Del Toro, reazione da leone. Ma purtroppo Tiberi affonda…

28.05.2025
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BORMIO – La maglia rosa e la bianca: lo stesso titolare, eppure destini opposti per chi le indossava. Mentre infatti Del Toro si è rimesso in carreggiata, Tiberi è sprofondato in una classifica dolorosa. La maglia rosa ha vinto, la bianca è arrivata dopo 10’31” e adesso ci sarà da capire se e come proseguirà il suo Giro. Il compagno di squadra Caruso è arrivato a 16 secondi da Del Toro, occupando il quinto posto in classifica a 1’09” dal quarto di Derek Gee.

La partenza da San Michele all’Adige in una grande cornice di pubblico
La partenza da San Michele all’Adige in una grande cornice di pubblico

La risposta di Del Toro

Serviva qualche risposta dopo il passo falso di ieri e Del Toro ne ha date alcune molto convincenti. Prima sul Mortirolo, tenendo le ruote dei più baldanzosi. Poi con l’attacco sulle Motte e infine l’allungo in discesa che gli ha permesso di vincere la tappa davanti a Bardet, Carapaz e Yates. La classifica resta corta, ma il pericoloso oscillare della maglia rosa improvvisamente è cessato.

«Dovevo dimostrare qualcosa a me stesso – dice la maglia rosa – c’è bisogno di andare sempre avanti e di non mollare mai. Ieri la tappa è stata dura per tutti. Può capitare di avere una brutta giornata e avevo solo bisogno di andare avanti, prendere più morale e non mollare mai in questo ciclismo che è davvero durissimo. Ho preso il passaggio a vuoto e ho cercato di imparare velocemente la lezione. Non mi sono mai trovato in questa posizione e di sicuro sono arrivato al traguardo senza avere più niente da dare. Ma non mi lamento, la lezione mi è servita e oggi ho avuto il desiderio di attaccare. Ne avevo bisogno».

Carapaz e Pellizzari, due degli attaccanti di giornata: l’ecuadoriano sembra in condizione eccellente
Carapaz e Pellizzari, due degli attaccanti di giornata: l’ecuadoriano sembra in condizione eccellente

La differenza con due curve

Lo abbiamo rivisto sicuro e potente in salita. Il suo scatto non ha piegato Carapaz, ma gli ha fatto capire che il leader è ancora al suo posto. Yates ha ceduto. E quando dopo due curve pennellate ha staccato tutti in discesa, il suo inchino sul traguardo lo ha riportato a quando, vinta la Milano-Torino con la lampo rotta e completamente abbassata, per non mostrarla si nascose dietro lo stesso gesto, fatto anche oggi – ha detto – per un suo scherzo con il fratello.

«Esatto – sorride – uno scherzo. In realtà però quell’inchino vale come un grazie a tutte le persone là fuori perché sono sempre con me, mi sostengono e urlano il mio nome e non capisco il perché. E’ una sensazione strana, perché in realtà non mi sento così speciale. Ma quando sono nel gruppo e attraversiamo qualche paese, è incredibile sentirli chiamare il mio nome. Mi ha aiutato a riprendere il filo del discorso. Siamo esseri umani e ieri sera ho capito che in questi giorni dovrò essere concentrato. Non serve lamentarsi e stare troppo tempo a pensare. Ieri sono riuscito a fare la migliore dormita di questo Giro e stamattina sapevo di voler finire bene il lavoro, perché i miei compagni del UAE Team Emirates meritano che li ripaghi per il meraviglioso lavoro che hanno fatto.

«In questa tappa, in questa giornata, con questo tempo, siamo arrivati a poca distanza da Bardet e poi ho fatto la differenza con due curve. Ma non voglio sembrare arrogante. Ho solo fatto del mio meglio per cercare di arrivare il più velocemente possibile. Quando ho visto il distacco, ho solo cercato di arrivare al traguardo. Non credo di essere particolarmente folle, è chiaro che stando davanti si corre qualche rischio in più, ma questo è tutto».

Il crollo di Tiberi

Quando Tiberi si è fermato davanti ai massaggiatori della Bahrain Victorious, affiancato da Zambanini che ha concluso la tappa al suo fianco, aveva l’espressione dolorante. La sua giornata è stata un calvario, con il Mortirolo giudice spietato. Già ieri sera aveva confessato di non sentirsi al top e quando al risveglio ha sentito il forte dolore sul fianco sinistro, ha capito che la giornata non sarebbe stata all’altezza delle ambizioni. Ha mandato giù il cherry juice, ha infilato una mantellina con due asciugamani nel collo e poi ci ha messo la faccia. Il ragazzino schivo di qualche anno fa si è trasformato in un adulto, capace di fare un’analisi convincente.

«Il mio obiettivo per come mi sentivo in partenza – ha detto – era concludere la tappa. A dire il vero non ho rimpianti perché non riuscivo a dare più di così, per via del dolore che avevo. Nella caduta di Gorizia ho preso un colpo all’ileopsoas, potrebbe essersi spostato il bacino e non riesco a spingere. Ho stretto i denti per arrivare qui a Bormio e già di questo sono contento. Ho provato a fare il massimo per tenere il più possibile le ruote del gruppo, ma sul Mortirolo non sono riuscito a fare più di così.

Il Giro si è riempito di tifosi messicani, tutti qui per Isaac Del Toro
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«Questa mattina – ha concluso – mi sono svegliato con molto più fastidio rispetto agli altri giorni. Probabilmente è dipeso dallo sforzo di ieri perché sono andato veramente al limite. Già dopo la caduta vedevo dai numeri che la spinta delle due gambe non era uguale, la sinistra spingeva meno ed è la parte su cui ho battuto l’anca e ho la ferita che ha iniziato a darmi fastidio».

Sua maestà il Mortirolo

Il Mortirolo almeno nel suo caso è stato decisivo, preso d’assalto da una moltitudine pazzesca di tifosi, come ai vecchi tempi. Il Giro piace. Gli alti e bassi di Del Toro ne stanno facendo un beniamino dei tifosi. Tanta gente in bicicletta, tanti club di tifosi, tanta voglia di far parte di questo mondo in festa. L’attacco di Pellizzari ha esaltato, ma è stato meno incisivo di ieri, in una tappa più breve e con minore dislivello.

Domani sarà probabilmente volata, ma venerdì e sabato se ne vedranno delle belle. Richiesto dai media prima che tornasse sul pullman, Damiano Caruso ha fatto il nome del suo favorito per la vittoria finale: Carapaz.