Se si guarda il calendario si può notare come Alex Tolio sia l’uomo sempre presente per la Bardiani CSF Faizanè. Il ventiduenne di Bassano del Grappa è passato quest’anno nella professional di Reverberi e fa parte del progetto giovani. Ha corso regolarmente un gran numero di gare, sia tra gli under 23 che tra i professionisti. Ma come fa a gestire questo doppio impegno?
Tolio ci risponde dal Belgio, oggi inizia il Flanders Tomorrow Tour, breve corsa a tappe dedicata agli under 23, che si disputa sulle strade delle classiche del Nord. «Abbiamo trascorso dei giorni tranquilli – ci dice con voce allegra Alex – domenica si è corso in Olanda alla Ronde van de Achterhoek, gara 1.2 mentre domani (oggi per chi legge, ndr) siamo in Belgio».
Un bel programma di corse al Nord, ci torni dopo aver disputato la Freccia del Brabante…
Sì, quando si viene da queste parti si nota subito il cambiamento, non si tratta solamente di spostarsi in un Paese diverso. Cambiano molte cose: le strade, le condizioni climatiche, di corsa, la competitività degli atleti. Alla Freccia del Brabante, ad aprile, ho rotto il ghiaccio, è stata un’esperienza tosta ma motivante, c’era pioggia, brutto tempo, insomma, un clima da lupi! Domenica in Olanda, invece, il clima era favorevole, ma le strade meno. C’erano vento e sterrato a rendere tutto complicato.
Anche il Belgio non scherza!
No no, questa tre giorni nelle Fiandre sarà bella tosta. Si tratta di una gara under 23, ma pur sempre internazionale. Il livello dei partecipanti sarà altissimo. Ma visto che la nostra squadra under 23 è legata ad una professional, possiamo fare solo gare internazionali, non ci sono mai giorni facili.
Abbiamo visto che corri molto sia tra gli under che tra i pro’ come sta andando?
Era un accordo che avevo con la squadra fin da inizio stagione. Avendo un’età più avanzata, il mio calendario prevedeva anche delle corse con i professionisti, Ho messo insieme un bel bagaglio di corse, disputando anche la Strade Bianche. A causa di quella partecipazione non ho potuto gareggiare al Giro d’Italia Under 23, la squadra mi ha però fatto un bel regalo mandandomi al Giro di Slovenia.
E te la sei cavata piuttosto bene.
E’ stata una bellissima esperienza perché arrivavo da un periodo in cui la condizione non era al massimo. Giorno dopo giorno sono riuscito a trovare il colpo di pedale giusto, ho indossato anche la maglia di miglior giovane alla fine della prima tappa (foto di apertura, ndr). E nell’ultima frazione ho colto un bellissimo quarto posto, quindi mi ritengo molto soddisfatto.
Come riesci a trovare il ritmo giusto passando da gare under 23 a quello con i pro’?
Non è semplice, sono due modi di correre molto differenti. Tra gli under c’è molta imprevedibilità, i professionisti sono più “tranquilli” ma quando aprono il gas devi aver la gamba giusta per seguirli. La grande differenza nel passare da una categoria all’altra è l’approccio alla corsa, lì trovi la chiave giusta per interpretare bene quello che succede intorno a te. Facendo questo “ascensore” mi sono costruito una memoria, e prima ti ricordi come si corre in quella situazione meglio è. Più corri più ti abitui, all’inizio non era semplice, ora riesco a gestirmi molto meglio, complice anche una migliore condizione.
Ed il rapporto con i diesse?
Ovviamente in base a dove ti trovi cambiano i consigli e le direttive, ci sono consigli diversi. Quando sei tra i professionisti hai un supporto maggiore in corsa. Invece, negli under 23, siamo una delle squadre più curate e quindi il modo di correre e le tattiche sono differenti.
Con i compagni?
Grazie al mio continuo cambio di categoria ho avuto modo di correre e di allenarmi con tutti: dai più giovani ai più esperti. Uno con il quale ho parlato molto anche in corsa è Gabburo, al Giro di Slovenia eravamo spesso davanti insieme e lui mi “guidava” spesso nel gruppo o mi consigliava che fare.
Quando torni dai più giovani porti qualche insegnamento?
I ragazzi che sono arrivati sono molto svegli e imparano in fretta, io poi sono una persona molto riservata, non mi piace parlare molto. Sicuramente cerco di trasmettere loro qualcosa nel modo di correre e nell’approccio alle gare ed agli allenamenti. Preferisco i fatti alle parole.
Questa tua altalena tra professionisti ed under 23 continuerà fino a fine stagione?
Sì. Dopo questa corsa a tappe in Belgio andrò al Giro di Slovacchia dal 13 al 17 settembre e poi correrò le gare in Italia. Prima quelle under 23, come Ruota d’Oro e Piccolo Lombardia, e poi le classiche dei professionisti.
L’anno prossimo non sarai più under 23, dopo quello che hai visto ti senti pronto?
L’idea della Bardiani era quella di prepararmi gradualmente al passaggio totale nei professionisti che avverrà nel 2023. Già nel 2021 con la Zalf avevo corso qualche gara, ma essendo un team continental il calendario era principalmente legato all’attività under 23. Questo 2022 mi è servito per imparare tanto, e non è ancora finito, quindi avrò ancora modo di fare esperienza. Il progetto che la Bardiani aveva in testa è questo, preparare gradualmente i corridori al passaggio nel professionismo, direi che sta funzionando.