ROMA – Un gran bel Giro e ci voleva. Lunedì mattina Giovanni Aleotti 25 anni compiuti nel giorno del Monte Grappa (in apertura con Martinez e una candelina), ha ripreso la strada di casa portando via con sé un’ottima condizione, che finalmente si è vista anche bene. Certo, ancora una volta gli è servita per tirare, ma intanto ha chiuso la corsa con la forza giusta per provare altre strade. Nel suo caso, a breve, ci sarà il Giro di Slovenia.
La Bora-Hansgrohe ha concluso sul podio l’ultimo grande Giro prima di cambiare nome e convertirsi in Red Bull, anche se non è chiaro a tutti in che modo si andrà avanti: se la struttura rimarrà invariata, quindi nelle mani di Ralf Denk, oppure se subentreranno altre figure. Comunque sarà, affidata a Enrico Gasparotto e Bernhard Eisel e priva di leader come Roglic, Vlasov e Hindley, la squadra tedesca ha dato prova di compattezza attorno a Dani Martinez. Doveva esserci Lennard Kamna, finito in terapia intensiva dopo un incidente ai primi di aprile, e forse qualcosa sarebbe cambiato. E se alla fine hanno fatto meglio della Ineos è stato certamente per la solidità del leader, ma anche per la presenza accanto a lui nei momenti delicati dello stesso Aleotti, tornato su livelli che mancavano da un paio di stagioni.
Soddisfatto?
Sono contento, dai. Sono stato solido per tre settimane: con Martínez, tutta la squadra è stata molto concreta. “Dani” non ha mai mancato un giorno, quindi sono contento. Ovviamente giocandoci il podio, sono dovuto stare sempre con lui, quindi senza una fuga o chance personali. Ma allo stesso modo è stato importante per me vedere fino a quanto potessi tenere duro con i migliori.
Un Giro diverso da quello vinto con Hindley?
Sì, per me molto diverso. Sicuramente sto vivendo un buon cambiamento, perché ho visto che in salita sono migliorato. Sono rimasto quasi ogni giorno con i migliori 15 e penso che ciò sia dovuto all’ottimo lavoro con Paolo Artuso che mi allena da quest’anno. Abbiamo svolto un lavoro molto consistente, senza aver mai saltato un giorno. Sono sempre stato bene e questo ha fatto la differenza rispetto all’anno scorso.
Un anno da dimenticare…
Ho avuto tanti problemi, ma sono riuscito a venirne a capo già nelle ultime settimane del 2023. Ho voltato pagina e messo nel mirino questo Giro, che è andato come speravo e forse anche un po’ meglio. Ho imparato qualcosa di più su me stesso e la mia capacità di fare corsa di testa.
Quale è stato il giorno del Giro in cui ti sei sentito meglio?
Penso a Prati di Tivo, ma stavo bene anche nella prima tappa a Torino e quella dopo il riposo di Napoli. Riuscire a stare ogni giorno vicino a Daniel è stato stimolante e ce l’ho messo a tutta per supportarlo al meglio.
Secondi alle spalle di Pogacar: i primi normali. Si può dire così?
Penso che lui per primo e tutta la UAE Emirates abbiano dimostrato di essere di gran lunga i più forti. Ovviamente noi eravamo sempre pronti a ogni passo falso, però loro sono stati molto bravi ogni giorno. E poi Tadej è stato talmente superiore, che se anche qualche volta si è trovato in una posizione critica, non ha avuto bisogno di difendersi perché andava all’attacco.
Ora vengono un po’ di corse per te?
Sì, penso che già lo Slovenia tra un paio di settimane sia una buona opportunità. Quindi non resta che ragionare bene sul Giro, chiudere la pagine e poi cercare di mantenere la condizione fino allo Slovenia e poi all’italiano. Adesso è arrivato il momento di fare qualcosa per Giovanni…