Con Nibali, Van der Poel, Froome e Thomas parte domani la Settimana Coppi e Bartali: corsa di cinque tappe che dalla Romagna porterà il gruppo nuovamente in Toscana, dopo la Per Sempre Alfredo di ieri, organizzata dallo stesso GS Emilia di Adriano Amici.
Lo scorso anno la vinse lo sconosciutissimo Vingegaard (foto di apertura), che poi per necessità della Jumbo Visma fu portato al Tour e arrivò secondo: quale vetrina migliore?
«Non mi aspettavo una partecipazione così importante – conferma Adriano Amici, 79 anni – però diciamo che negli ultimi cinque anni c’è stato un parterre di tutto rispetto, per essere una corsa che non è storica, ma ha solo 22 anni. Però l’albo d’oro rispecchia i migliori di ogni periodo. Quest’anno ci sono 11 squadre WorldTour e una che non è potuta venire per motivi di salute. Quando sono arrivate le iscrizioni, fra le riserve della Alpecin-Fenix c’era anche Van der Poel. Speravo che sarebbe venuto, ma non ho chiesto nulla. Mi dispiace un pochino (dice ridendo, ndr) che sia partito anche alla Milano-Sanremo, perché avrei voluto che il boom ci fosse da noi. Però va bene, perché in qualche modo il suo podio ci farà da lancio. Abbiamo tanta attenzione di stampa e televisioni, richieste dal Belgio, dall’Olanda e dalla Francia».
Come mai la conclusione in Toscana?
E’ successo che la corsa di Larciano è stata compressa dalla Tirreno-Adriatico e non può non partire di domenica, perché il traffico industriale altrimenti la renderebbe impossibile. Allora ho anticipato di un giorno la Coppi e Bartali e sacrificato un weekend, dato che arriveremo di sabato. Così facendo, ho messo Larciano a chiudere. La cosa migliore per non fare un trasferimento era trovare due tappe in Toscana. Ho avuto assistenza di Baronti della Larcianese e alla fine si è creato un bel pacchetto. La corsa juniores per Ballerini e la nostra per Martini, per ricordare due grandi campioni della stessa zona. Due uomini inimitabili per la loro classe umana e anche molto competenti per il lavoro che hanno sempre fatto. Poi la Coppi e Bartali e domenica Larciano.
Con 11 WorldTour, che spazio resta alla professional?
C’è stato un po’ questo cambiamento. Effettivamente le WorldTour stanno crescendo, ma per noi è un privilegio, non certo un problema. Allo stesso modo vogliamo dare dignità e spazio anche alle squadre più modeste, anche le continental. Non possono lamentarsi. E se vogliono imparare a stare in gruppo, avere la possibilità di confrontarsi con i grandi fa crescere. La Coppi e Bartali si è elevata da sé, vincono spesso corridori importanti. Anche Vingegaard, che l’ha conquistata l’anno scorso, poi l’abbiamo ritrovato sul podio del Tour.
Servono accorgimenti particolari quando tutto cresce a questo modo?
Rispetto ad altri, noi siamo poveri, ma lo standard tecnico è quello che abbiamo sempre dato. Credo che nessuno possa dire che abbiamo trascurato il livello della sicurezza. Anzi, ne abbiamo fatto il nostro biglietto da visita. Poi diciamo che il pericolo è sempre dietro l’angolo e abbiamo visto che non ci sono differenze fra corse piccole e grandi. Bisogna seguire tutti i dettagli perché altrimenti per una sciocchezza vai a sciupare quello che hai fatto durante tutta la stagione.