Due corse in una ma con un elemento comune: la maglia rosa. La frazione di Lago Laceno ha visto il trionfo di Aurelien Paret-Peintre e il passaggio del simbolo del primato dalle spalle di Remco Evenepoel al norvegese Andreas Leknessund.
«Aurelien sta bene. E’ qui per fare bene e per la classifica», ci aveva detto il suo compagno Andrea Vendrame alla vigilia della crono della Costa dei Trabocchi. E il corridore della Ag2R-Citroen se l’è giocata bene.
Sgambettava da scalatore, agile. Ha colto l’occasione del compagno di fuga in cerca della maglia rosa, più generoso nel tirare, e si è portato a casa il successo più importante della sua carriera.
Soudal scricchiola
Ma Lago Laceno ci ha detto soprattutto una cosa: Remco Evenepoel c’è, la sua squadra un po’ meno. E’ vero che c’era pioggia. E’ vero che all’inizio la tappa è stata incredibilmente dura e incerta, ma sta di fatto che nel finale (e non solo) il campione del mondo è rimasto da solo.
Ad uno ad uno i suoi compagni si sono staccati: alcuni prima dell’ultima salita, il che era anche lecito perché avevano tirato parecchio, altri in precedenza.
«E’ stata una giornata durissima – ci racconta Giada Borgato che ha seguito la corsa in moto per la Rai – hanno fatto due ore “pancia a terra”. La prima parte era tutta un su e giù. Ho visto facce che non vi dico.
«Mi auguro che crescano i ragazzi della Soudal – va avanti Borgato – ma ho seri dubbi. Già sulla prima salita Van Wilder ed altri compagni erano in difficoltà. Ballerini è stato tra i primissimi corridori a saltare. Faceva fatica vera. Probabilmente ha pagato le due tappe precedenti, che comunque per loro sono state stressanti. Ma per assurdo ci sta che lui, più velocista, si stacchi presto anche se è strano. Magari era in giornata no. Il problema è che si sono staccati subito gli altri.
«Si è staccata gente come Cerny, Serry, Hirt e poi anche Van Wilder che dovrebbe essere l’ultimo uomo di Remco in salita e che, da quel che ho visto, lo avevano anche preservato. Fortuna per loro che è andata via la fuga, hanno rallentato e sono rientrati dopo il primo Gpm».
Serrare i ranghi
Il problema è che queste non sono ancora salite dure. Cosa accadrà quando ci saranno le scalate vere? Cosa succederà già fra tre giorni a Campo Imperatore? I dubbi di Lago Laceno sono ampi. E tutto sommato alimentano l’incertezza del Giro d’Italia.
Viene da pensare a Davide Bramati, diesse della Soudal-Quick Step, a quel che dirà questa sera ai suoi ragazzi nel “giro delle camere”. A come mantenere la calma.
“Brama” ha parlato di una giornata no da parte dei suoi. Nulla è perduto sia chiaro. Anche perché se c’è un corridore forte e tranquillo in gruppo quello è proprio Evenepoel. Ma qualcosa va fatto.
Bisogna serrare i ranghi. Correre compatti e nascosti. In casa Soudal-Quick Step devono prendere atto della situazione. Cosa che hanno fatto le altre squadre. Hanno visto che qualcosa si può fare. Che Remco può restare solo.
«Penso – va avanti Giada – che Brama abbia poco da dire ai suoi ragazzi. Alla fine hanno fatto il loro. Seppur faticando, hanno controllato la corsa nella prima parte. Hanno fatto andare via la fuga giusta. Poi sono le gambe che contano e se non ne hanno, non ne hanno….
«Brama era tranquillo. E lui lo conosciamo com’è quando è nervoso! Ma sa bene che corridori ha in mano. Per me oggi ha fatto bene a perdere la maglia».
E questo ormai è appurato. Il rischio è che a Campo Imperatore la maglia rosa gli ricaschi addosso, ma intanto è così. E un po’ di stress in meno non fa male.
Inoltre non va dimenticato – e questo lo ha saggiamente ribadito anche Borgato stessa in diretta tv – che la Soudal-Quick Step è storicamente una squadra per le classiche. Solo da un paio di stagioni sta virando sui grandi Giri. Ci vuole tempo per questa metamorfosi. Pensiamo solo alla UAE Emirates di Pogacar due anni fa…
Remco sereno
In tutto ciò viene da chiedersi come sta Evenepoel. Lui ci è sembrato rilassato. Attento. Prima del Gpm finale si è chiuso la maglia con la semplicità di chi non era a tutta.
«Remco è tranquillissimo – prosegue Borgato – aveva il viso disteso ed era bello in faccia. L’ho visto sereno, anche quando è venuto indietro alla macchina per cambiare le ruote e fare la pipì. Ha fatto tutto con i suoi tempi, con calma. Non aveva gli occhi sbarrati di chi stava perdendo tempo. E lo stesso quando è rientrato. Lo ha fatto senza stress. Sarebbe potuto rientrare da solo.
«Remco parla in gruppo, scherza con gli altri. Anche oggi, quando era venuto dietro all’ammiraglia, ha scambiato due battute col mio pilota che è belga. Gli ha detto qualcosa del tipo: “Mamma mia che tappa”. Un po’ come Caruso: “Finito il trasferimento? Quando parte la fuga?».
Ineos più forte
Lago Laceno ci ha anche detto che la Ineos-Grenadiers è la squadra più forte. Oltre ai due capitani, Thomas e Geoghegan Hart, nella scalata finale c’erano tre gregari e un altro si era staccato solo a 4 chilometri dalla vetta. Mentre Puccio e Ganna si erano spostati ai piedi dell’ascesa e solo dopo aver concluso il loro lavoro.
Stando alle parole di Giada – Remco è rimasto solo già dopo la prima salita – viene da chiedersi perché non lo abbiano attaccato. Che sia stata un’occasione persa?
«Non lo hanno attaccato per più motivi secondo me – spiega Borgato – primo perché si era lontani dal traguardo. E poi anche la Jumbo-Visma traballa. Ma per loro il discorso è un po’ diverso. Hanno perso gente come Gesink e Foss per Covid, Tratink per incidente alla vigilia del Giro. Oggi ho visto benino Kuss, ma Oomen è rimasto attaccato per un pelo. Magari loro, che sono stati chiamati all’ultimo e sono scalatori, potranno crescere strada facendo.
«E non lo hanno attaccato perché siamo ad inizio Giro e per me fare certi sforzi può essere rischioso».
Assalto sfumato?
In effetti per un colpo “alla Torino 2022” servivano squadre forti e compatte e al di fuori della Ineos sembra non ce ne siano in gruppo per ora. La stessa Bora-Hansgrohe, che tutto sommato si è mostrata in buona condizione, per fare un attacco del genere avrebbe dovuto sacrificare il suo secondo leader, Kamna.
«Konrad va bene, ma cerchi di preservarlo. Mentre Jungles l’ho visto spesso in difficoltà. Denz come arriva una salita si stacca e anche Benedetti è più per la pianura. E ancora: le salite di oggi erano pedalabili, salivano fortissimo. Credo serva qualcosa di più per staccare Remco».