Durante le tappe c’è tempo per riflettere e guardando le campagne francesi, oppure attraversando le piccole cittadine in attesa che ogni frazione prenda fuoco, il pensiero non può non andare allo scorso anno. La Parigi-Nizza è stata nel 2020 l’ultima gara prima del lockdown generalizzato. Chi ha buona memoria ricorda l’atmosfera che si viveva in Francia, le polemiche che circondavano la corsa, l’incertezza che regnava fra i corridori e gli organizzatori, come in fin dei conti fra tutti. Giacomo Nizzolo c’era, allora come oggi, e queste riflessioni hanno riempito la sua mente nel corso delle prime tappe.
«Era una sensazione strana – ricorda – andavamo avanti consci che tutto si sarebbe fermato. Certo non pensavamo che la sosta durasse così a lungo, che si tornasse poi a gareggiare solo d’estate e si affrontasse un calendario completamente stravolto. Fu davvero un’edizione strana».
Che differenze riscontri tornando a gareggiare su quelle stesse strade?
Oggi non sentiamo addosso la stessa incertezza, è come se avessimo fatto l’abitudine a questo modo di correre, un po’ ovattato, senza il pubblico. Ci concentriamo su quel che dobbiamo fare ed è quasi la normalità, anche se normale non può essere. E’ quasi diventata una routine, da un anno a questa parte, pedaliamo e lottiamo fra noi, ma intorno si sente che manca qualcosa.
Sentivate lo scorso anno le polemiche intorno alla corsa? In fin dei conti continuavate la gara mentre tutti gli altri eventi sportivi si fermavano e già si parlava del rinvio delle Olimpiadi…
Era una situazione difficile, lo era anche per gli organizzatori. Sapevamo già da qualche giorno che saremmo comunque arrivati a Nizza, magari riducendo le tappe come effettivamente è stato, ma la corsa in un modo o nell’altro doveva completarsi.
Giacomo Nizzolo a che punto è arrivato, nella sua ricerca della forma migliore, in questa Parigi-Nizza?
Diciamo che… sto ancora cercando. Non sono al top, devo lavorare molto e questa corsa serve proprio per salire di qualche tacca. Non ho la condizione dello scorso anno, le gambe sono ancora un po’ dure, ma la gara può servire proprio a migliorare la situazione. Il risultato magari arriverà, ma se capita come avvenuto nella seconda tappa, quando la caduta a più di un chilometro dal traguardo mi ha messo fuori gioco, allora è peggio perché non puoi neanche giocare le tue carte…
Magari la Parigi-Nizza del 2022 sarà davvero quella del ritorno alla normalità…
Lo speriamo tantissimo, in gruppo ogni tanto ne parliamo guardando quel che c’è intorno ma soprattutto che cosa significa affrontare il nostro mestiere in queste settimane. Il pubblico è una parte essenziale del nostro mondo, ci manca tantissimo. Senza tifosi, anche le vittorie perdono un po’ di sapore…