Alessandro De Marchi, ritiro dicembre 2025, Denia, Team Jayco AlUla, direttore sportivo (immagine Instagram)

Fra De Marchi e l’ammiraglia è già scoppiato l’amore

12.12.2025
6 min
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La prima differenza rispetto a quando correva non ha nemmeno bisogno di dircela, dato che il 12 dicembre si trova in vacanza con sua moglie Anna a Berlino e i bimbi sono rimasti a casa. Lo scorso anno di questi tempi, Alessandro De Marchi era reduce dal primo training camp di Denia e a quest’ora sarebbe stato lì a macinare chilometri con il cruccio del peso forma. A Denia c’è andato anche quest’anno, sempre nello stesso hotel, però nei panni del direttore sportivo. E la valigia e le giornate gli sono parse (ed effettivamente sono state) completamente diverse.

Lo intercettiamo durante un tragitto in tram verso le vestigia del Muro, poi dice che andrà a visitare un carcere della Stasi. E intanto, avendolo lasciato a Buja da corridore all’ultimo atto e avendo visto sui suoi social una serie di foto della nuova vita, ci facciamo raccontare come proceda. Scusandoci con Anna, che speriamo vorrà capire!

«Stavolta siamo fuggiti – sorride il friulano – abbiamo fatto il ritiro relativamente presto e poi via. Altre volte siamo partiti a dicembre, ma non era una vacanza. Mi seguivano a Gran Canaria, quindi io mi allenavo. Era sicuramente una situazione piacevole, ma non era una vacanza. Mentre questa è davvero la prima che facciamo senza figli. In ritiro ho fatto dieci giorni belli pieni, sono stato anche un po’ più a lungo, perché servivano dei direttori per seguire gli allenamenti negli ultimi giorni e mi sono offerto di restare, anche per entrare nella parte».

De Marchi sta trascorrendo qualche giorno di vacanza a Berlino con sua moglie Anna. Qui alla Porta di Brandeburgo
De Marchi sta trascorrendo qualche giorno di vacanza a Berlino con sua moglie Anna. Qui alla Porta di Brandeburgo
De Marchi sta trascorrendo qualche giorno di vacanza a Berlino con sua moglie Anna. Qui alla Porta di Brandeburgo
De Marchi sta trascorrendo qualche giorno di vacanza a Berlino con sua moglie Anna. Qui alla Porta di Brandeburgo
Quando hai avuto la certezza che questo sarebbe stato il tuo futuro nella Jayco AlUla?

Ne parlavamo da un po’, però la certezza vera l’ho avuta in questa stagione. Avevo già fatto il corso nel 2024, mi ero portato avanti. E con Brent (Copeland, il team manager della squadra, ndr) all’inizio del 2025 abbiamo iniziato a dare una forma quello che ci eravamo già detti. Quando sono arrivato qui alla Jayco-AlUla, questa era una delle ipotesi che si era messa sul tavolo. Così durante i primi sei mesi dell’anno ci siamo allineati e ora eccomi qua.

Questo significa che durante l’ultimo anno da corridore hai iniziato a esercitare lo sguardo da direttore?

In realtà è una cosa che ho sempre fatto, ma nella seconda parte della stagione ho iniziato a sbirciare, a guardare, a seguire certi ragionamenti sulla logistica e su aspetti più pratici. Non ero ovviamente coinvolto in decisioni legate ai corridori, però ho iniziato ad avvicinarmi e a confrontarmi.

Sei partito senza lo zainetto con il casco e gli scarpini. Che effetto fa?

Una valigia leggerissima. L’unica cosa che ho messo di extra – un po’ per curiosità e un po’ per necessità – sono state le scarpe da running. Mi sto adeguando alle abitudini dello staff, dato che correre a piedi è la cosa più facile per tenersi in forma quando sei in giro. Perciò ho iniziato, ma finora con risultati abbastanza scarsi. Le scarpe, quindi, e per il resto la divisa casual della squadra e nessun completino da bici.

Il salone di Monte Buja si è animato dalle 18, fra immagini di gara, racconti di De Marchi, vino e buon cibo
A fine ottobre, avevamo lasciato De Marchi a Buja fra la sua gente nella festa di addio alle corse
Il salone di Monte Buja si è animato dalle 18, fra immagini di gara, racconti di De Marchi, vino e buon cibo
A fine ottobre, avevamo lasciato De Marchi a Buja fra la sua gente nella festa di addio alle corse
I tuoi ex compagni come l’hanno presa?

Molti sorrisi, quando mi hanno visto. Hanno detto che adesso le cose cambieranno ed erano sorpresi, nonostante sapessero che questa cosa sarebbe successa. Scherzando, ho iniziato subito a mettere i puntini sulle “i”, dicendo che non possono più chiamarmi “Dema”, ma voglio essere chiamato “direttore” (ride, ndr).

Aspettarli in cima alla salita e seguirli in macchina ti è parso tanto strano?

