PAVIA – Matteo Sobrero è magro come non mai. Almeno così ci sembra: «Ovunque vado – spiega il piemontese – tutti mi dicono così, ma io sono sempre uguale». E allora saranno i nuovi colori della Bora-Hansgrohe a “snellirlo”. Fatto sta che la pancia è scavata!
Siamo alla vigilia della Milano-Sanremo, primo monumento dell’anno, e i corridori che sfilano nella mix zone ci appaiono tutti abbastanza concentrati. Magari non tesi, ma si vede che sono consapevoli che il gioco inizia a farsi serio.
A proposito di Bora-Hansgrohe, la nuova squadra con Primoz Roglic e tanti altri ottimi corridori, tra cui lo stesso Sobrero, era molto attesa alla Parigi-Nizza. Primoz era al debutto stagionale. Sulle strade della Francia sta puntando praticamente tutto il suo finale di carriera, per quel grande goal chiamato Tour de France.
Sobrero, inizio ok
E Matteo Sobrero è uno degli ingranaggi fondamentali di questa sfida. Fa parte a tutti gli effetti della Bora che vedremo al Tour.
«La mia Parigi-Nizza è stata corsa in supporto di Primoz – ha detto Matteo – quest’anno ho un programma di gare praticamente speculare al suo. Sarò in suo supporto nelle corse. E lo stesso nei camp in vista di preparazione per il Tour. Mi sto trovando bene, siamo un bel gruppo. Stiamo lavorando. E abbiamo parecchio da lavorare… come si è visto alla Parigi-Nizza».
Sobrero dice apertamente, ma si vede anche dagli occhi, di essere motivato. E’ contento di questa nuova avventura nella Bora. Ripete più volte di trovarsi bene in squadra. Ha un solo piccolo rimpianto: non aver colto un risultato migliore nella primissima gara dell’anno.
«La stagione è partita bene. La gamba rispondeva sin da subito. Al Saudi Tour speravo di salire sul podio, invece ho fatto quarto, ma è stato un buon inizio per me e per la squadra».
Pasticcio cronosquadre
E con quel “abbiamo parecchio da lavorare… come si è visto alla Parigi-Nizza“, Sobrero ci porta nel cuore della conversazione: il lavoro che c’è da fare e quello che oggettivamente non ha funzionato in Francia. Anche uno dei tecnici della Bora-Hansgrohe, Patxi Vila, ha ammesso che sono stati commessi degli errori.
«I primi due giorni sono filati via bene – ha detto Sobrero – poi al terzo, nella cronosquadre, abbiamo avuto qualche problema. Abbiamo perso troppo presto diversi uomini e siamo rimasti in tre. Quel restare in tre per tanto tempo a tutta, ci ha fatto spendere molto. E quello sforzo in più lo abbiamo pagato nei giorni successivi. Abbiamo provato a correre all’attacco… alla fine il risultato è arrivato con Vlasov. Ed è stata una soddisfazione. A Primoz invece è mancato qualcosina, ma nel complesso l’ho visto bene. E già dai Baschi potrebbe farci vedere qualcosa».
Il discorso della crono, degli uomini che si perdono ci dicono che certi meccanismi nel ciclismo moderno sono troppo importanti. Non s’improvvisa nulla. Erano diversi i nuovi innesti schierati dalla Bora alla Parigi-Nizza. Quei meccanismi vanno oliati. E’ bastata una collinetta dopo pochi chilometri per sfaldare il treno tedesco. Certi wattaggi vanno calibrati, omogeneizzati fra i componenti del team. Insomma errori di “gioventù”. Come diceva Gasparotto, la Bora per ora è un cantiere.
Senza dimenticare che quello sforzo maggiore ha presentato il conto. Pensate che il quarto di loro, Marco Haller, ha incassato 4’05” da Roglic. La Bora-Hansgrohe in quella cronosquadre è arrivata undicesima, pagando 49” alla UAE Emirates. Ma loro così come tutte altre squadre davanti hanno pedalato ben più compatti e numerosi per tanti chilometri.
Prove di Tour
Una corsa come la Parigi-Nizza, come diceva anche Cattaneo, vale un piccolo Tour. Disputarla è importante, disputarla con la squadra che poi sarà schierata alla Grande Boucle lo è ancora di più. Bisogna conoscersi e trovare il feeling.
«Ho fatto – racconta Sobrero – anche il ritiro sul Teide con Roglic e devo dire che mi piace molto. Mi trovo benissimo con lui. Ho subito notato che ha una grande forza in tutto. Primoz ti mette a tuo agio, nonostante le mille pressioni che ha è molto rilassato, tranquillo. Non ho mai avuto un capitano del genere. Davvero una bella scoperta».
Matteo aggiunge che questa tranquillità Roglic ce l’ha anche in corsa. In gruppo non chiede di essere portato avanti, non parla in continuazione né chiede ai gregari di andare all’ammiraglia spesso.
«No, no… niente di tutto ciò. Anzi, addirittura nelle tappe di pianura mi diceva: “Stammi sulla ruota. Così se succede qualcosa mi passi davanti”. L’opposto di quello che mi sarei aspettato di fare. Visto che abbiamo misure simile, nel caso di un cambio bici sarei stato pronto a dargli la mia».
Tra Sanremo e Ardenne
Sobrero saluta i giornalisti nella mix zone. Deve andare. Snocciola il programma che lo attende dopo la Classicissima: il Giro dei Paesi Baschi, le Ardenne e poi un altro ritiro in quota.
«Sempre insieme a lui (Roglic, ndr). Io però le Ardenne le farò tutte, mentre Roglic farà solo la Liegi. Ma intanto pensiamo a domani (oggi, ndr). Avrò la possibilità di giocarmi le mie carte.
«Alla fine la Sanremo è una corsa un po’ particolare e aperta a molti scenari. Con i fuoriclasse non c’è storia, ma dietro ci può essere un po’ di “casino”. Per questo ho puntato sull’effetto sorpresa: monocorona da 55 denti!». Chissà, questa soluzione tecnica potrebbe essere ereditata da Roglic che a sua volta se l’è portata via dalla Jumbo-Visma.