Bettiol e Ganna, due facce (rassegnate) della stessa moneta

16.03.2024
5 min
Salva

SANREMO – Si era tagliato la barba dopo la Milano-Torino, la differenza l’avevamo notata ieri alla presentazione delle squadre a Pavia. Alberto Bettiol è un corridore tanto forte quanto imprevedibile, capace di capolavori e di corse anonime. Nelle ultime settimane, prima di Strade Bianche e Tirreno, si è allenato in Toscana seguito come un’ombra da Gabriele Balducci. Che la Sanremo fosse nelle sue corde è cosa ben nota, ma quando sul Poggio subito dietro Pogacar e Van der Poel abbiamo riconosciuto la sua maglia rosa, il pensiero che potesse essere una giornata magica ci ha assalito. E forse ha assalito anche lui. Al pari di Bettiol, nel pullman quasi di fronte c’è Ganna che maledice la cattiva sorte e ha meno voglia di parlare.

Quando Bettiol si affaccia dal pullman, il toscano ha gli occhiali scuri e il tono stanco. La sua Sanremo, la migliore della carriera, si è chiusa al quinto posto, con una volata anche buona in mezzo a mostri sacri e velocisti veri. Per cui non lo sa neanche lui come deve sentirsi: se mangiarsi le mani perché avrebbe potuto fare di più o se essere felice per aver spuntato un buon risultato. Il migliore dei nostri è stato lui

Bettiol ha capito di non poter fare la differenza sul Poggio: con il 5° posto è la sua miglior Sanremo
Bettiol ha capito di non poter fare la differenza sul Poggio: con il 5° posto è la sua miglior Sanremo
 Ti sei sentito forte o fortissimo?

Mi sono sentito forte, un buon Bettiol, ma hanno detto che è stata la Sanremo più veloce di sempre. E quando si va tutto il giorno così forte, fare la differenza su una salita di meno di 5 minuti è molto difficile. Poi ovviamente il livello è altissimo quindi non avevo lo spunto per andare via in salita, non ho avuto lo spunto per vincere in volata, sono rimasto un po’ in mezzo e sono arrivato quinto.

Quanto si andava forte sul Poggio?

Si andava forte, ma io stavo bene sul Poggio e ancora di più sulla Cipressa. Ero pronto se Tadej fosse scattato, anzi sarei stato più felice se fosse andato dalla Cipressa. Avrebbe significato arrivare in via Roma con meno velocisti come Pedersen, Matthews e Philipsen. Però alla fine lui non se l’è sentita e ha aspettato il Poggio. Io ero a ruota di Van Der Poel, l’abbiamo seguito. C’era anche Filippo (Ganna, ndr) e ripeto: il Poggio è una salita troppo regolare per fare la differenza dopo tanti chilometri. Perciò alla fine sono contento. Forse avrei potuto fare quarto, ma quarto o quinto cambia poco.

La UAE ha fatto un po’ di autocritica, perché sulla Cipressa, finito il lavoro di Del Toro, è calata l’andatura.

E’ vero, è vero. Io a quel punto mi aspettavo che Tadej partisse, visto che era quasi da solo. Da una parte è stato anche furbo, perché se fosse partito sulla Cipressa da solo, non so dove sarebbe potuto andare. Comunque io ero pronto…

Potendo rifarla, ti muoveresti diversamente?

Avevo in mente di partire subito dopo l’attacco di Tadej, ma sarebbe stato un suicidio. Non avrei avuto lo spunto perché lui ha fatto una trenata importante e allora ho ritenuto opportuno rimanere lì e aspettare che si scollinasse in pochi, magari per provare un allungo in finale. In realtà quello l’ha fatto Pidcock e prima ancora Mohoric. Mi hanno anticipato e devo dire che in discesa ho fatto fatica a tenere il ritmo dei primi.

Addirittura?

Sono sincero, anche se so andare in bici, forse devo fare qualche ripasso sulla discesa del Poggio, anche se alla fine me la sono cavata. E a quel ho pensato a fare il miglior risultato possibile. Ripeto, avrei potuto fare quarto, ma va bene così.

Quando in cima hai visto che c’erano ancora i velocisti hai pensato che fosse andata?

Philipsen e Matthews sono andati molto forte perché comunque l’andatura è stata alta. E’ stata una Sanremo velocissima e fare la differenza su una salita senza grande percentuale di pendenza è quasi impossibile, anche se sei un fenomeno come Van der Poel o Pogacar. E’ una corsa strana. Il Fiandre e il Lombardia sai dove si aprono, questa non sai chi vince fino agli ultimi metri. Abbiamo capito che si sarebbe risolta allo sprint che eravamo già nell’ultimo chilometro.

Poca voglia di parlare per Ganna: questa volta non si può dargli torto. La prima parte di stagione si chiude così…
Poca voglia di parlare per Ganna: questa volta non si può dargli torto. La prima parte di stagione si chiude così…

La iella di Ganna

Ganna scende dal pullman spingendo il trolley con lo sguardo abbastanza tetro e poca voglia di parlare. Lo aspettano la sua famiglia e il cane e quando si ferma per parlare, lo capisci che ne farebbe volentieri a meno. Le immagini non hanno mostrato esattamente quello che gli è successo e scoprirlo rende la sua corsa ancora più speciale. Pippo è andato forte, ma gli è mancato l’aggancio sulla cima del Poggio. E il motivo sono una foratura e un problema meccanico. Per cui ha fatto la discesa con la ruota bucata: detto questo, non c’era molto altro da fare.

«Sono andato forte – conferma – come avevamo immaginato e forse rode anche per quello. Purtroppo la sfortuna è sempre lì, fa niente, va bene così. Quando Pogacar si è rialzato, il Poggio si poteva riaprire. Ci ho sperato, sapevo che nel secondo scatto sarebbe dovuto andare Tom (Pidocok, ndr) e ho rispettato quello che c’era da fare. Purtroppo ho avuto un guasto meccanico e una foratura: è stata una Sanremo quasi perfetta per 280 chilometri e quando ne mancano 5 arriva una foratura. Ho fatto la discesa con la ruota bucata e il cambio bloccato. In televisione non si è vista? Eh, mi dispiace. Si chiude la prima parte, vado in altura. Non faccio le classiche perché ho altri obiettivi. Devo andare, mi aspettano. Scusate, continuo a ripensarci. Non ho tanta voglia di parlare».