La prima gara del 2024 di Alessandro Fancellu, con indosso i nuovi colori del team Q36.5 Pro Cycling, ha lasciato intravedere un lieve raggio di sole. Al Tour of Antalya, che ha parlato tanto italiano, c’è stato spazio anche per il comasco. Un terzo posto di tappa, nell’ultima frazione, e il decimo posto finale sono una base buona dalla quale ripartire dopo anni difficili. Il suo diesse nella professional svizzera, Gabriele Missaglia, lo sa bene. A lui, lombardo come Fancellu, è stato riservato il compito di far tornare il ragazzo suoi suoi livelli.
«Fancellu – racconta dalla Vuelta a Andalucia – è stata l’ultima firma per il team del 2024. Lui era nei nostri pensieri durante gli ultimi sei mesi del 2023, poi con un susseguirsi di cose si sono liberati dei posti ed è arrivato da noi. E’ una scommessa, dobbiamo e vogliamo riportare Fancellu sui suoi livelli, ci crediamo. Soprattutto noi della parte italiana del team».
Il suo 2024 è iniziato bene, almeno in gara…
Sì, per essere il risultato della sua prima gara con noi siamo soddisfatti. Ha avuto degli intoppi durante l’inverno, qualche influenza che lo ha fermato un po’. Considerando gli stop subiti nella fase di preparazione alle corse questa top 10 ci soddisfa. Era da tanto che non vedeva dei risultati del genere in una tappa e nella classifica generale.
Gli ultimi risultati paragonabili a questi sono arrivati al Tour de l’Avenir del 2022.
Un corridore che fa dei risultati del genere all’Avenir (quattro piazzamenti in nove tappe e il sesto posto nella generale, ndr) non può fermarsi così. Purtroppo, concedetemi di dire che le nuove generazioni sono un po’ deboli di testa. Molti ragazzi si fanno influenzare tanto dai dati, ma alla base deve esserci l’attitudine al mestiere del ciclista. La grande differenza tra chi ce la fa e chi no arriva in corsa, quando bisogna superare il famoso momento critico. Se si passa quel livello allora si è tra i primi, altrimenti no.
Che idea ti sei fatto su Fancellu?
E’ sulla buona strada, lo vedo con il giusto atteggiamento, si pone in modo positivo. Sta lavorando con Luca Quinti come preparatore, sono contento e fiducioso. Alessandro è un ragazzo che mi piace: è intelligente e ha trovato un ambiente e dei compagni giusti. Di lui ho parlato anche con Basso, prima di prenderlo.
Cosa vi siete detti?
Ivan ha creduto tanto in lui quando Fancellu era alla Eolo. Si augura che da noi possa tornare il corridore che era e raggiungere il suo massimo.
Avete un percorso in testa?
Sono due anni che non riesce a esprimersi, per un motivo o per l’altro. Mi aspetto che ci possa far vedere il suo meglio in sei mesi. Non gli abbiamo messo un calendario troppo impegnativo, alla Valenciana e alla Vuelta a Andalucia non è stato portato. Il Tour of Antalya era una corsa sulla carta più semplice, poi ho guardato i dati e sono notevoli, quasi da WorldTour.
Vi siete sentiti dopo la corsa in Turchia?
Ci sentiremo più seriamente nei prossimi giorni, ma ho avuto modo di fargli i complimenti via messaggio. Mi è piaciuta tanto la sua risposta: mi ha detto che ha provato a fare il colpaccio (il riferimento è all’attacco nell’ultima tappa, ndr). Sono dell’idea che se un corridore dà il 110 per cento in gara, va a letto soddisfatto, altrimenti la notte fatica a prendere sonno. Lo vedo concentrato.
Da cosa lo capisci?
Dalle sue parole e dall’atteggiamento. Per esempio, dopo il ritiro a Calpe, Fancellu è rimasto in Spagna, a Sierra Nevada, per preparare le gare. Da lì è andato direttamente in Turchia, quindi ci sta che fosse un po’ “imballato”. Vedrete che dai prossimi impegni andrà ancora meglio. Non vedo l’ora di seguirlo dall’ammiraglia.