Chi non è al Tour de France è quasi sicuramente in altura e magari a Livigno. E lassù, nella perla della Alpi Retiche c’è anche Matteo Fabbro. Il friulano è in ritiro con alcuni compagni della Bora-Hansgrohe come Bodnar e Benedetti. Tanti chilometri, qualche selfie e poche pause.
C’è molto su cui lavorare, ci sono tante gare che lo aspettano. L’imperativo è rimettersi in carreggiata e tornare ai livelli che gli competono.
Si riparte da Livigno, Matteo….
Esatto, si riparte da qui! Dopo il campionato italiano ho fatto alcuni giorni senza neanche guardare la bici.
E quali gare stai preparando?
Mi sto preparando per il finale di stagione. Non farò la Vuelta ma tutte le altre corse. Riprenderò con Limburgo, Vallonia, San Sebastian e Giro di Polonia.
Era previsto che non facessi la Vuelta?
La squadra aveva puntato su di me più per la prima parte di stagione che sulla seconda, però mai dire mai. E se per la Vuelta dovesse arrivare una chiamata in extremis, perché nel ciclismo di oggi non si hanno mai certezze, ci andrei volentieri.
Come giudichi la tua stagione sin qui?
Sono partito bene, ma poi al Giro tra la caduta e una cosa ed un’altra non ho reso come volevo. In più abbiamo perso il nostro capitano a cinque giorni dalla fine. Quindi se dovessi dare un giudizio sul Giro direi che non è andata bene, mentre se dovessi darlo per quel che ho fatto prima della corsa rosa direi che sono molto soddisfatto. Il quinto posto della Tirreno non me lo aspettavo neanche io.
Cosa è successo al Giro?
Sono stato male dopo la Tirreno. Ho preso freddo in quella tappa dei muri e ho avuto una bronchite che non passava. Alla fine sono stato costretto a stare dieci giorni senza toccare la bici. E nel ciclismo di oggi devi essere al massimo per fare bene.
Hai detto che farai tutte le altre gare al di fuori della Vuelta, quindi anche quelle del calendario italiano: tra queste ce n’è una che ti piace in particolare? E soprattutto, con che mentalità ci vai?
Beh, spero di poter fare bene in quelle gare che ho detto prima. Quale preferisco tra le italiane? Il Lombardia è la classica per eccellenza di fine anno e anche quella che più mi si addice. Ma anche il Giro dell’Emilia è duro e mi piace. Nelle gare del calendario italiano ci tengo a fare bene in tutte.
Però anche allo Svizzera non sei andato male, tutto sommato sei uscito bene dal Giro…
Il Giro di Svizzera non era in programma. Anche lì ho lavorato molto per il nostro capitano, Schachmann. Ho saputo della convocazione per lo Svizzera nel secondo giorno di riposo post Giro… immaginate voi! Così mi sono fermato solo tre giorni. A quel punto ho tirato dritto fino all’italiano. Era un bel po’ che correvo. Avevo iniziato al Provence a febbraio. L’unico rimpianto, come ripeto, è stato l’essermi ammalato dopo la Tirreno.
Matteo, ci avevi detto di voler crescere ancora e di arrivare a scontrarti con i più forti in salita: è sempre valido questo obiettivo?
Sì, sì, vale sempre. Il risultato della Tirreno mi ha dato molta fiducia. Ma se hai problemi nel ciclismo di oggi li paghi.
E adesso sei a Livigno con i tuoi compagni: come state lavorando?
Non facciamo troppa intensità. Facciamo fondo e dei lavoretti per mettere il fisico sotto stress. Per lavoretti intendo medio e medio alto, insomma poca soglia. Le gare non sono vicine e poi saranno quelle a dirci a che livello siamo. Anche perché poi parto per il Limburgo e il Vallonia senza grandi ambizioni di risultato visto che l’anno scorso ha vinto Demare! Insomma non sono proprio le mie gare – dice lo scalatore friulano che pesa poco più di 55 chili – però mai dire mai. Magari proprio perché uno parte libero di testa, senza pressioni, si diverte e finisce per fare bene.
C’è tanta voglia di riscatto nel friulano. La sensazione è quella che Fabbro si possa divertire in queste gare che lo aspettano. Lui è un “dritto”: va per la sua strada e ha le idee chiare. Se abbiamo imparato a conoscerlo, il suo obiettivo di migliorare in salita per tenere testa ai grandi è primario e la sua idea è quella di puntare un giorno alla classifica generale di un grande Giro. Quantomeno vorrà provarci per vedere se sarà possibile e in che misura. E questa è un’ambizione importante, una di quelle che ti aiuta a lavorare giorno dopo giorno.