La vittoria di domenica, nell’ultima tappa del La Route d’Occitanie, ha rimesso un po’ le cose a posto per Niccolò Bonifazio. Soprattutto ha messo ordine in mezzo a tanti pensieri scaturiti da una prima parte di stagione che non era andata come voleva per mille motivi e soprattutto gli ha restituito quella convinzione in se stesso della quale aveva un forte bisogno.
In quegli attimi, seguenti la volata di Auterive, il portacolori della TotalEnergies ha rivissuto tutto quel che è avvenuto in questo anno piuttosto particolare: «Non saprei neanche come giudicarlo, perché da una parte in certi momenti sentivo di andare davvero forte, ma dall’altra è stato forse l’anno più sfortunato che ho vissuto da quando sono professionista. Fare appena una decina di giorni di gare da inizio aprile non è da me e non mi aiuta di certo».
Che cosa ti è accaduto?
Come tanti altri sono stato vittima di una bronchite, presa probabilmente alla Parigi-Nizza che mi ha tenuto compagnia per un paio di mesi. Non riuscivo a venirne fuori, influiva sulla respirazione e mi dava problemi. C’è voluto tempo, ma pian piano è passata e alla fine anche le prestazioni hanno iniziato a migliorare.
Ti eri fermato in questa primavera priva di molti impegni?
No, non sono tipo da restare con le mani in mano, sono uno che si allena molto. Ho curato la preparazione in maniera assidua, forse ancora più che in passato, ma allenarsi non ti dà la perfetta misura del tuo valore, come anche non aver occasione di confrontarsi con i migliori. Ho avuto poche occasioni per gareggiare al massimo livello e questo influisce.
Quando hai sentito che stavi per tornare il Bonifazio che volevi?
Diciamo che già a maggio le cose cominciavano a girare nel verso giusto. Al Circuito di Vallonia ero finito quarto perché mi era sfuggita la fuga giusta, altrimenti potevo essere già a cantar vittoria. Comunque nelle tre gare prima de La Route d’Occitanie non ero uscito oltre il 15° posto, sentivo che le gambe giravano bene e che era solo questione di tempo.
La tua ultima vittoria risaliva all’agosto scorso: ti stava pesando questa lunga astinenza?
Non tanto, perché non ho mai perso la consapevolezza del mio valore. Purtroppo non ho avuto tante occasioni per gareggiare. E’ stato davvero un anno sfortunato e l’ho capito subito, dalla prima gara, la Clasica Comunitat Valenciana quando sono caduto in volata mentre mi stavo giocando la vittoria. Magari quell’astinenza sarebbe stata molto più breve e qui staremmo a parlare di una stagione ben diversa. Certe cose le avverti subito: da lì è stata tutta una serie di cadute di catena, forature, ventagli, insomma non ne andava una giusta, se poi si aggiunge la bronchite, ecco che il quadro è completo.
Parlavi anche di un calendario di gare che non ti ha favorito…
Ho sempre fatto gare di secondo piano, a parte Parigi-Nizza e Milano-Sanremo e questo non favorisce il raggiungimento della miglior condizione: come faccio a competere con gente come Démare se non posso affrontarla con continuità? E’ solo attraverso di quella che crescono la consapevolezza delle proprie possibilità e le chance di battere corridori così forti. All’ultima gara in Francia per fortuna c’erano corridori e squadre forti, chi in preparazione del Tour e chi del campionato nazionale e la vittoria di domenica mi ha dato nuova carica proprio per questo.
A proposito di Tour, sei nella squadra?
A quel che so, no. Sono dirottato su altre gare e ciò non mi favorisce. Rispetto allo scorso anno non cambia nulla e questo sinceramente mi fa strano.
Nel team ti trovi bene?
Sì, è un bell’ambiente e non mi fanno mancare nulla, è solo la programmazione che mi lascia un po’ perplesso. Sappiamo le gare da fare mese per mese e questo certo non aiuta a prepararsi e farsi trovare pronti quando c’è l’evento importante. In fin dei conti i risultati li ho sempre portati a casa.
Il tuo contratto scade a fine stagione?
Sì, ancora non so che cosa farò, sinceramente non voglio neanche pensarci. Dalla squadra non mi sono arrivati segnali, ma neanche in negativo, quindi per ora mi concentro su quel che c’è da fare e poi si vedrà. A me comunque non dispiacerebbe continuare l’esperienza, anche perché stare all’estero non è un problema, sono uno comunicativo che si adatta bene ovunque.
Quali sono ora i tuoi obiettivi?
Io guardo a domenica, al campionato italiano che ha un percorso adatto a me e dove voglio far bene. La gamba c’è e domenica scorsa l’ho dimostrato, ho tutto per emergere e voglio farlo.
Correre da isolato non ti pesa?
L’ho fatto tante volte, non è un problema. Vorrà dire che mi appoggerò agli altri come facevo quand’ero dilettante. L’importante è saper cogliere il momento giusto e capire come la corsa si evolverà.
Hai un sogno nel cassetto?
Semplice: vincere domenica!