PALMA DE MAIORCA (Spagna) – Florian Lipowitz appare (ed effettivamente è) quello più timido. Questione di carattere? Probabile. Questione di abitudine? Sicuramente. Se al tuo fianco ci sono corridori come Primoz Roglic e Remco Evenepoel, ci sta essere il meno avvezzo ai riflettori, ai microfoni, alle telecamere o agli ombrellini delle luci.
E non ultimo, per farlo “arrossire” ancora di più non è mancata l’investitura del grande connazionale Jan Ullrich. Il Kaiser ha detto sostanzialmente che il futuro è dalla sua parte. Che gli altri, uno su tutti Tadej Pogacar, sono destinati prima o poi a calare, mentre lui è in piena fase di crescita. E poi i complimenti sul grande motore, sulla testa e su tutto il resto. Unico appunto ad Ullrich: sì, Pogacar potrebbe calare, ma è un classe 1998. Lipowitz è un 2000, proprio come Remco…


Il futuro passa da Florian
E come già vi avevamo accennato quando scrivemmo di Pellizzari, se si parla di futuro, Ralph Denk nomina sempre Florian Lipowitz, Giulio Pellizzari e Lorenzo Finn come gli uomini su cui costruire il domani della sua squadra. Non a caso sono quelli che la Red Bull-Boraha fatto prolungare prima ancora dell’inizio della nuova stagione.
«L’asticella – ha detto Denk – per Lipo e per la squadra è sempre più alta, ma se Florian il prossimo anno non dovesse ripetere quanto fatto quest’anno, o addirittura calare un po’, non sarebbe la fine del mondo. Vorrei che percepisse davvero questa calma, questa tutela nei suoi confronti. E’ un talento e i suoi anni migliori devono ancora venire».
Un tedesco leader in un team tedesco: il sogno è grande e il rimando a Ullrich è inevitabile. Il Tour de France è al centro di questo progetto e con esso le pressioni. La sensazione è che Florian la pressione la avverta eccome. Rispetto ad altri leader è parso meno sorridente, ma anche più consapevole… almeno queste sono state le nostre sensazioni.
Molti dicono: «Pressione? No, non la sento». Poi, nel momento clou, vacillano o crollano. Lipowitz non sembra essere così. E in parte lo ha dimostrato proprio quest’anno al Tour de France. Nei momenti di difficoltà non ha ceduto. Ricordiamo, per esempio, il giorno del Col de La Loze.
«So – dice Lipowitz – che dovrò affrontare maggiori pressioni e che attorno a me ci saranno aspettative più elevate. So che le cose sono cambiate e che ci sono più pressioni. Cercherò di bloccarle in qualche modo».


Lipowitz e Remco
L’altro grande argomento messo sul piatto a Palma ha riguardato la convivenza con il nuovo arrivato, la stella: Remco Evenepoel. Lui è il leader assoluto.
«La convivenza con Remco non mi preoccupa – ha dichiarato Lipowitz – avere due punte in gare come il Tour può essere solo un vantaggio. Anche perché contro corridori come Vingegaard e Pogacar, che corrono a un livello completamente diverso, non è facile. Li ho sempre visti in televisione, non mi sarei mai aspettato di correre un giorno insieme a loro e di raggiungere quel livello. Penso che dopo quest’anno avrò una posizione diversa nella squadra e il piano è una doppia leadership paritaria. Una cosa è certa: se io sarò fuori dai giochi sarò pronto ad aiutarlo, e lui farà lo stesso. L’importante è che la Red Bull-Bora salga sul podio a Parigi».
Dicevamo della differenza di carattere e di approccio mediatico fra Lipowitz ed Evenepoel. E’ lo stesso tedesco a chiarire: «A Remco piace l’attenzione, ama essere al centro dell’attenzione. Per me non è proprio così. Ma magari ci completiamo a vicenda».


Gestione oculata
Altro aspetto da non sottovalutare è come la Red Bull-Bora-hansgrohe ha gestito Lipowitz. Dopo il podio al Tour de France tutti lo aspettavano. Era richiestissimo da media e organizzatori. Invece lo hanno fermato. Lo hanno protetto. Ha trascorso le vacanze di agosto in Italia, per dire, ed è rientrato in gara nel Giro di Germania, il Deutschland Tour. Poi è volato in Canada. Lì però la gamba non era quella della Francia: due ritiri. Le fatiche non erano scomparse e allora stop: stagione finita in anticipo e tempi di recupero allungati.
«Al Deutschland Tour – racconta Florian – ho trascorso ore a firmare autografi e a fare foto. Il mio corpo era esausto. Avevo decisamente bisogno di una pausa più lunga».
A Palma Lipowitz ha dunque ripreso a pedalare. E’ parso in ottima condizione, sempre molto attento anche alla crono e alla parte a secco. Forse sono eredità del biathlon, disciplina che richiede grande attenzione all’equilibrio, sia in senso stretto, sia nella gestione del corpo, pensando alla distribuzione della forza fra arti superiori e inferiori.


Calendario ridotto
Tolto il Trofeo Ses Salines, corsa di un giorno a fine gennaio proprio a Palma de Mallorca, Lipowitz, allo stato attuale, dovrebbe partecipare solo a due gare in vista del Tour de France: la Volta a Catalunya a fine marzo e il Tour de Romandie tra aprile e maggio, con in mezzo molta altura.
«Le ragioni di questa scelta – ha concluso Lipowitz – sono dovute alla mia predisposizione alle infezioni durante i mesi più freddi e al fatto che voglio esplorare nuove strade (probabilmente intendeva anche fare delle ricognizioni, ndr) con più ritiri di allenamento in altura».
In realtà il tedesco dovrebbe disputare anche il Tour Auvergne-Rhone-Alpes, il Delfinato in pratica. Anche perché, e questa sì che è una curiosità, sarebbe la prima corsa affrontata al fianco di Remco Evenepoel. Debuttare con questa convivenza direttamente al Tour de France, forse, non sarebbe l’ideale.
Speriamo solo non lo facciano diventare come quei campioni dei primi anni 2000 che si vedevano solo alla Grande Boucle. Stonerebbe con questo ciclismo.