Moltissimo, perché il ritiro si è svolto a Denia, nell’hotel che ho frequentato sin dagli anni della BMC, per un secolo in pratica. Perciò questa novità si è sovrapposta a una serie di luoghi che conosco alla perfezione, ma sempre visti da un punto di vista completamente diverso. Questa è stata una cosa che ho subito percepito. E poi ovviamente gli allenamenti, il fatto di seguirli in macchina, è stata una cosa abbastanza strana. Non dico così spiazzante, però ho pensato che dovrò crearmi dei nuovi riferimenti. Dove aspettarli, dove seguirli, dove assecondarli quando si fermano. Ho percepito subito che il vero trucco di questo ruolo sia creare un rapporto molto stretto con i corridori.

Non dovrebbe essere un problema, dato che fino a due mesi fa eri uno di loro.

Questo aspetto è venuto fuori anche nei tre giorni iniziali dedicati ai meeting fra direttori sportivi. Mi sono trovato in una situazione molto strana, perché sono venuto a contatto con la loro visione della stagione e dei singoli, che a volte non combaciava con quella che avrei avuto io da corridore. Una cosa che durerà forse per quest’anno, poi ovviamente andrà un po’ a sparire. Però, da quello che ho capito, il gruppo dei direttori sportivi vuole sfruttare questo aspetto.

Una grande differenza rispetto al De Marchi dello scorso anno è la possibilità di mangiare quel che vuole
Una grande differenza rispetto al De Marchi dello scorso anno è la possibilità di mangiare quel che vuole (immagine Instagram)
Una grande differenza rispetto al De Marchi dello scorso anno è la possibilità di mangiare quel che vuole
Una grande differenza rispetto al De Marchi dello scorso anno è la possibilità di mangiare quel che vuole (immagine Instagram)
Hai avuto un pizzico di nostalgia della vecchia vita?

No, perché quei dieci giorni mi sono piaciuti proprio tanto. Mi sono trovato bene, ero felice di essere dall’altra parte. Poi è ovvio che se vedi il termometro che indica 20 gradi e strade molto belle, vorresti avere una bici e pedalare. Quello mi manca, ma non mi manca la gara, pesare il cibo e tutte queste cose.

Probabilmente a tavola hai notato altre differenze…

Ho percepito il piacere di non avere l’assillo di pensare esattamente a cosa mangiare e pianificarlo: quello era diventato impegnativo. E nonostante, ad esempio, come staff non avessimo un buffet incredibile, ho apprezzato di poter mangiare quel che trovavo. Sembra una stupidaggine, ma è stato come liberare lo spazio nella mente. 

Sai già con quali corridori lavorerai?

Con Covi e Conca. Gli ho detto che li disturberò una volta a settimana per sentire cosa hanno da raccontare e per mantenere un certo tipo di rapporto, ma siamo ancora in una fase tranquilla. Il grosso sicuramente inizierà con gennaio.

La squadra ha rinnovato i quadri tecnici: riesci facilmente a interfacciarti con tutti?

Capire quali siano i meccanismi forse è stata la cosa più delicata. Per mantenere un certo ordine, una certa efficacia in ogni aspetto, devi riuscire a comprendere chi si occupa di cosa, a chi devi chiedere le cose. C’è un certo tipo di sequenza nel processo ed è un aspetto che dovremo affinare ancora. Però rispetto al passato si è fatto un grosso passo in avanti e ce ne siamo resi conto in questi due mesi di lavoro dietro le quinte e poi arrivando in ritiro. Il cambio di rotta è stato apprezzato, c’è più ordine nella gestione delle cose che forse era mancato nell’ultimo periodo.

De Marchi è del 1986 ed è stato professionista dal 2011 al 2025. Il passaggio sull’ammiraglia segue uno sviluppo piuttosto logico
De Marchi è del 1986 ed è stato professionista dal 2011 al 2025. Il passaggio sull’ammiraglia segue uno sviluppo piuttosto logico
Riuscirai a tradurre in pratica le osservazioni che muovevi da corridore?

In questi mesi, come ho detto prima, mi sono messo dall’altra parte. Ho cercato di guardare le cose dal loro punto di vista, ho già fatto notare aspetti legati a certe fasi della gara, certe fasi di preparazione e di post-gara. Quindi il debriefing e aspetti simili, che hanno spazio per essere migliorati. Aspetti che mi sono stati chiesti nei meeting e che avevo già iniziato a condividere con Gene Bates, il nuovo sporting manager. Sarà una cosa che cercherò di fare, penso sia utile, almeno finché ho la mente fresca da corridore. Poi non tutte le cose verranno accettate o condivise, però è importante metterle lì e ragionarci sopra.

Si respira aria nuova?

Abbiamo fatto un vero brain storming e da tutti quanti sono arrivati un sacco di impulsi e di suggerimenti. Abbiamo voglia di dare una bella svolta e certamente io non farò mancare il mio apporto.