Il test da Bartoli, la firma con la EF Education. Ecco Padun

11.02.2022
6 min
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Due tappe al Delfinato, tra l’altro con due azioni formidabili e poi niente Tour. Un qualcosa d’insolito per chi brilla nell’antipasto della Grande Boucle. E questa storia insolita è stata quella di Mark Padun.

Una storia che aveva attirato grandi attenzioni mediatiche. Un silenzio quasi assordante che nel mondo del ciclismo, ahinoi (un po’ di mea culpa dobbiamo farla), corrisponde sempre ai sospetti.

Perché non portare un atleta in tali condizioni al Tour de France? Queste domande se le è poste Padun stesso.

La vittoria di Les Gets. Padun non è nuovo ad imprese in salita. Da U23 ha vinto corse davanti a scalatori quali Mas, Higuita, Vlasov, Hindley
La vittoria di Les Gets. Padun non è nuovo ad imprese in salita. Da U23 ha vinto corse davanti a scalatori quali Mas, Higuita, Vlasov, Hindley

L’addio alla Bahrain

L’ucraino, ora alla EF Education-EasyPost, ha raccontato a L’Equipe la sua storia di corridore e di uomo.

Ha parlato di come da poco più che ragazzino ha dovuto lasciare l’Ucraina e la sua Donetsk. Si stava allenando e si è ritrovato i carri armati di Putin lungo la strada. Era la guerra di Crimea del 2014. Ha raccontato delle sue difficoltà a mantenere il peso e ha raccontato della clamorosa esclusione dal Tour dopo i trionfi di  La Plagne e Les Gets.

«Mi hanno dato dell’imbroglione, ma non è vero – ha detto Padun a L’Equipe – La Bahrain Victorious era contenta dei miei risultati. Dopo il Delfinato sono andato da solo in ritiro al Passo San Pellegrino, per dieci giorni. Ho ricevuto un’e-mail nella quale mi dicevano che ero nel primo gruppo selezionato per il Tour. Qualche giorno dopo mi hanno chiamato e mi hanno detto: scusa Mark, ma abbiamo deciso di portare un altro».

«Quel giorno stavo facendo una distanza, 200 chilometri, mi sono fermato due volte. Nella prima ho mangiato una pizza, nella seconda una torta. A quel punto, anche se avevo un altro anno di contratto, ho cercato un’altra squadra». Con la squadra americana ha firmato per tre stagioni (fino al 2024).

Padun con Antonio Bevilacqua. Il tecnico della Colpack-Ballan (in cui Mark ha militato per due stagioni) era certo che sarebbe emerso
Padun con Bevilacqua. Il tecnico della Colpack-Ballan (in cui Mark ha militato per due stagioni) era certo che sarebbe emerso

L’arrivo alla EF

E la squadra l’ha trovata. A farsi avanti è stato il team manager della EF Education-EasyPost, Jonathan Vaughters. Vaughters chiama Padun quasi all’improvviso e lo manda in Toscana per dei test “a sorpresa” se vogliamo. I test rivelano valori eccezionali nonostante fosse già fermo e fuori forma (era 76 chili, 9 in più del suo peso ideale): quelle imprese di Padun al Delfinato non sono un caso.

Semplicemente l’ucraino aveva messo tutti i tasselli al posto giusto: condizione fisica, stato mentale, peso… Verificato quindi anche il passaporto biologico Vaughters lo fa firmare.

Più o meno nei giorni delle imprese di Padun al Delfinato, c’era il Giro d’Italia U23. In quell’occasione parlammo con Antonio Bevilacqua, che lo aveva accolto alla Colpack. Antonio ci raccontò dell’enorme potenziale di Padun e non era affatto sorpreso di quelle sue vittorie

Alla luce di tutto ciò abbiamo raggiunto Padun, che tra l’altro in questi giorni si trova in Italia, in Veneto. Chiaramente con la sua nuova Cannondale. Padun è cordiale e racconta la sua nuova avventura con interesse.

Padun (26 anni a luglio) agli ultimi europei. Eccolo al fianco di Pogacar
Padun (26 anni a luglio) agli ultimi europei. Eccolo al fianco di Pogacar
Mark, come è andato il tuo approdo in EF?

