OneCycling costituita ufficialmente. Vegni attende comunicazioni

03.03.2025
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Il progetto OneCycling va avanti e nei propositi di Richard Plugge, il suo CEO dovrebbe vedere la luce già il prossimo anno. Ormai non si parla più di una semplice idea, ci sono dati reali. Lo scorso 10 dicembre è stata registrata, presso la Companies House di Cardiff, la società costituente, OneCycling Limited, dietro la quale c’è un fondo economico saudita, SURJ Sports Investment che è una branca del Public Investment Fund, uno dei più grandi a livello globale. I sauditi hanno garantito un importo di 300 milioni per un contratto di 3 anni.

Il circuito dovrebbe avere una finale in terra araba, con formula da stabilire (foto Corvos)
Il circuito dovrebbe avere una finale in terra araba, con formula da stabilire (foto Corvos)

Grandi entrate per i team firmatari

Alla moderna Superlega ciclistica hanno già aderito team come Visma, Ineos, Red Bull, EF, Soudal, Lidl oltre agli organizzatori di Flanders Classics e la commistione fra team e organizzatori è un aspetto importante del nuovo progetto. Le squadre facenti parte dell’organizzazione riceveranno, per i suddetti tre anni, un milione di euro a stagione, da considerare al di fuori delle entrate provenienti dagli sponsor che per ora costituiscono generalmente il 90 per cento delle entrate.

Quali gare ne faranno parte? Questo è un primo problema. OneCycling sta procedendo attraverso due direzioni. La prima riguarda una serie di circuiti da organizzare in grandi città, secondo una formula che, se in America ha trovato buoni riscontri, in Europa non è ben vista, venendo relegata a fine stagione seppur con una frequentazione ampia e qualificata. Gare stile Formula 1, che permettono la presenza di folto pubblico, ma che da sole non reggono una spesa così ingente.

Al progetto hanno aderito finora alcuni dei team leader del WT, ma sono ancora molto pochi
Al progetto hanno aderito finora alcuni dei team leader del WT, ma sono ancora molto pochi

A braccetto con l’Uci

L’altra direttrice doveva essere la creazione di un circuito di gare al di fuori del calendario internazionale, ma non c’erano né gli spazi né le garanzie. Si è capito che il progetto non può andare avanti in contrasto con l’Uci, ecco quindi che si pensa di allestire un programma di gare fisso e mutuato dal calendario internazionale, al quale i team saranno chiamati a partecipare con i loro uomini migliori, che dovrebbe comprendere le principali prove del calendario.

Un simile progetto non può però andare avanti senza la partecipazione delle grandi organizzazioni. Aso per ora è fuori e vuole rimanerci, continuando a gestire in autonomia le proprie gare, ma le trattative sono in corso tanto è vero che l’eventuale circuito non prescinderebbe dal Tour de France, mentre la Vuelta non ne fa parte.

Yann Le Monnier, patron di Aso, insieme a Richard Plugge (foto Raymond Kerckhoffs)
Yann Le Monnier, patron di Aso, insieme a Richard Plugge (foto Raymond Kerckhoffs)

Giro nel progetto: a loro insaputa?

E il Giro? L’organizzazione di Plugge ha già detto che anche la corsa rosa è nel programma. Mauro Vegni però non ne sa nulla: «Quel che posso dire è che se l’ingresso del Giro nell’eventuale circuito significa che vengono messe insieme alcune gare che danno punti, un po’ come avveniva nel secolo scorso con il Superprestige Pernod, non abbiamo nulla in contrario, ma se il coinvolgimento è più profondo io non ne sono a conoscenza. I contatti vengono presi a livello imprenditoriale, credo che siano direttamente Cairo o Bellino a occuparsi di questo ma siamo ancora nel campo delle voci, non c’è nulla di definito».

Il progetto però non riguarda solamente i grandi giri, anzi è a livello più basso che le novità potrebbero prendere una forma più ardita. In questo ideale circuito dovrebbero infatti entrare altre corse a tappe, come Parigi-Nizza, Tirreno-Adriatico, Giro di Svizzera, ma non dovrebbero superare i 5-6 giorni di gara e questo potrebbe rappresentare un problema.

La Tirreno-Adriatico è inserita nel progetto, ma dovrebbe ridurre a 5-6 i suoi giorni di gara
La Tirreno-Adriatico è inserita nel progetto, ma dovrebbe ridurre a 5-6 i suoi giorni di gara

La riduzione dei giorni di gara

«Questa non è però una novità – tiene a sottolineare Vegni – perché se ne era parlato già una ventina di anni fa, prospettando anche l’eventualità di ridurre le grandi corse a tappe nella loro durata. Sarebbe possibile? Io dico che tutto si può fare, a condizione che però ci sia chiarezza d’intenti e soprattutto non ci siano disparità. Se si deve ridurre, devono farlo tutti. Ma siamo ancora nel campo delle voci, io faccio parte della commissione Uci e non ci è stato presentato nulla al riguardo».

Il lavoro con l’Uci è fondamentale e l’input è arrivato direttamente dagli investitori che vogliono evitare un’altra diaspora com’è avvenuta nel golf, dove la Saudi LIV Golf League ha di fatto spaccato il movimento professionistico. Una volta che la federazione darà il suo imprimatur, si passerà attraverso fasi successive, con la creazione del circuito vendendo però i suoi diritti televisivi in blocco (e già Dazn, particolarmente legata agli eventi di matrice araba, è pronta a investire). Se il suddetto circuito dovesse essere composto da gare preesistenti, la sua chiusura dovrebbe però essere allestita attraverso una sorta di Grand Final, come avviene per il tennis, da allestire proprio in Arabia Saudita, con grande gala di premiazione alla fine.

Il circuito dovrebbe avere una finale in terra araba, con formula da stabilire (foto Corvos)
Il circuito dovrebbe avere una finale in terra araba, con formula da stabilire (foto Corvos)

Un meccanismo virtuoso

L’idea di base è che, con il circuito avviato, s’innesti un meccanismo virtuoso capace di produrre denaro anche al di fuori dell’investimento di base, per questo avrebbero tutti da guadagnarci alla fine. Per questo molto passerà attraverso i contatti con gli organizzatori, mettersi di traverso non conviene a nessuno.