EDITORIALE / FCI, lo strano caso del bilancio (preventivo) in rosso

21.03.2022
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Avete mai scritto un bilancio preventivo? Chi organizza eventi, manda avanti aziende, gestisce associazioni sa di cosa si parla. Si fa la conta degli obiettivi, si stima quanto costerà conseguirli, si guarda quanto si ha in cassa e parallelamente si progettano le attività di finanziamento o autofinanziamento per arrivare a coprire tutti i costi. Il bilancio preventivo può quindi essere in perdita, a patto che si conosca il modo per appianarlo quando tutte le risorse saranno disponibili. Per fare le cose giuste, ci si potrebbe richiamare alla diligenza del buon padre di famiglia, che come spesso accade in questa parte di mondo discende direttamente dal Diritto Romano.

Nel Consiglio federale del 21 febbraio si è parlato del bilancio preventivo della Federazione (foto FCI)
Nel Consiglio federale del 21 febbraio si è parlato del bilancio preventivo della Federazione (foto FCI)

Bilancio in rosso

Nelle scorse settimane è stato varato il bilancio preventivo della Federazione per il 2022. E ci si è accorti che al momento della sua presentazione, il conto finale è in rosso. Nel clima permanente da campagna elettorale, in cui si assestano legnate in ogni occasione trovando il modo di sfogare il malcontento, ovviamente lo spunto non è stato lasciato cadere, dando vita a dibattiti, articoli e attacchi.

Possibile, ci siamo chiesti, che il presidente Dagnoni (in apertura, al via della Sanremo con Cairo, il sindaco Sala ed Enrico Della Casa) abbia deciso di farsi bersagliare fornendo spontaneamente gli spunti per farlo, dopo mesi a rivendicare il valore sociale del ciclismo? E allora siamo andati a leggere nel sito federale, cercando di capire qualcosa.

Perché febbraio?

La tempistica, per cominciare. Perché a febbraio? Le federazioni vivono a metà tra il pubblico e il privato, ma è innegabile che i fondi pubblici siano l’entrata più sostanziosa. Di solito i contributi vengono erogati a novembre e questo permette di anticipare la presentazione del bilancio preventivo. Quest’anno Sport e Salute, la Spa che veicola i finanziamenti del Governo alle federazioni, ha approvato lo stanziamento il 21 dicembre. Questo ovviamente ha fatto slittare tutto in avanti.

Sport e Salute è la Spa che fa promozione e attraverso cui le federazioni percepiscono i fondi pubblici (foto Sport e Salute)
Sport e Salute è la Spa che attraverso cui le federazioni percepiscono i fondi pubblici (foto Sport e Salute)

Il fondo di dotazione

La Federazione non può per legge fare utili, ma deve reinvestire nel movimento. All’inizio del quadriennio olimpico, leggendo fra i comunicati si è visto che è iniziata la preparazione olimpica. Stando a quello che risultava, il budget a disposizione oscillava fra 4-5 milioni di euro, che arrivavano a 6 con il Fondo di dotazione. Si tratta di un importo proporzionale al volume degli investimenti e alle dimensioni della Federazione stessa. Nel Consiglio federale del 21 febbraio 2022, tale Fondo è stato aumentato di 400 mila euro, passando a 1,2 milioni.

Tre sponsor in arrivo

A tale budget si fa ricorso per impostare l’attività, tenendo conto delle risorse disponibili e non di quelle che arriveranno. Ancora nel sito federale si legge infatti di tre contratti di sponsorizzazione in arrivo. Uno per la fornitura di auto. Un altro per un marchio da apporre sulla maglia azzurra per un importo di 350 mila euro (+Iva). Il terzo per la fornitura di integratori, per un valore complessivo di 780 mila euro (+Iva) di cui 480 mila in erogazione di denaro.

Marco Villa è il responsabile del settore velocità, Ivan Quaranta il collaboratore tecnico
Marco Villa è il responsabile del settore velocità, Ivan Quaranta il collaboratore tecnico

Progetti regionali

Nei comunicati, si legge anche che il 70% delle risorse sarà destinato all’attività sportiva e per ogni settore è previsto un aumento fra il 25% e il 30%. Parallelamente si è deciso di aumentare di un terzo le dotazioni ai Comitati regionali, non semplicemente a fondo perduto, ma legando l’elargizione a progetti condivisi.

Al conto preventivo si aggiunge anche il movimento paralimpico. Se al primo sguardo potrebbe risultare un carico che accresce il passivo, i nuovi arrivati si sono presentati con una dotazione di fondi a progetto.

