Stefano Giuliani è certamente un personaggio del ciclismo italiano. Ex corridore, direttore sportivo ed ora manager. Istrionico, simpatico, deciso, ma soprattutto competente. Lui il ciclismo lo mastica per davvero. Spesso è stato criticato per i suoi metodi “alternativi” o per avuto troppo feeling con i ragazzi. Ma chi lo conosce lo sa: Giuliani (foto in apertura) è così: pane al pane, vino al vino.
L’abruzzese si è rimesso in gioco con la Giotti Victoria Savini Due, una Continental costruita con criteri quantomeno alternativi: non è la squadra dei giovani dilettanti e neanche quella dei “vecchi”, ma come dice Giuliani stesso: «E’ la squadra di chi ha ancora fame e voglia di riscattarsi».
Una vita nel ciclismo
Da corridore Giuliani era un attaccante nato. Ci provava sempre. «Mi emozionavo ad emozionare – racconta con passione – non esisteva una corsa non adatta a me e forse per questo avrei potuto vincere di più. Mi sono rimesso in discussione con la Mtb e con il ciclocross. E quando stavo per smettere mi richiamò persino Tony Rominger, ma io ormai ero felice così e non ritornai».
Questo carattere mai domo Giuliani lo vuol passare ai suoi corridori. Negli anni ne ha tirati e ritirati su in tanti: Ivan Quaranta, Ongarato, Nocentini e più recentemente Stacchiotti, Filosi. Gli ultimi della lista sono Guardini e Simion.
«Ma è successo anche con Grosu o Bole. Grosu non lo volevano, ma lui è un leader, un corridore vero. Bole è ritornato addirittura nel WorldTour. Io cerco di capire chi ha ancora voglia, chi ha fame, e soprattutto carattere. Cerco di conoscere i ragazzi prima di prenderli. E li responsabilizzo. Vuoi la pizza? Okay, basta che poi vai forte. Se ti serve per la testa è giusto che la mangi, che problema c’è?».
Ultimo stadio? Anche no
Giuliani è parte attiva poi del Trofeo Matteotti, è motore dell’organizzazione. In tal senso è un vulcano. Il primo bike park in Italia fu lui a crearlo e le idee non gli sono mai mancate. E la sfida con la Giotti è solo l’ultima in ordine cronologico delle tante della sua vita.
«Non nego – riprende Giuliani – che si faccia molta fatica ad andare avanti. I budget sono ridotti e ai miei ragazzi ho parlato chiaro. Sanno bene cosa posso e non posso dare loro. Non vado a prendere i giovani o i dilettanti, altrimenti mi faccio ridere dietro. Se è bravo me lo portano via in un attimo e farei poi fatica ad andare avanti. E se non va, mi dicono che è… un bravo ragazzo. Ma neanche voglio corridori all’ultimo stadio, come si pensa. Se così fosse avrei una squadra numerosa. Non immaginate quanti corridori, anche di livello, mi abbiano cercato».
Non c’è l’ufficialità ma il Laigueglia, Larciano e la Coppi e Bartali dovrebbero farle e chiaramente saranno presenti al Matteotti.
«Abbiamo un settore medico che ci segue per quel riguarda il passaporto biologico, così da poter prendere parte alle Pro-Series (le corse in cui partecipano anche le Professional, ndr) e per questo abbiamo fatto richiesta all’Uci.
Guardini e Simion: le punte
La Giotti Victoria-Savini Due conta otto corridori, le cui stelle sono Andrea Guardini e Paolo Simion, c’è anche un altro italiano: Adriano Brogi.
«Guardini e Simion stanno riflettendo anche sugli errori fatti in passato. Guardini è fin troppo professionale. Lui è quello che quando siamo fuori dice: dobbiamo andare a dormire che è tardi! Con lui già in passato c’era stato feeling. Vinse con me le sua prima corsa da pro’, tra l’altro la prima in assoluto. Raccolse molte vittorie in Asia. Cercava una professional. Io gli ho detto: guardati anche intorno. Ma in tutto l’anno scorso ha fatto sei volate ed è un peccato perché Andrea ha parecchio bisogno di correre per entrare in condizione.
«Simion, invece, me lo ha proposto proprio Guardini. E a me questo ragazzo è piaciuto subito. L’anno scorso si è buttato nella sfida della squadra cinese, non si è arreso, ha fatto quel viaggio sull’Everest: mi piacciono questi caratteri talentuosi che amano rimettersi in gioco. Vorrei avere più tempo per conoscerlo. E poi mi piace il fatto della pista. Condivido la multidisciplinarietà. Proprio ieri mi ha scritto che aveva ricevuto ulteriori convocazioni e che per questo non sarebbe potuto essere con noi. Gli ho risposto che era una cosa bellissima».