La cronometro del Delfinato ha messo subito in chiaro una cosa: Remco Evenepoel è tornato ed anche bene. A Neulise, il campione del mondo, è stato autore di una prova di grande spessore. E non solo per la vittoria, ma anche per come e quando è venuta questa vittoria.
Il come: non ha dominato a mani basse sin dal primo metro, come gli capita la maggior parte delle volte, ma se l’è dovuta sudare anche sul filo dei nervi contro Joshua Tarling. Il quando: questo era il primo vero grande test dopo l’incidente dei Paesi Baschi.
Parola a Velo
Con Marco Velo, tecnico delle cronometro della Federciclismo, abbiamo rivisto la gara contro il tempo del Delfinato. E lo abbiamo fatto anche in chiave olimpica, in chiave Filippo Ganna, tanto per non girarci intorno.
«Come ho visto Remco? Forte, molto forte. Che lo fosse non avevo dubbi, che dopo l’incidente fosse già a questo livello un po’ meno. Questa cosa non mi lascia tanto sereno! Ha battuto un ottimo Tarling. Che dire… si sapeva. Inutile girarci troppo attorno, i nomi per Parigi sono soprattutto questi tre: Remco, Tarling e Pippo. Sono loro che si andranno a giocare l’oro e le medaglie».
«Il percorso di oggi al Delfinato riprende abbastanza quello di Parigi. Forse era un po’ più duro nella seconda metà (nella parte più veloce Tarling è stato un filo più rapido di Remco, ndr). Questo ci dice che se la giocheranno sino all’ultimo. Ma credo anche che Pippo abbia la testa per arrivare al meglio a Parigi. Dieci giorni fa erano gli altri che lo guardavano al Giro, adesso li ha guardati lui e sicuramente avrà detto: ma quanto vanno forte!».
Per Velo resta importante il test del tricolore, soprattutto per analizzare poi wattaggi, efficienza e velocità in chiave olimpica. E anche le sensazioni…
E a proposito di sensazioni: se Remco ha continuato a dire che in posizione da crono la scapola gli faceva male, Velo ha esaltato la sua stabilità: «Mi è parso molto solido in generale e anche più composto del solito. Neanche sembrava che stesso spingendo poi così tanto. E si è confermato essere molto, molto aerodinamico», segno dunque che stava bene. «Speriamo stia già troppo bene!».
Non per smentire Velo, ma Remco stesso dopo l’arrivo ha detto di non essere ancora al top. «Ma – ha detto il belga – è andata meglio del previsto. E’ stata dura contro Tarling, specie quando ho saputo che al secondo intermedio ero ancora dietro. Ma questa vittoria è stata davvero un bel segnale».
Bravo Primoz
L’altra “notizia” di giornata, ma in chiave Tour de France stavolta è Primoz Roglic. Terzo a 39” da Remco, ma migliore tra i grandi della classifica generale. Non che Evenepoel non sia da annoverare tra i pretendenti alla maglia gialla, ma in tal senso dà meno garanzie di Vingegaard, Pogacar e Roglic stesso.
«In effetti – riprende Velo – Roglic ha fatto una buona crono. E’ pur sempre il campione olimpico di specialità, anche se va detto che quella di Tokyo era una crono particolare, molto dura con i suoi 650-700 metri di dislivello. Mi è piaciuta la sua gestione dello sforzo, si vede che ha esperienza e attitudine a questo tipo di prove. Di certo dopo questa crono prenderà confidenza, sotto tutti i punti di vista».
«Roglic si è portato dietro dalla Visma la cadenza. Era molto agile, sulle 100 o più rpm. Ha fatto tesoro di quelle conoscenze apprese nel vecchio team. Mi sembra si stia avvicinando al Roglic migliore e non è poco alla sua età (34 anni, ndr).
«Prima di tutto – ha ironizzato Roglic – sono rimasto sulla bici! Non sono caduto… Sono ancora in crescita, ma fare questi sforzi per me è importantissimo. In allenamento non riesco a spingermi a questo limiti. Crono bene dunque, ora vediamo le montagne».
L’esempio di Buitrago
Grandi note non ci sono dal Delfinato. E’ emerso il grande limite di certi team per questa disciplina nonostante atleti con ottime gambe, si legga Groupama-Fdj che sommando le prestazioni di Gregoire e Gaudu hanno incassato oltre 6′.
Ancora una volta è emersa la perfezione, sottolineata anche da Velo, della posizione e dei materiali della Visma-Lease a Bike, con un super Matteo Jorgenson. Una posizione del tutto moderna. Schiena piatta, “cascone” aerodinamico e praticamente chiusura totale tra mani e casco. Il tutto con un elevatissima agilità.
E poi c’è Santiago Buitrago. Il colombiano ha incassato 2′ tondi tondi da Remco, ma è senza dubbio il più scalatore. Si è visto che ha lavorato su questa disciplina. «Ed è importante farlo anche se non sei uno specialista», ha sottolineato Velo (ripensiamo per esempio ai due leader della Groupama-Fdj).
«Santiago quando sta bene è capace di fare belle prestazioni anche a corno e questo mi fa piacere. Penso ai nostri ragazzi e penso alle crono lunghe che sono state inserite in queste gare tra Giro, Delfinato… che sia la volta buona? Che si capisca una volta per tutte che questa disciplina è importantissima se vuoi fare bene anche nelle corse a tappe? E lo devono capire le società dei giovani… non i pro’.
«Domenica scorsa ero ad assistere alla crono organizzata dal Pedale Romanengo. C’erano tantissimi ragazzini, allievi e juniores, e anche under 23. Mi ha fatto molto, molto piacere vedere quel fermento e la voglia di migliorarsi anche se non si è degli specialisti come Buitrago».