Intanto Hirschi a suon di vittorie prepara il mondiale

31.08.2024
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E’ innegabile che Marc Hirschi sia uno dei grandi protagonisti di questa fase della stagione, in alternativa alla Vuelta e in preparazione a un rutilante finale di stagione. Non solo per i suoi risultati, perché il suo passaggio alla Tudor è stato uno dei “botti” del ciclomercato in vista del 2025, una scelta che dice molto anche della nuova conformazione che la Uae sta assumendo sempre più intorno al vincitutto Pogacar ma anche delle ambizioni della squadra elvetica, protagonista di acquisti eccellenti.

Nel testa a testa di San Sebastian beffa Alaphilippe, suo prossimo compagno di colori
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Doppio colpo

Hirschi, anche per rispetto nei confronti dei suoi attuali datori di lavoro, non vuole parlare della sua nuova destinazione, d’altro canto c’è molto da dire in relazione a quanto sta facendo, basti pensare che in 55 giorni di gara ha colto 5 vittorie e 14 Top 10, ma viene soprattutto da due trionfi prestigiosi nelle ultime due classiche del WorldTour, San Sebastian e Bretagne Classic.

«Entrambe le vittorie sono state importanti perché parliamo di WorldTour – racconta l’elvetico – ma soprattutto di corse con tanta storia nel ciclismo, con grandi nomi nel loro albo d’oro. Non posso dire quale sia più stata la vittoria più grande, sono molto felice di aver vinto queste due gare che da sole portano in ampiamente positivo il giudizio sulla mia stagione, anche se la voglia di vincere è ancora tanta».

Hirschi sul podio di Plouay dopo aver battuto Magnier e Cort
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Quattro vittorie nell’ultimo mese: pensi sia il tuo periodo migliore da quando sei passato professionista?

Sì, penso sia molto simile al 2020. Ero allora in ottima forma dopo il Tour de France e portai a casa vittorie importanti e ora sono sicuro di essere al top della forma al momento. Spero di poter sfruttare questo stato ancora a lungo.

Ti è pesato non aver potuto effettuare un Grande Giro o per le tue caratteristiche sono state meglio le corse che hai fatto?

Avevamo deciso insieme con la squadra il mio calendario, in particolare questo periodo della stagione incentrato sulla preparazione per i campionati del mondo a Zurigo. Piuttosto che la Vuelta, che pure so essere utilissima per fare la gamba, preferisco andare in quota e se il meteo è molto buono è una buona preparazione, ma senza rinunciare alle corse perché non sai mai che tempo potrai trovare nel periodo stabilito in altitudine, soprattutto in questo periodo. Per cui preferisco alternare brevi periodi in altura e gare. Ora farò un periodo in quota, di nuovo un blocco di allenamento e poi farò le gare italiane, dal GP Industria e Commercio dell’8 settembre al Matteotti del 15, cinque corse in tutto.

Per Hirschi 4 anni alla Uae, con 17 vittorie ma non sempre vissuti in tranquillità
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E quale è quella che ritieni più adatta a te?

Nessuna in particolare, sono tutte gare molto buone per me e sono anche una preparazione super buona per le caratteristiche del percorso del mondiale. Il Toscana l’ho vinto due anni fa e so che va molto bene per me, la prova di Peccioli dove ho prevalso lo scorso anno ha un percorso molto mosso, il Memorial Pantani ha molte salite brevi e ripide. Penso che siano tutte buone per me.

Guardandoti indietro, ai Giochi di Parigi potevi fare di più?

Alla fine è stata una gara molto particolare, senza radio, con piccole squadre. Tutto molto diverso dal solito e non era facile adattarsi. A un certo punto c’era Kung davanti, quindi non era il caso di muovermi, poi nel finale sul pavé era davvero difficile capire come muoversi, non avevamo riferimenti ed eravamo tutti davvero al limite. Su quel percorso, con la forma che avevo al momento ero comunque inferiore a chi è andato a medaglia. Col senno di poi penso che la corsa avrebbe dovuto essere più dura e lottata nella prima parte, prima di arrivare al circuito finale, lì per me è stato difficile seguire il ritmo dei migliori.

Ai Giochi Olimpici di Parigi un 16° posto non pari alle sue aspettative, a 2’13” da Evenepoel
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Il mondiale nella tua Zurigo lo ritieni adatto a te e ha un’importanza particolare correre davanti alla tua gente?

Sì, per me ce l’ha. E’ il grande obiettivo di quest’anno. Si corre in casa e il tracciato non è male per le mie caratteristiche. È un percorso duro, un po’ per tutti, emergerà chi ne avrà di più. Può essere buono per chi ha fondo, per chi è portato ad attaccare, ma anche per gli scalatori. Quindi è una gara abbastanza aperta. Io mi gioco tutto lì, ci tengo particolarmente a emergere davanti ai miei connazionali.

Viste le tue caratteristiche, tra corse di un giorno e brevi corse a tappe dove pensi di andare più forte?

Dipende molto dal momento. Per ora mi alleno molto per le gare d’un giorno. Ma penso di poter essere tra i migliori anche in altre gare, soprattutto sto lavorando molto per il futuro. Io credo di poter far meglio anche nelle corse a tappe più grandi. Sapendo però che i grandi giri sono un altro livello, non basta sentire che le gambe vanno super forte, devi avere anche caratteristiche di resistenza, di gestione che devo ancora fare mie. Ma spero intanto in futuro di diventare molto competitivo anche nelle corse di una settimana.

Per il bernese la vittoria nel Czech Tour a conferma della sua dimensione anche nelle corse a tappe
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Quanto è importante per tutto il ciclismo svizzero avere una squadra prossima all’ingresso nel WorldTour come la Tudor nella quale correrai nel 2025?

Penso che sia fondamentale soprattutto per i giovani corridori perché è più facile trovare spazio nella formazione di casa. Guardate le squadre francesi, prendono principalmente i corridori giovani francesi, consentendo loro di completare la loro crescita. A noi serve una realtà simile. E’ difficile entrare in una realtà straniera per un giovane corridore svizzero, quindi penso che dia molte opportunità ai giovani corridori di mettersi in mostra. Non ci sono tanti spazi per trovare un contratto, quindi questo aumenterà le possibilità.