PISA – Come stai, Giulio? «Sin troppo bene», risponde lui. La cronometro Lucca-Pisa si è conclusa da pochissimi secondi per Giulio Pellizzari. E’ lucido, presente. I massaggiatori sono dietro una curva stretta. Giulio li vede e si ferma senza problemi. Altri prima di lui l’avevano affrontata con difficoltà, tanto più che l’asfalto era viscido.
Il corridore della Red Bull-Bora è sempre più l’uomo prezioso di Primoz Roglic e, giustamente, inizia a rendersene conto. «In un mese sono passato dal non fare il Giro d’Italia ad esserci… e anche bene». Il sogno continua. Stamattina dei ragazzi, poco più giovani di lui, lo avevano cercato per dei selfie e Pellizzari si è prestato. Poi aveva preso il box con il suo pasto e se ne era andato nel bus in attesa del riscaldamento e del via.


Dopo Hindley
Chiaramente la caduta di Jai Hindley ha cambiato non poco i piani della squadra e, in parte, quelli di Pellizzari. Dopo le frazioni di Tagliacozzo e Siena è diventato prezioso quasi quanto Roglic ai fini della maglia rosa.
Se prima ci poteva essere una mezza idea, più che altro un sogno da tifosi, di vederlo all’attacco, adesso no. Ma è giusto, è normale. La posta in palio è troppo alta. Avrebbe potuto testarsi nelle crono: a Tirana, per esempio, era andato molto bene. Oggi non ha fatto neanche la ricognizione, per risparmiare energie.
«L’ho fatta in modo tranquillo – ha detto Pellizzari – avevo una gran gamba. E avevo anche molta voglia di spingere, però dalla macchina mi dicevano di rallentare perché serve il mio aiuto. E io sono qui per la squadra. La cosa buona, però, è che mi sono testato su una crono lunga. E so che posso migliorare ancora tanto.
«Com’è cambiato il mio Giro d’Italia dopo la caduta di Hindley? Parecchio. Sicuramente abbiamo perso l’uomo più importante, quindi cerchiamo di stare vicino a Primoz e crediamo che lui possa ribaltare la situazione. Abbiamo tanta fiducia in lui».
Mentre Giulio ci dice queste parole, il suo capitano sta giusto lottando con il cronometro e l’asfalto bagnato.


Pellizzari prezioso
Come dicevamo e come si vede, il marchigiano è salito di grado. Daniel Martinez non sta benissimo, Hindley non c’è e gli altri sono più passisti. Di certo vedremo uscire alla distanza Jan Tratnik. Dopo Siena, Pellizzari si è autoblindato in qualche modo. E’ stato grazie a lui che Roglic non è naufragato. Da solo ha mantenuto il distacco entro certi limiti, mentre davanti, nel gruppo di Juan Ayuso, erano in tanti a tirare: Ayuso, la Lidl-Trek, qualche compagno di Ayuso…
Pertanto, questo feeling si fa sempre più forte. Roglic lo ha cercato spesso dopo gli arrivi. Ci parla. E sappiamo che durante i ritiri in quota si sono conosciuti meglio, merito anche dello stesso Pellizzari, che in pochi mesi si è ripresentato alla squadra parlando un ottimo inglese, fondamentale per poter condividere e stringere i rapporti. Qualcosa che non è passato inosservato neanche alla squadra, come ci ha raccontato tempo fa Enrico Gasparotto.
«Sì, c’è un buon feeling con Primoz. Sono qua per aiutarlo – dice – sto imparando tanto in questo Giro. E va bene così, questo ruolo. Infatti, credo che se avessi fatto io classifica non sarei stato pronto, e me ne sto rendendo conto proprio grazie a Primoz».
Come a dire che le difficoltà non sono solo sulla strada: pressioni, gestione del dopo tappa… Non è tutto scontato. «Ed è per questo che cerco di imparare il più possibile. E poi magari l’anno prossimo potrò prendere il suo posto».


Verso le montagne
Quanto fa piacere sentirlo parlare così. Ambizione e rispetto. Voglia di vincere, ma anche riconoscenza al team. Dopo questa cronometro, il gioco per la Bora-Hansgrohe non si fa affatto facile. La sfortuna ci ha messo lo zampino due volte.
La prima durante la ricognizione, quando Roglic è scivolato. E la seconda oggi, quando sempre lo sloveno è stato costretto a correre sull’asfalto bagnato, specie nella parte in discesa. Cosa che invece non è accaduta ad Ayuso e Del Toro, che hanno affrontato la discesa sull’asciutto. Così, una crono in cui doveva recuperare tanto si è trasformata in un’occasione in cui ha dovuto accontentarsi degli spiccioli.
Domani ancora una frazione tosta. Tutti parlano del San Pellegrino in Alpe, ma dopo quella salita il percorso non regalerà nulla. Altre salite, zero pianura. Insomma , senza più tappe contro il tempo è un Giro che si deciderà in montagna.
Di nuovo però Pellizzari si fa trovare pronto e ottimista. «Se siamo pronti per queste salite? Non vedo l’ora».