Settore velocità

Fra le voci di spesa è finalmente saltato fuori anche il settore della velocità su pista, che negli ultimi anni era finito nel dimenticatoio, con Miriam Vece spedita nel centro di Aigle e i suoi colleghi in attesa di una chiamata da parte dei corpi militari.

Nelle convocazioni di Marco Villa per questo specifico settore, si nota che l’Esercito Italiano ha raccolto la proposta, mentre Ivan Quaranta sarà il collaboratore tecnico che mancava.

Se la velocità ha borse di studio e l’appoggio dell’Esercito, come raccolto nelle interviste sul tema, forse una speranza c’è. E magari le Olimpiadi di Los Angeles potrebbero diventare un obiettivo ragionevole (una qualifica per Parigi però ce la giochiamo lo stesso, no?).

Miriam Vece, Elena Bissolati, europei pista 2019, velocità olimpica
Elena Bissolati e Miriam Vece, bandiere della velocità femminile su pista
Miriam Vece, Elena Bissolati, europei pista 2019, velocità olimpica
Elena Bissolati e Miriam Vece, bandiere della velocità femminile su pista

Una provocazione?

Un altro appunto è legato ai fondi pubblici che, come detto, arrivano alle federazioni da Sport e Salute. Il 21 dicembre, il suo Cda ha approvato l’assegnazione di contributi per un totale di 288 milioni di euro allo sport italiano, con un incremento di 8 milioni rispetto alla previsione di legge (9.661.243 euro per la FCI).

I due anni di stop totale o relativo causati dal Covid hanno permesso a tutte le federazioni di fare utile. Il contributo pubblico non è mai mancato, ma si sono abbattuti i costi delle trasferte, ora tornati a salire. Ad esempio per i mondiali in Australia si stima una spesa intorno ai 300 mila euro.

La ciclistica è una delle poche federazioni ad aver sempre fatto attività. Non ha messo in cassa integrazione i suoi dipendenti (tanti, quasi il doppio rispetto alla media) e ha comunque svolto la sua azione sul territorio. Eppure al momento di ricevere lo stanziamento per il 2022, a fronte di un lavoro che a detta della nuova dirigenza è di grande rifondazione, l’elargizione è stata pari a quella di altre federazioni che hanno interrotto l’attività.

Non sarà che la presentazione al Coni del bilancio preventivo in rosso sia anche una risposta indiretta a questa politica?

Nuove spese

Infine a quel rosso si sommano un po’ di spese che, facendo i conti… della serva, si sono aggiunte dall’avvio del nuovo corso. E’ uscito Cassani, ma è subentrato Amadio che lavora tanto, ma non gratis ovviamente. Si è spinto sul settore comunicazione che, al netto di alcune criticità, ha visto l’aumento dell’organico. E’ stato coinvolto il dottor Corsetti. Alcuni dipendenti sono stati pre-pensionati, alcuni hanno ricevuto un’agevolazione all’esodo. E ancora dai comunicati, emerge che si stanno cercando altri 4 preparatori per allargare la rosa.

Amadio, fra Scirea e Amadori, è il team manager delle nazionali
Amadio, fra Scirea e Amadori, è il team manager delle nazionali

Più soldi al presidente?

A un certo punto ci sono state indiscrezioni anche a proposito di un possibile aumento dell’appannaggio del presidente. Cercando di leggere negli statuti federali, tuttavia, una Federazione non può per legge adottare in autodeterminazione una simile misura. Il rimborso spese del presidente resta quello stabilito dalla Legge Melandri di 36 mila euro lordi. E anche se da anni al Coni e trasversalmente fra le varie federazioni, si parla di mettere mano a questo aspetto, ad ora la situazione sembra invariata.

Insomma, prima di tornare a parlare di sport e in attesa di avere ad aprile il bilancio consuntivo del 2021 (quello sì, più importante!), sospendiamo il giudizio su quello preventivo almeno finché non sarà concesso di leggerlo. Sarà il Coni a decidere se firmarlo o respingerlo. Per ora lasciamo questa pagina con una domanda. E’ meglio un bilancio preventivo che sottostimi le entrate e metta la FCI di fronte alla necessità di aumentarle, oppure uno più tranquillizzante, che porti dritto al default?

Un po’ quello che è successo con il velodromo di Spresiano, mezza cattedrale nel deserto, per il quale è necessaria una riprogettazione che lo renda fruibile e a misura delle reali esigenze. E che soprattutto permetta di costruirlo con costi sostenibili.