Sbaragli è la gentilezza fatta persona, eppure alla fine di giugno dal podio dei campionati italiani, tirò fuori un ruggito. Una rivendicazione, un gesto d’orgoglio e insieme di rabbia.
«Durante l’anno – disse piuttosto innervosito – nessuno si accorge mai che corro anche io. Faccio sempre il mio lavoro, però quando posso fare la mia gara penso di saper ancora andare forte, quindi sono contento della prestazione del campionato italiano. Oggi si poteva fare la volata, ma io non ho potuto farla perché, al pari di Trentin che come me partiva da dietro, mi sono trovato con la strada chiusa. E se non avessi frenato, sarei caduto».
Ce l’aveva con Rota, poi si sono chiariti e adesso sono compagni di nazionale, con il completo azzurro che per la prima volta non prevede le scritte degli sponsor sul pantaloncino (in apertura, da Instagram, una foto di Sbaragli in allenamento al Mugello nei giorni scorsi).
Pensi che questa convocazione sia il riconoscimento di quella prova e un premio per il tuo rendimento?
Penso che sia stato un segnale importante, in una corsa dove potevo lottare per fare un ottimo risultato. Anche il percorso del mondiale mi si addice, penso di avere le caratteristiche per essere di massimo supporto alla squadra. Naturalmente so quale sarà il mio ruolo e penso che in funzione di questo correremo e faremo il massimo. La squadra è molto unita, sono contento di far parte di questo gruppo.
Il tuo compagno di squadra Philipsen ha fatto scoppiare un bel putiferio dicendo che a Glasgow non si metterebbe di traverso a Van der Poel, che è vostro capitano, ma corre con l’Olanda…
In Belgio hanno abbondanza e i loro bei problemi. Vedo più pressante il problema interno che le parole di Philipsen. In quella nazionale ci sono tre leader assoluti e penso che questo, al contrario, dovrà essere la nostra forza per lottare uniti.
Il fatto di correre in squadra con Van der Poel può essere un vantaggio?
Per contrastarlo bisognerà correre ognuno al 110 per cento senza alcun individualismo, lotteremo per fare arrivare una maglia azzurra il più in alto possibile. Magari in Belgio o in Olanda hanno individualità più forti delle nostre, ma forse non sono tanto uniti.
Tu come stai?
Sto bene, sto molto bene. Ho fatto un avvicinamento ideale per arrivare al massimo e quindi spero di poter dimostrare la condizione che ho.