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Frassi: dai giorni bui con Israel alla rinascita con NSN Cycling

05.12.2025
5 min
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ROMA – Sulla sua maglia c’è già la scritta NSN. Vederlo entrare all’Auditorium fa piacere. Parliamo di Francesco Frassi, direttore sportivo in forza alla Israel – Premier Tech fino a pochi giorni fa e ora alla NSN Cycling, la nuova squadra che si è distaccata dai vessilli dello Stato mediorientale. Lo incontriamo a pochi minuti dalla presentazione del Giro d’Italia. Sta degustando un prosecco assieme a suo padre, Roberto, colui che gli ha trasmesso la passione per il ciclismo: quella da corridore prima, e quella direttore sportivo poi.

La mente vola subito alle proteste di qualche mese fa, specie quelle avvenute in Spagna durante la Vuelta. Ma non solo: anche in Italia e in Francia i gruppi “ProPal” si sono fatti sentire. Da Frassi ci facciamo raccontare quei giorni, il crescendo di ostilità nei loro confronti e come li hanno vissuti dall’interno (in apertura foto CAuldPhoto).

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Francesco Frassi insieme a suo papà Roberto alla presentazione del Giro d’Italia 2026
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Francesco Frassi insieme a suo papà Roberto alla presentazione del Giro d’Italia 2026
Finalmente Francesco, il periodaccio è alle spalle. La fine dell’estate è stata più che tosta per voi…

Sì, molto. Io non ero alla Vuelta: i miei colleghi mi hanno raccontato la parte più intensa della protesta e gran parte l’ho vissuta da remoto. Però tra di noi ci si sentiva di continuo.

E cosa ti dicevano?

Che c’era parecchio stress. Non essendo lì, non capivo fino in fondo com’era la situazione, anche se in televisione si vedeva chiaramente cosa succedeva. Io ero in Italia e per me il “bello” è iniziato dopo, con le classiche italiane.

Raccontaci, cosa è successo?

Ho avuto il mio bel da fare. Essendo un direttore sportivo italiano all’interno del team, ovviamente gli organizzatori telefonavano a me. Il primo è stato Adriano Amici, perché il problema vero è nato con le gare del GS Emilia. E poi, a catena, tutte le altre corse. Di nuovo altro stress, anche se meno rispetto alla Vuelta: alla fine io l’ho vissuta per telefono. Percepivo soprattutto la paura degli organizzatori di non poter far disputare la gara, perché quelle proteste avrebbero potuto fermare tutto.

Alla Vuelta le proteste maggiori: avevano capito che il ciclismo era un’ottima vetrina mediatica (foto EFE)
Alla Vuelta le proteste maggiori: avevano capito che il ciclismo era un’ottima vetrina mediatica (foto EFE)
E tu?

Facevo da tramite tra l’organizzazione e il management della squadra. Alla fine anche il team ha deciso che non era il caso di presentarci alla partenza. Fortunatamente eravamo tranquilli a livello di punteggio per tornare nel WorldTour.

Giusto, c’era anche questa sfida in atto…

Esatto. Perdere 6, 7, 8 gare di un giorno in Italia, gare ProSeries, poteva essere davvero rischioso. In quel caso non so cosa avremmo fatto.

Come l’hanno presa i ragazzi quando avete dovuto fare questo passo indietro?

Quelli con cui ho parlato l’hanno presa bene. Hanno iniziato il riposo un po’ prima! Anche se per qualcuno c’è stato un piccolo cambio di calendario: chi è andato alla Parigi-Tours, chi ha corso in Belgio, chi è andato al Guangxi. Hanno chiuso prima quelli che avevano il programma italiano. Ma l’hanno presa con professionalità, senza lamentele particolari.

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Giusto ieri è stata resa nota la partnership fra Scott e NSN Cycling. La nuova squadra è affiliata in Svizzera (foto CAuldPhoto)
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Giusto ieri è stata resa nota la partnership fra Scott e NSN Cycling. La nuova squadra è affiliata in Svizzera (foto CAuldPhoto)
E invece Francesco, raccontaci com’è stato essere nell’occhio del ciclone dal lato negativo? Essere additati?

Non è stato bello. Alcune volte mi sono trovato, e ci siamo trovati, di fronte a brutti gesti nelle varie gare in cui andavamo. Anche in una corsa in Francia, il Grand Prix d’Isbergues, a settembre, e non solo alla Vuelta. Si passava sotto l’arrivo e ci facevano il dito medio, ci urlavano contro. Non era una bella situazione: ti dipingevano come una persona indecente quando non lo sei.

E aggiungeva stress, immaginiamo…

Più che stress dava fastidio. Anche perché noi cosa c’entravamo? Eravamo una squadra ciclistica. Sì, portavamo il nome Israel, ma dal punto di vista sportivo il proprietario ha una grande passione per il ciclismo. E’ grazie a lui se in questi anni si sono raggiunti ottimi risultati, se siamo diventati WorldTour, se c’è stata la Grande Partenza del Giro d’Italia. Alla fine, per una questione politica, ci rimettevamo noi. Si è capito che il ciclismo è più facile da colpire: mentre magari in una partita di qualificazione ai mondiali di calcio, come Italia-Israele, nessuno ha fatto nulla.

Il ciclismo non si fa a porte chiuse… Torniamo invece a voi. C’è stata paura per il futuro? Voglia di lasciare, come ha fatto Gee?

Quello no. Siamo sempre stati tranquilli riguardo al futuro. Devo essere sincero: il nostro manager Kjell Carlstrom ci ha parlato con chiarezza e ci ha sempre dato sicurezza. Ci ha sempre informato su tutto. Qualsiasi cosa ci fosse, poteva essere un problema o semplicemente un cambiamento, lui a tutti, dal primo corridore all’ultimo dello staff, ci teneva sempre aggiornati. Ed è sempre stato chiaro. Questo suo modo di comunicare ha contribuito a renderci tranquilli molto. Anche in chiave futura ci dava sicurezza e tranquillità.

Il momento forse più teso in assoluto per la Israel-Premier Tech: i manifestanti si gettano in mezzo alla strada durante la cronosquadre (screenshot a video)
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Il momento forse più teso in assoluto per la Israel-Premier Tech: i manifestanti si gettano in mezzo alla strada durante la cronosquadre (screenshot a video)
E com’è stato questo passaggio verso NSN?

Ci ha spiegato l’idea della nuova squadra, ci ha mostrato il progetto della NSN Cycling e abbiamo capito che c’era una strada chiara, solida e pronta per il 2026. E’ stato dunque un passaggio naturale. Finalmente si usciva dall’occhio del ciclone politico e si tornava a parlare solo di ciclismo, che è quello che volevamo.

E si vede, indossi già i nuovi vestiti griffati NSN. Si sente già questa atmosfera di cambiamento?

Devo essere sincero, c’è tanto entusiasmo. Sono arrivato ora a Roma direttamente dal ritiro a Denia in Spagna. In squadra si lavora bene. Eravamo oltre 150 persone in ritiro, questo per far capire a quale livello di performance, management, staff, direttori sportivi e corridori possiamo essere. Siamo veramente attrezzatissimi e motivatisismi. E decisamente più rilassati di prima. Siamo prontati già sulla stagione, vogliamo are i programmi e fissare gli obiettivi. In una parola: siamo felici.