L’occhio tecnico di Sciandri su Jorgenson: «Sa quello che vuole»

13.03.2024
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Maximilian Sciandri ha diretto Matteo Jorgenson per quattro stagioni alla Movistar. Arrivò da lui che non aveva neanche 21 anni. Che fosse un bel talento lo si era notato in questi anni. Sempre più spesso, Matteo faceva capolino nelle parti alte delle classifiche e delle corse più importanti. Lo scorso anno al Tour fu tra gli ultimissimi ad arrendersi sul Puy de Dome.

In questa stagione l’americano ha cambiato team. E’ passato alla Visma-Lease a Bike mostrando di andare ancora più forte. Abbiamo negli occhi ancora il fresco colpaccio della Parigi-Nizza, tra l’altro togliendosi il lusso di lasciar vincere Remco Evenepoel: non uno qualsiasi.

«E’ cambiato tutto in questa nuova squadra – ha detto Jorgenson nelle interviste post gara – ogni dettaglio è curato. Oggi (domenica scorsa, ndr) avevamo programmato di stare davanti in tre punti specifici e ci siamo riusciti. Al via ero parecchio nervoso e infatti ho dormito poco e male la notte precedente. Per la prima volta ho sentito la pressione».

In questa sua intera frase, come ci mostrerà anche Sciandri, c’è tanto se non tutto Matteo Jorgenson. Vediamo perché…

Maximilian Sciandri (classe 1967) è uno dei direttori sportivi della Movistar dal 2019
Maximilian Sciandri (classe 1967) è uno dei direttori sportivi della Movistar dal 2019
Max, insomma: lo hai diretto un bel po’. E pochi lo conoscono come te…

Giusto il giorno dopo la Parigi-Nizza ci siamo sentiti, gli ho mandato un messaggio. Che andava forte si sapeva, già lo scorso anno vinse in Oman con me. Mantenne quell’unico secondo di vantaggio con grande personalità. E’ un ragazzo di grandi potenzialità.

Che ragazzo è?

E’ certamente un ragazzo molto determinato. Io credo sia andato via con grande consapevolezza. Pur sapendo che in Visma avrebbe incontrato leader importanti, sapeva che si sarebbe potuto giocare le sue possibilità. E infatti eccolo essere leader sin da subito… e in una corsa importante come la Parigi-Nizza.

Ti aspettavi che vincesse subito?

Che vincesse no, tantomeno che lo facesse con quella padronanza, con quella lucidità e quella destrezza, anche nel gestire la squadra. Quindi no, non me lo aspettavo. Piuttosto credevo in una top 5, sarebbe stato comunque un segno di maturità e un ottimo risultato. E invece questo segno lo ha dato ancora più forte. Io lo vedevo già maturo…

Jorgenson, con Woods sul Puy de Dome, una grande prestazione quel giorno al Tour de France
Jorgenson, con Woods sul Puy de Dome, una grande prestazione quel giorno al Tour de France
Ma non così maturo forse…

Matteo sapeva esattamente ciò che voleva. Quando era con noi era così dalla nutrizione ai materiali, dagli all’allenamenti all’aerodinamica. Forse sopperiva anche a nostri gap. Poi su certi dettagli riguardanti l’aerodinamica non entro, non è la mia stretta materia. Però vedevi che lui studiava, rifletteva e cercava di capire come limare qualcosa. S’informava su tutto, sulle corse…

Insomma in Visma a quanto pare ha trovato pane per i suoi denti. Tu Max, sei stato un corridore di prima fascia, secondo te un atleta professionista certi comportamenti li ha di suo o qualcuno glieli insegna?

Non credo che qualcuno gli abbia insegnato certe cose da ragazzino, anche perché è statunitense, californiano, e lì non c’è una scuola di lunghe tradizioni. Una cosa che però deve aver appreso in America, immagino, sia la passione per la Parigi-Nizza. A questa corsa teneva tantissimo. Già con noi fece ottavo l’anno scorso. La voleva, la preparava e non voleva fare mai la Tirreno.

A Nizza Jorgenson ha lasciato la tappa a Remco. Probabilmente era anche più veloce del belga, ma Evenepoel aveva tirato di più
A Nizza Jorgenson ha lasciato la tappa a Remco. Probabilmente era più veloce del belga, ma Evenepoel aveva tirato di più
Dove può arrivare Jorgenson per te?

La tenuta sulle tre settimane va verificata, però il fatto che lo scorso anno al Tour, nella terza settimana, abbia vinto il premio della combattività è un bel segnale. Certo, fare classifica è un’altra cosa, però in futuro potrà provare a vincere un grande Giro. Di certo potrà lottare per un podio. Difficile dirlo, ma credo abbia i margini per provare.

Tecnicamente come lo inquadreresti? E’ un cronoman? Uno scalatore? E’ altro, visto che anche all’Omloop Het Nieuwsblad era davanti?

Se dovessi definirlo scalatore, direi di no. E non direi neanche che è un cronoman. E’ un ciclista moderno che va forte su tanti terreni. Direi quindi che è un corridore completo. Completo anche per quel che riguarda gli aspetti della guida. Davvero uno bravo.