Vaughters mi ha fatto una bella proposta e l’ho colta. Poi questa era la squadra dove volevo andare. Prima di prendermi mi ha mandato da un preparatore in Toscana (Mark è partito da Andorra, dove vive) per eseguire questo test. Un test sul Vo2Max, il massimo consumo di ossigeno. Visti i dati, la sera stessa Vaughters ha preparato il contratto. Noi ti vogliamo, mi disse.

Da un preparatore in Toscana: chi è?

Michele Bartoli.

E ti segue lui?

Sì. Mi ha iniziato a seguire lui. Mi piace molto Michele. E’ sempre presente, se gli mandi un messaggio risponde subito, un bel rapporto… E poi vedo anche come sto crescendo, come procede la mia forma. Sto lavorando in modo diverso dallo scorso anno. 

In cosa è diverso il lavoro?

Faccio più lavori di prima. Lavori più lunghi per ora.

Mark, tornando alla storia della esclusione dal Tour, pensi che se ti avessero portato ci sarebbe stata meno “confusione” intorno a te?

Non lo so. Sì, forse se fossi andato al Tour sarebbe stato diverso e non ci sarebbero state polemiche. Sinceramente non so perché non mi abbiano portato. Ma ormai è successo otto mesi fa. E’ una storia vecchia…

Alla Vuelta Burgos, l’ucraino è salito sul podio dietro Landa (suo compagno) e Aru
Alla Vuelta Burgos, l’ucraino è salito sul podio dietro Landa (suo compagno) e Aru
Dopo però hai continuato a correre, non hai chiuso subito con la Bahrain Victorious…

Dopo il Delfinato non ho corso per 40 giorni. Ho ripreso alla Settimana Internazionale Italiana in Sardegna, San Sebastian, Burgos e Vuelta.

Come ti trovi in questo nuovo team?

Adesso sono felice. Un nuovo ambiente in cui mi trovo bene. Non che alla Bahrain Victorious non stessi bene, ma sono stato contento di cambiare. E’ diverso. Ho i miei bei obiettivi da raggiungere.

In che cosa è diverso?

Beh, ogni gruppo è diverso, ha le sue abitudini, i suoi metodi di lavoro. Dipende dal suo capo, dall’impronta che dà al personale. Qui ci sono molti giovani e di tante Nazioni. Abbiamo fatto tutti amicizia presto. I gruppi di lavoro sono sempre stati mischiati, non c’è mai stato un gruppo fisso. E ancora dobbiamo conoscere i ragazzi degli altri Continenti che a causa del Covid non sono venuti. E’ un ambiente più tranquillo. 

E c’è Bettiol: che ci dici di Alberto?

Ero in camera con lui! Ragazzo tranquillo, simpatico… Lo conoscevo poco.

Mark, hai parlato anche di tuoi obiettivi: quali sono?

Voglio lavorare su me stesso. Conosco ormai i miei punti deboli e su quelli devo insistere. So che se li supero posso volare.

Lo scorso anno alla Vuelta, Padun si è messo a disposizione del team e di Haig in particolare
Lo scorso anno alla Vuelta, Padun si è messo a disposizione del team e di Haig in particolare
E quali sono questi punti deboli?

Beh, ormai li conoscete. Lo avete scritto.

Ti riferisci al peso?

A quello, ma anche all’essere costante negli allenamenti, nei risultati, nelle sensazioni positive…

Qual è il tuo calendario?

Voglio andare forte in primavera. Inizio in Spagna con la Gran Camino, poi Tirreno-Adriatico, Paesi Baschi, classiche delle Ardenne e Romandia. Poi in estate andrò al Tour… almeno per adesso è così. E il mio obiettivo di quest’anno è vincere una tappa in un grande Giro.

E invece il sogno da bambino?

Vincere il Tour de France, come tutti i bambini.

Ma quindi ti senti un corridore da corse a tappe, uno scalatore?

Tecnicamente sì, mi sento da corse a tappe. Quelle di una settimana sicuro, per i grandi Giri vedremo passo dopo passo.