Nizzolo, quel tricolore coperto così difficile da lasciare

17.06.2021
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Nizzolo a Imola ci sarà per onore di firma, poi andrà in altura e di lì metterà nel mirino il mondiale. Il suo anno in maglia tricolore è durato per nove mesi, a causa del Covid che lo scorso anno fece slittare a fine agosto il campionato italiano di Cittadella. Ha vinto due corse, la Clasica de Almeria e la tappa di Verona al Giro d’Italia. ma l’aspetto ancora più singolare è che, essendo partito quella sera stessa con Cassani alla volta di Plouay e dei campionati europei, vinti in volata su Demare, Giacomo non ha mai indossato in gara la maglia tricolore.

Giro d’Italia, Verona: ecco finalmente la prima vittoria di tappa per il velocista della Qhubeka-Assos
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«Eppure ci tengo tanto al fatto di averla avuta sotto quella di campione europeo – dice – e mi dispiace sapere di non averla più. Quella vittoria ha significato il ritorno a livelli importanti, dopo anni storti. Quando la vinsi per la prima volta nel 2016, mi sentivo pronto per il salto di qualità. Ero nell’età giusta, ma si misero in fila tutti quegli intoppi…».

Il riferimento è ai guai del ginocchio? 

Sembravano ogni volta risolti e invece, alla prova dei fatti, sono sempre saltati fuori a fermarmi.

A voler dare una lettura ottimistica, sono stati proprio quei problemi a farti arrivare a 32 anni con margini ancora da esplorare.

Avrei voluto essere spremuto – sorride – perché avrebbe significato aver corso, ma in effetti non sono un atleta sfruttato e questo fa sì che da un certo punto di vista io sia più giovane della mia età.

Mondiali di Doha 2016, a ruota di Guarnieri verso la volata. Vincerà Sagan, Giacomo 5°
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E così domenica passerai la tua maglia a un altro campione italiano.

Il percorso di Imola sarebbe proibitivo per il miglior Nizzolo, figurarsi ora che la condizione proprio è lontana. Però devo esserci per tutto quello che la maglia tricolore rappresenta. La maglia è un simbolo e deve esserlo sempre di più. Non mi piace vederla disegnata come se fosse un fastidio, con grafiche sacrificate. Non può essere mortificata e la regola dovrebbe valere per tutte le nazioni. Spero passi fra le mani di un corridore che riesca a farla ben figurare.

Hai parlato di mondiale, prima però ci sono gli europei di cui sei anche testimonial.

Ho sondato il terreno, possono essere fra gli obiettivi, ma sono impegnativi. Non credo siano alla mia portata, però lo vedremo dopo che avrò ripreso al meglio la preparazione.

Ha iniziato il 2021 con la maglia di campione europeo a coprire la tricolore
Ha iniziato il 2021 con la maglia di campione europeo a coprire la tricolore
Invece i mondiali…

Sono un obiettivo importante e per questo saranno il focus centrale della seconda parte di stagione.

Anche a Doha nel 2016 partisti come leader della nazionale: credi di essere un corridore diverso?

Sono sicuramente un Nizzolo più consapevole. A Doha ero spavaldo, zero timore reverenziale. Sentivo di avere poco da perdere e alla fine venne fuori il quinto posto. Spero di riuscire a vivere il prossimo mondiale con leggerezza, anche se avrò più occhi addosso. Credo di poterlo gestire con la giusta tensione.

Leggerezza in questo contesto è una bella parola.

La mia forza è sempre stata quella di affrontare i grandi appuntamenti senza farmi schiacciare dalla tensione e questo è un vantaggio.

L’ultima corsa dopo il ritiro dal Giro è stato il Giro del Belgio
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E forse oggi, dopo l’europeo vinto l’anno scorso e le vittorie successive, potrebbe renderti più leader anche agli occhi degli altri azzurri, no?

In realtà sentivo il supporto della squadra anche a Doha, però certo all’europeo lo scorso anno la percezione di fiducia è stata più netta e mi ha aiutato molto. Al mondiale potrebbe essere la stessa cosa, anche se potrebbero esserci alternative a Nizzolo. Il percorso si presta anche per altri azzurri e starà a Cassani in quel caso creare la giusta amalgama.

Perciò adesso il programma prevede?

Tricolore e poi subito a Livigno. Abbiamo ancora un sacco di cose da fare.