Tiberi, l’obiettivo è sopravvivere o cercare un giorno da leone?

27.05.2025
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CITTADELLA – E se fosse necessario rischiare tutto per far saltare il banco, tu lo faresti? Tiberi guarda fisso. Cerca le parole che abbiano il senso giusto. Se il ciclismo italiano del Giro poggia sulle sue spalle, occorre anche che le risposte siano sensate. Antonio non ha l’indole del kamikaze, preferisce calcolare e poi semmai andare. Sono le 10,30 del mattino del giorno di riposo. La tappa di Asiago ha fatto brindare al pericolo scampato, ma domani (oggi per chi legge) non ci saranno possibilità di appello. Nei 203 chilometri da Piazzola sul Brenta a San Valentino (Brentonico), con 4.737 metri di dislivello, qualsiasi passo falso rischia di chiudere la porta su una situazione già di per sé complicata.

«Forse la mia indole- dice – è un pochino diversa da quella che era ad esempio di Nibali. Nel senso che io sono più regolarista rispetto a quello che era il modo di correre di Vincenzo. Però anche questo è qualcosa che va interpretato. Cerco sempre di studiare in base alle situazioni che si verificano nelle fasi di gara. E se si dovesse presentare un’occasione nella quale mi sento di stare particolarmente bene, magari in una fase critica della gara dove vedo qualche avversario in crisi, sicuramente non escluderei di attaccare».

Tiberi e Caruso con il ds Pellizotti: l’anima italiana della Bahrain Victorious è molto evidente
Tiberi e Caruso con il ds Pellizotti: l’anima italiana della Bahrain Victorious è molto evidente
Si può dire che ieri l’avete ripresa per i capelli?

Sì, possiamo metterla sicuramente così. Anzi, dopo la tappa ero tanto contento di come ero riuscito a passare la giornata. Dentro di me pensavo di aver superato una delle più dure del Giro. Magari non è stata una delle tappe più impegnativa che abbiamo da affrontare, però venivo dalla caduta del giorno prima e avevo dolori e fastidio a pedalare. Sapevo che sarebbe stata sicuramente una giornata dura e sono contento di come sono riuscito a sopravvivere.

Ma adesso arrivano le tappe dure davvero, come la mettiamo?

Mancano delle tappe veramente tanto complicate. Secondo me, la più dura sarà quella con arrivo a Champoluc (19ª tappa, ndr), che farà le differenze già grandi in classifica. So che dovrò darmi da fare, ne ho parlato anche con Damiano (Caruso, ndr). Mi ha detto che la cosa più importante sarà arrivare a Roma senza avere dei rimpianti e poter dire di aver fatto tutto il possibile.

Il suo andare così forte è un vantaggio per te?

Noto ogni giorno quanto la sua performance stia migliorando, è veramente in forma (il siciliano ha appena annunciato il prolungamento di un anno con la Bahrain Victorious, ndr), Anche ieri ero accanto a lui sull’ultima salita quando ci sono stati diversi attacchi e ho notato come rispondeva subito. Sta veramente bene. Quindi per adesso stiamo correndo entrambi da leader della squadra e poi ovviamente nelle fasi cruciali sarà lui a sacrificarsi per me.

Nella tappa di Asiago, la squadra ha riportato in gruppo Tiberi staccato sul Muro di Ca’ del Poggio
Nella tappa di Asiago, la squadra ha riportato in gruppo Tiberi staccato sul Muro di Ca’ del Poggio
Torniamo al discorso di partenza: ti ci vedi ad attaccare un giorno a testa bassa o rimarrai in attesa della selezione del gruppo?

Ci sono alcune tappe in cui secondo me si avrà una selezione, tra virgolette, abbastanza naturale. Non dico che si andrà di passo e i corridori si staccheranno da sé. Però comunque correndo come ieri, con la Ineos che farà il forcing e qualche altro attacco ad esempio proprio nella tappa di Champoluc, ci sarà una selezione più importante. Però non escludo neanche che se mi riprendo dalle botte e vedo che sto bene, se ci sarà un’occasione nelle ultime tappe importanti, sicuramente non mi tirerò indietro e proverò qualcosa anche io.

Hai capito in che modo sta correndo la UAE Emirates?

E’ difficile da interpretare. Ci abbiamo pensato ed è evidente che abbiano due uomini di punta veramente forti. Anche loro, quasi come noi, stanno correndo con due punte. Ayuso, che da quello che mi sembra di aver capito, è il capitano. Ieri hanno fatto vedere che quando Del Toro ha seguito l’attacco di Bernal, dietro tutta la squadra ha lavorato per lo spagnolo. E anche lui in primis l’ho visto in discesa prendere il comando per chiudere. Da quello che si può capire da fuori, la maglia rosa è di Del Toro, ma il leader resta Ayuso e la squadra lavora per lui, casomai Del Toro avesse qualche cedimento.

Prima tappa dopo il riposo (oggi) con quattro salite dure: cosa c’è da aspettarsi da Bernal e Carapaz?

Da quello che ho potuto vedere domenica, in alcuni momenti sembrava che si fossero messi d’accordo, nel senso di voler testare le condizioni degli avversari. Li ho visti entrambi molto molto brillanti in salita, hanno un’ottima gamba perché per fare ripetutamente quei cambi di ritmo, bisogna stare davvero bene. Nelle prossime tappe dure si inventeranno qualcos’altro per provare a riaprire la corsa.

Antonio Tiberi, 23 anni, è attualmente 7° in classifica a 3’02” da Del Toro, appena 1’36” dal podio
Antonio Tiberi, 23 anni, è attualmente 7° in classifica a 3’02” da Del Toro, appena 1’36” dal podio
Sei venuto al Giro con tante attese dei tifosi italiani e con il ritiro Ciccone, sei rimasto da solo. E’ qualcosa che pesa? Leggi i giudizi oppure vai avanti per la tua strada?

Sinceramente non leggo giudizi o critiche. Al contrario, quello che percepisco è che quando sono in gara lungo la strada ci sono tante persone che mi tifano e mi incoraggiano. E questo per me è la cosa più importante, perché mi dà la forza, il morale è la grinta per dare il massimo e cercare di fare il meglio di me stesso.