Il gallo canta in sottofondo, ma questo non ferma Filippo Zana dal raccontarci i suoi primi approcci con la nuova squadra, la BikeExchange-Jayco che presto sarà Jayco-AlUla. Il campione italiano è appassionato di animali e prima di uscire in bici li va a governare. E il gallo s’intromette spesso nell’intervista!
Il corridore veneto è uno dei gioielli italiani per i quali si sono aperte le porte del WorldTour. Sono bastati pochi giorni di ritiro per capire che tutto è cambiato, che tutto è diverso. Ma al netto della felicità, Filippo ha subito capito che c’è da rimboccarsi le maniche.
Filippo, primi momenti con la nuova squadra, cosa ci dici?
Dico che mi sono trovato veramente bene. Non pensavo di trovarmi così sin dall’inizio. Invece mi hanno accolto come se fossi sempre stato lì, nonostante il mio inglese non sia super. Però piano, piano ci sto prendendo confidenza. Anche loro mi hanno detto di non preoccuparmi: «Vedrai, in un mese o due impari in fretta». E infatti già al termine del primo ritiro, in dieci giorni, ero migliorato. No, no… sono tanto, tanto contento e motivato.
Perché non pensavi di trovarti così bene? Quali difficoltà ti aspettavi?
Beh, con il cambio di squadra stesso magari all’inizio era un po’ dura ambientarsi. E’ qualcosa di nuovo. Però mi sono sentito subito parte del team.
Il tuo tecnico di riferimento è Marco Pinotti…
Abbiamo messo giù una parte di calendario. Marco mi ha aiutato all’inizio con la comprensione di alcune cose. A volte era lui che me le rispiegava meglio.
Com’era una giornata tipo durante il vostro ritiro? E che differenze hai notato rispetto all’anno passato?
Sveglia sempre verso le 8,30 perché in Spagna, si sa, è comoda! La colazione era pronta anche prima, visto che noi avevamo i nostri cuochi e già questa è una differenza rispetto al passato. Avere il cuoco in squadra è tutta un’altra cosa: si mangia sempre bene, sempre quello indicato dalla nutrizionista e tutto di ottima qualità. Poi verso le 10 si partiva in bici. Si tornava nel primo pomeriggio e trovavamo sempre pronto da mangiare. Sulla tavola c’era quello che indicava la nutrizionista. Sull’alimentazione mi sono trovato veramente bene e credo che questo farà una bella differenza. Poi massaggi e cena. Ma con gli altri ragazzi ci trovavamo un po’ prima: parlavamo, facevamo gruppo. E a proposito di gruppo, credo che per essere stato il primo ritiro, ci sia già un bell’ambiente.
Cosa avete fatto in bici?
Un bel blocco di lavoro con molte ore di sella. Pochi lavori specifici, ma tanti chilometri. Ci avevano diviso per gruppi. Io ero con quello che andava un po’ meglio in salita, ma ogni tanto ci mescolavano, anche per farci conoscere meglio. E quando ci mescolavano c’erano anche i velocisti, visto che le intensità non erano altissime.
E invece, Filippo, a livello di bici, di questioni tecniche come è andata? Ti sei adattato subito alla nuova bici?
Mamma mia, sì! Anche sotto questo aspetto sono rimasto molto contento. Qualsiasi esigenza viene esaudita e avere questo colloquio continuo con meccanici o con i rappresentanti di Giant stessi che partecipano molto è stimolante. Loro ci chiedono sempre come possono migliorare la bici.
Parlare con i meccanici, esigenze… c’è stato dunque qualcosa sulla quale hai dovuto insistere per trovare la quadra?
Diciamo che con la bici nuova non ho trovato subito la posizione ideale, ci ho messo un mesetto. E una volta trovata ho cercato di migliorarla ancora. Alla fine era tutto nuovo. Ora va bene, anzi molto bene. Ho abbassato un po’ la sella e l’ho anche un po’ spostata in avanti, così da avere una spinta ancora più forte.
E la bici da crono?
Ci abbiamo lavorato sin da subito. E anche questa è stata una bella differenza rispetto all’anno scorso. Nel ritiro dell’anno passato l’avevo usata una volta. Adesso non ce l’ho a casa perché non aveva senso portarla via e poi fra dieci giorni riportarla in Spagna. In ritiro abbiamo fatto delle prove di cronosquadre e a gennaio è previsto un altro blocco di lavoro anche con la bici da crono. Ormai abbiamo visto che fa la differenza.
Prima, Filippo, hai detto che avete tirato giù un po’ di programmi con Pinotti, cosa ci puoi dire?
Inizierò alla Ruta del Sol, poi farò due gare di un giorno in Francia, la Strade Bianche, forse la Milano-Torino e in teoria io sono in lista per il Catalunya.
E il Giro d’Italia?
Ci spero! Stiamo ancora programmando bene il tutto.
In attesa di Simon Yates, c’è qualcuno che ti ha impressionato in ritiro?
Posso dire che quando Stybar passava a tirare si faceva sentire! E’ davvero un grande professionista. Sarà importante il prossimo ritiro quando saremo tutti. Però è bello allenarsi con grandi campioni. E’ uno stimolo in più per andare forte.