C’è un contratto che lega Remco Evenepoel alla Soudal-Quick Step fino al 2026. Le voci che lo vorrebbero già alla Red Bull dal prossimo anno le abbiamo sentite tutti, così come era imminente la fusione con la ex Jumbo Visma e si era capito che la Ineos Grenadiers gli aveva fatto spazio lasciando andare fiori di corridori. Ma Remco cosa farà? Suo padre è anche il suo procuratore e da un po’ di tempo è incredibilmente silenzioso, dopo qualche esternazione di troppo che lo scorso anno aveva creato tensioni fra il corridore e il team manager Patrick Lefevere.
Fra i motivi di insoddisfazione palesati da Evenepoel, il più evidente era quello sulla (presunta) fragilità della squadra dovendo/volendo cimentarsi col Tour. Quello che abbiamo appena visto in realtà dice che la Soudal-Quick Step ha fatto la sua parte e che anche Landa, indicato dallo stesso Remco come una soluzione insufficiente, è stato al suo fianco fino a ottenere a sua volta il quinto posto finale. E’ mancato Cattaneo, che non ha trovato la giusta condizione. E di certo l’uscita di scena di Pedersen dopo appena quattro tappe ha privato il team di un valido appoggio in pianura. Ma la squadra ha fatto la sua parte.
Sanremo, Fiandre e Tour
I contratti, si sa, a volte vengono scritti proprio per consentire la via d’uscita più remunerativa per una delle due parti. Per cui, allo stesso modo in cui Uijtdebroeks ha lasciato la Bora per accasarsi alla Visma in cambio di (parecchi) soldi, anche per Evenepoel ci sarà una cifra da sborsare, prevedibilmente ben più congrua. Non saranno i 150 milioni di euro previsti per Pogacar, ma consentirebbe a Lefevere di consolarsi rapidamente. Par di capire che un accordo ci sarebbe già, ma solo per anticipare di un anno la fine del contratto: 2025 anziché 2026. Al punto che Lefevere ha appena accennato a quelli che potrebbero essere i programmi del campione olimpico per la prossima stagione.
«L’idea è che Remco scopra la Milano-Sanremo nel 2025 – ha detto all’indomani della crono – e che corra una fra la Parigi-Nizza o la Tirreno-Adriatico. Poi inizierà la preparazione per il Giro delle Fiandre e da lì tornerà alla Liegi, che quest’anno ha saltato per la caduta nei Paesi Baschi. E poi ci concentreremo ancora sul Tour de France».
Fra Remco e Alaphilippe
Sembrano le parole di chi ha in mano le carte giuste e che, contemporaneamente, rischia di vedere andar via Alaphilippe (il risparmio di quel contratto aprirebbe scenari inattesi). Sono ben noti i colpi assestati al francese, il quale sabato nella prova su strada di Parigi si giocherà una bella fetta di futuro. Lui rimarrebbe pure, ma ha capito che nella squadra in cui è cresciuto sarebbe la seconda scelta dietro Remco. Un po’ come Ayuso alle spalle di Pogacar, con la differenza che Ayuso è giovanissimo, mentre il francese ha 32 anni e vorrebbe un finale di carriera in prima linea.
«Ero sicuro che Remco avrebbe vinto la crono – ha detto ancora Lefevere – perché non ha lasciato nulla al caso. Domenica sera, a fine Tour, abbiamo festeggiato ad Antibes, ma a un certo punto lui è sparito e lunedì mattina era già in bicicletta. Ha uno stile di vita perfetto. Quindi penso che dovremo contare su di lui anche sabato nella prova su strada. Ha detto che il percorso su strada gli si addice più della cronometro».
Discorsi da manager
Poi Lefevere è tornato nei panni del manager disincantato e forse anche un po’ cinico. E allo stesso modo in cui giustificò e avallò (chissà se la determinò) la scelta di Alaphilippe di non correre le Olimpiadi di Tokyo perché onorasse al meglio la maglia di campione del mondo, così parla della vittoria di Evenepoel.
«Cosa significa la sua medaglia d’oro per la Soudal Quick-Step? A ben vedere non vuol dire niente. Al contrario – ha detto a Het Nieuwsblad – ci costerà un premio molto superiore ai 50.000 euro che Remco riceverà dalla Federazione. Gli daremo lo stesso premio che se avesse vinto un Monumento. Tutto questo senza poter utilizzare il suo titolo olimpico per scopi pubblicitari. Noi però gli abbiamo messo a disposizione tutto perché potesse vincere: l’attrezzatura e lo staff. Questa è la terza volta, dopo Pascal Richard nel 1994 e Paolo Bettini nel 2004, che uno dei miei corridori diventa campione olimpico. Come datore di lavoro è un po’ frustrante, ma ovviamente sono felice per Remco, che se lo merita».