Felline: dalla fornace di Burgos, ai pensieri sul futuro

21.08.2023
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Fabio Felline ha appena concluso la Vuelta Burgos e adesso finalmente si può preparare al primo grande Giro della stagione. Il corridore dell’Astana-Qazaqstan era stato scartato proprio all’ultimo dal Tour de France nonostante avesse fatto tutta la preparazione per la Grande Boucle.

Ora però questo agosto sembra aver portato un vento del tutto nuovo per il piemontese. Si riparte, la condizione è in crescita, la voglia c’è e si guarda anche all’anno venturo, tanto più che proprio pochissimi giorni fa è stato ufficializzato il suo passaggio – anzi ritorno – al gruppo della Lidl-Trek.

A Burgos Felline ha lavorato per il team, mettendo fatica “buona” nelle gambe
A Burgos Felline ha lavorato per il team, mettendo fatica “buona” nelle gambe

Fornace Burgos

Fabio ci racconta di una Vuelta Burgos caldissima. Si sono cotti. Nelle ultime tappe ci sono stati anche 37 gradi di temperatura media. «Un caldo feroce. Ad un certo punto – dice Felline – mi sono ritrovato fianco a fianco con Damiano Caruso, che non è proprio l’ultimo arrivato, e abbiamo scambiato due battute proprio su quanto ci stessimo bollendo.

«Dopo l’esclusione dal Tour mi sono preso un momento, un decina di giorni, di stacco. Così mi sono riattivato in vista della Vuelta, ma direi del calendario spagnolo visto che ho fatto Castilla y Leon, San Sebastian, ora Burgos e poi appunto la Vuelta. Ma non è facile essere pronto con questi continui cambi di programma e infatti all’inizio ho faticato tanto.

«Se devo parlare di sensazioni mi sembra di crescere, ma sono lontano dal Fabio migliore. Spero che questo Burgos mi abbia messo a posto. Comunque ho lavorato per Battistella, ho preso aria per lui, ho provato ad andare in fuga e all’inizio ci sono anche riuscito».

In questi casi l’esperienza conta molto. A 33 anni, Fabio sa gestire queste situazioni complicate anche dal punto di vista nervoso. 

Crono, salita, volata e sprint a ranghi ridotti: il piemontese può essere un vero jolly
Crono, salita, volata e sprint a ranghi ridotti: il piemontese può essere un vero jolly

A tutto campo

Felline per caratteristiche può andare forte dappertutto, anche in volata, se non altro per aiutare o entrare in un gruppetto e giocarsela allo sprint. E persino a crono, tanto da vestire l’azzurro ai mondiali del 2019. Ma sa anche lavorare in salita per un leader. Come fece del resto lo scorso anno per Nibali.

E sono state anche queste sue caratteristiche a farlo firmare con la Lidl-Trek. Queste caratteristiche e i buoni rapporti con Luca Guercilena, il team manager del team americano, in cui è già stato per sei stagioni dal 2014 al 2019.

«Non ci eravamo lasciati male – racconta Felline – fu una situazione ambigua e forse neanche c’era la reale voglia di cambiare all’inizio. Poi mi sono lasciato convincere che forse era meglio provare altre esperienze e così ho fatto.

«Ma con Guercilena ho un ottimo rapporto e lo stesso con Nino Daniele, il loro medico. Lui è tutt’ora il mio medico sportivo e lo stesso vale con tanti compagni, che ancora sono lì. Penso a Stuyven o a Ciccone, anche se con Giulio ho fatto un solo anno. Diciamo che in quel team avevo lasciato un pezzetto di cuore».

La trattativa è nata in primavera. Si era al Catalunya e un corridore di spicco della allora Trek-Segafredo, in procinto di diventare Lidl-Trek, chiacchierando disse a Felline: «Ma perché, visto il bel rapporto che hai con Guercilena, non ci parli? Sarebbe bello che tornassi con noi. Io appoggerò il tuo arrivo». E così è andata.

Con Ciccone, ma non solo lui, ottimi rapporti. Dal prossimo anno Fabio ritroverà molti dei suoi vecchi compagni
Con Ciccone, ma non solo lui, ottimi rapporti. Dal prossimo anno Fabio ritroverà molti dei suoi vecchi compagni

Che ruolo alla Lidl?

Felline ha parlato con la nuova squadra anche per il ruolo che dovrà ricoprire, perché poi il succo della vicenda è anche quello. Okay i buoni rapporti, ma serve concretezza. Cosa andrà a fare dunque alla Lidl-Trek?

«Oggi – spiega Fabio – sono consapevole che non posso competere con i grandi campioni. Però vado bene su tutti i terreni, dal tirare una volata o in salita. E al tempo stesso posso sfruttare una corsa magari dura e mossa per me stesso. E’ su queste basi che sono stato richiesto e io mi sento pronto.

«Che poi era lo stesso motivo per cui venni qui in Astana. Dovevo lavorare per Fuglsang, nel frattempo avevo vinto il Pantani. Ho avuto carta bianca in qualche occasione, come la tappa di Castelfidardo della Tirreno dove fui quarto. Quello è Fabio Felline. E tutto funzionava bene.

«Poi dallo scorso anno mi sono ritrovato ad un Tour che non dovevo fare e da lì si sono innescate una serie di circostanze (fisiche e organizzative) ed è stato tutto in susseguirsi di problemi. Un  rincorrere della condizione».

Felline Pantani 2020
Felline conquista il Memorial Pantani del 2020. Fabio (classe 1990) fu tra i primi a passare giovanissimo nel 2010 alla Footon-Servetto
Felline Pantani 2020
Felline conquista il Memorial Pantani del 2020. Fabio (classe 1990) fu tra i primi a passare giovanissimo nel 2010 alla Footon-Servetto

Scommettiamo che…

Una particolarità di questa storia è che Felline, in accordo anche con il futuro team, ha firmato per un solo anno.

«Volevamo fosse una scommessa – dice Fabio – un mettersi in gioco, un fare il massimo e perseguire gli obiettivi che ho detto prima: aiutare i leader e magari giocarsi qualche corsa. Ho scelto di firmare un solo anno perché se smetto voglio farlo con dignità. Non voglio trascinarmi fino a “restare a piedi” perché vado piano.

«Ora però non voglio rinnegare nulla. Voglio finire al meglio questa capitolo e questa stagione con l’Astana-Qazaqstan. Lo voglio per loro e per me. Perché poi è molto importante finire bene. Ti lascia qualche stimolo e qualche certezza in più in vista dell’inverno. Vuoi mettere affrontarlo con buone sensazioni?

«E poi c’è anche un sogno da realizzare: vincere una tappa in un grande Giro. In 14 anni di professionismo non so quanti podi ho raccolto, ma non sono mai riuscito a portarmi a casa una tappa fra Giro, Tour e Vuelta». Magari è la volta buona