EDITORIALE / L’UCI vara il tetto ai budget. Giusto o sbagliato?

18.03.2024
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I soldi fanno la felicità e rendono possibili vittorie altrimenti impensabili. Se un corridore lascia uno squadrone perché capisce di non avere abbastanza spazio, difficilmente andrà in una squadra dal budget inferiore: andrà a cercare un ingaggio quantomeno paragonabile e sperimenterà un altro modo di essere felice. In altre parole, volendo vincere il Tour e avendo strade chiuse alla Visma-Lease a Bike, Roglic è andato alla Bora e non alla Corratec.

Roglic ha lasciato la Visma per passare alla Bora, certo senza grosse rinunce economiche
Roglic ha lasciato la Visma per passare alla Bora, certo senza grosse rinunce economiche

Dominio di pochi

E’ un’evidenza persino banale, così come è sotto gli occhi di tutti che i primi posti di ogni classifica e ordine di arrivo sono monopolizzati dagli atleti di pochissime squadre, con… l’intrusione occasionale della Alpecin-Deceuninck, che magari ha meno soldi, ma li distribuisce a favore di pochi nomi di spicco capaci di fare la differenza. Il resto è dominio di UAE Emirates, Visma e Ineos, con la Lidl-Trek e la Bora che hanno fatto un passo in avanti in questo ranking della ricchezza.

«C’è chi spende 45 milioni di euro all’anno – diceva qualche giorno fa Giuseppe Martinelli – e chi ne spende 15 e non può prendere i campioni e tantomeno i giovani talenti».

Come e perché sia accaduto, anche l’UCI ne ha preso coscienza e ha deliberato di metterci mano. Forse per limare il gradino dell’ipocrisia. Forse per coerenza con le regole sui materiali speciali, vietati per dare anche ai Paesi poveri la possibilità di utilizzare gli stessi dei più ricchi.

Tao Geoghegan Hart, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
La Ineos ha dominato i grandi Giri per un decennio, grazie ai campioni e al suo budget
Tao Geoghegan Hart, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
La Ineos ha dominato i grandi Giri per un decennio, grazie ai campioni e al suo budget

Limite al bilancio

E’ stato di recente rilasciato un comunicato successivo al primo incontro del PCC (Professional Cycling Council) che si è tenuto a Montreux, includendo per la prima volta la rappresentanza del ciclismo femminile su strada. Tra gli svariati punti discussi e approvati, uno riguarda un limite ai bilanci delle squadre.

«Sul fronte finanziario – si legge – nell’ambito della riforma dell’organizzazione del ciclismo professionistico su strada del 2018, è stato approvato il principio dell’attuazione di un tetto massimo di bilancio per le squadre. Ciò mira a preservare l’equità sportiva evitando eccessive disparità tra le squadre in termini di budget. Sarà istituito rapidamente un gruppo di lavoro per presentare le misure al Comitato Direttivo dell’UCI in vista della loro applicazione a partire dal prossimo rinnovo delle licenze UCI Women’s WorldTour e UCI WorldTour delle squadre (per la stagione 2026)».

Il UAE Team Emirates ha alle spalle grandi compagnie e lo stesso Governo emiratino
Il UAE Team Emirates ha alle spalle grandi compagnie e lo stesso Governo emiratino

Fra Madiot e Gianetti

Il tema era stato discusso e anche su queste pagine lo abbiamo abbondantemente approfondito, a seguito di un’accusa piuttosto secca di Marc Madiot verso i team che più possono spendere. E siccome nel mirino era finito Mauro Gianetti con la sua UAE, la risposta dello svizzero non si era fatta attendere.

«Le squadre giganti controllano tutto – aveva detto Madiot – nelle corse a tappe e nelle classiche. Noi non vinciamo e non vinceremo. Non possiamo».

La risposta di Gianetti, ovviamente parte in causa e con una posizione dominante da difendere, verteva sull’inutilità di mettere mano ai regolamenti in questa fase del ciclismo, sul fatto che proprio l’organizzazione del WorldTour ha persuaso grandi aziende e Governi nazionali a investire e che non c’è una struttura che permetta al ciclismo di adottare un salary cap: il tetto al monte degli stipendi, che probabilmente sarebbe più incisivo del tetto al budget.

Se puoi permetterti un numero limitato di atleti super pagati, gli altri andranno in altre squadre. Il budget con cui investire in tecnologia e innovazione non è necessariamente da limitare.

Il presidente dell’UCI, David Lappartient, in occasione della protesta ecologista al mondiale di Glasgow
Il presidente dell’UCI, David Lappartient, in occasione della protesta ecologista al mondiale di Glasgow

Si parte nel 2026

La modifica, stando a quello che dichiara l’UCI, si inserisce nella riforma varata in occasione dei mondiali di Innsbruck 2018, quando si approvò il sistema delle promozioni e retrocessioni dal WorldTour in base ai punteggi conseguiti. E’ chiaro che se la differenza la fa il budget, ci saranno squadre che non rischieranno mai di andare giù (e non ci andranno mai ugualmente).

La nuova via sarà inaugurata dal 2026 e siamo curiosi di vedere in quale forma sarà declinata. E mentre ricordiamo che i team si accorsero delle imminenti retrocessioni e le relative promozioni solo nell’anno che le precedeva, siamo certi che questa volta la loro attenzione sarà massima. I soldi fanno la felicità, averne meno da spendere può mettere in crisi gli attuali modelli vincenti.