma quindi è una salita da 39 o da 53, per dirla coi vecchi rapporti?
Credo che la corona piccola non sia neanche da guardare. Se ben ricordo a Drenthe non l’ho mai usata.
E poi c’è il resto del circuito. Abbiamo visto che le curve, anche secche, non mancano. E’ più un percorso stile “Fiandre” o Amstel, visto che siamo in Olanda?
Direi più da Fiandre che Amstel. Sono stradine strette di campagna, una volta in fondo al muro è un vero biliardo. Dipenderà molto dalla situazione del vento, a quel punto anche questa decina di chilometri di transizione tra un Vam e l’altro rischia di diventare impegnativa.
Infine la distanza: siamo sul filo dei 200 chilometri, 199 per la precisione.
La distanza non sarà un fattore determinante come un mondiale o certe classiche in cui si è in bici per più di sei ore. Dovrebbe uscire una corsa che va dalle quattro ore e mezza alle cinque. Vento e chiaramente qualche situazione tattica particolare, potranno essere determinanti. Speriamo di raccogliere qualcosa d’importante.